mercoledì 13 ottobre 2021

Micro-recensioni 281-285: il cinema di Graham Greene (1945-2002)

In questo secondo e ultimo gruppo ci sono solo parte degli altri film adattati da scritti di Graham Greene avendo omesso gli altri per non averli recuperati o per averli guardati da poco. Ho elencato questi ultimi (vari dei quali fra i migliori in assoluto) in calce al post, aggiungendo i link alle relative micro-recensioni.   

 

The Quiet American
(Phillip Noyce, 2002, UK)

Qui si vede veramente la mano (penna) di Graham Greene, un gran bel romanzo ambientato nel Vietnam nel periodo di transizione fra colonialismo francese e la divisione del paese. Lo scrittore risiedette lì come giornalista e quindi ben conosceva determinate dinamiche e le descrive perfettamente. Risulta evidente che non fosse assolutamente d’accordo con la politica americana di sabotare accordi e alterare equilibri per proprio tornaconto, mascherando gli agenti CIA come collaboratori sanitari, benefattori eccetera. Adattamento abbastanza fedele, con il protagonista (un giornalista inglese) magistralmente interpretato da Michael Caine (Nomination Oscar); nel complesso anche il resto del cast è più che soddisfacente, ma il tutto è guastato dalla presenza dell’incapace Brendan Fraser che avrebbe dovuto limitarsi a recitare nelle commedie demenziali o comunque di basso livello, o rinunciare alla carriera di attore. Il romanzo era già stato adattato per lo schermo nel 1958, con identico titolo, per la regia di Mankiewicz. Consigliato.

Across the Bridge (Ken Annakin, 1957, UK)

Si tratta di uno dei pochi romanzi di Greene che non conoscevo, così come non avevo ancora guardato il film. Anche in questo caso è evidente la creatività e l’ironia dello scrittore, sia nella storia in sé, sia nella descrizione dei personaggi. La storia è quasi kafkiana, in quanto un ricco imprenditore perseguito per frode tenta di fuggire in Messico dagli USA. A causa di una sostituzione di persona si troverà in bilico fra i due paesi, per un certo tempo con una doppia identità, e in ogni caso braccato dalla legge in quanto uno è ricercato in Messico, l’altro in USA. La star indiscussa del film è Rod Steiger e la sua condanna è il ponte che segna il confine fra le due nazioni. Ottima descrizione del contorno, sia dal lato messicano, in una piccola cittadina di frontiera, sia dal lato statunitense attorno ad una stazione di servizio con camere. Consigliato.

  

Confidential Agent
(Herman Shumlin, 1945, USA)

L’autore inglese affermò che questo fu l’unico buon film diretto da un regista americano adattato da un suo soggetto. La materia trattata è a dir poco inusuale e si riferisce alla Guerra Civile spagnola degli anni ’30, ma la scena si sviluppa in Inghilterra dove un agente repubblicano cerca di impedire la vendita di un grosso quantitativo di carbone ai franchisti. Cast molto mal assortito (soprattutto per le nazionalità degli attori) e storia in sostanza poco avvincente. Solo a tratti interessante, attori notoriamente apprezzati, evidentemente mal diretti da un regista che ha diretto appena due film; questo fu il suo secondo ed ultimo … qualcosa vorrà pur dire visto che visse un altro quarto di secolo!

The Heart of the Matter (G. More O'Ferral, 1953, UK)

Non è che sia mal realizzato, ma sconta la scarsa sostanza di un romanzo ambientato in Sierra Leone certamente non scritto male, ma oggettivamente poco avvincente, specialmente se paragonato a tanti altri dello stesso autore. Regista semisconosciuto, attivo per lo più in TV, solo sette film diretti, questo è l’unico degno di nota, ma non certo per merito suo; il solo menzionato su RT, peraltro senza rating. Storia poco vivace, per niente convincente, non basta la buona interpretazione di Trevor Howard a farne un buon film. Evitabile.

England Made me (Peter Duffel, 1973, UK)

Anche questo mi mancava ed il fatto giustificato dalla sua scarsa qualità e dall’insulso adattamento del quale il regista fu corresponsabile. Essendo rimasto perplesso sia per il tipo di storia sia per l’ambientazione, ho eseguito una breve ricerca e ho scoperto che i personaggi secondari sono stati completamente tralasciati e che, inopinatamente, la storia è stata trasferita dalla Svezia (romanzo) alla Germania in piena epoca nazista, con scarsissimi risultati. Altra (grave) pecca è quella della scelta di proporre al fianco del sempre convincente Peter Finch, l’incapace Michael York, che appena l’anno precedente aveva ottenuto improvvisa fortunosa notorietà solo per aver partecipato a Cabaret (1972, di Bob Fosse con Liza Minelli), film di successo vincitore di ben 8 Oscar oltre a 2 Nomination, ma nessuna citazione per lui. In rete troverete tante critiche, da più punti di vista e per differenti motivi; concordando con quasi tutti, non suggerisco la visione del film.

 

 
Film buoni e ottimi adattati da opere di Graham Greene che ho tralasciato per averli guardati in anni recenti sono:

cliccando sul titolo si va al post con la relativa micro-recensione

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