martedì 31 maggio 2016

3 incontri umani - animali: finisce in parità

In questo post non filosofeggio e neanche mi dilungo sul nostro rapporto con gli animali, ma racconto brevemente di 3 distinti incontri verificatesi a poche ore l’uno dall’altro in tre continenti diversi, in ambienti che non hanno niente in comune fra loro
Ognuno potrà valutare autonomamente solo la correttezza e l’opportunità delle decisioni prese dagli uomini (che si reputano in grado di pensare) in quanto in tutti i casi esposti gli animali, molto diversi fra loro, si sono limitati ad agire naturalmente. Ecco i risultati:
  1. Gorilla vs guardie zoo                   0 - 1
  2. Coccodrillo vs nuotatrice               1 - 0
  3. Biacco (serpente) vs Giovanni (io)  0 - 0
Zoo di Cincinnati (Ohio, USA), 28 maggio

Bambino di 4 anni cade nel fossato dei gorilla. Uno di questi, Harambe di 18 anni, lo avvicina senza mostrare alcuna aggressività e “apparentemente” lo soccorre amorevolmente. I responsabili dello zoo decidono che il bimbo è in pericolo e ordinano ai servizi di sicurezza di abbattere il primate. 
Sono seguite grandi polemiche in merito alla sicurezza delle recinzioni, all’utilità degli zoo, alla effettiva necessità di uccidere il gorilla (nato in cattività e reputato assolutamente mansueto e non aggressivo) e infine, ma soprattutto, sono state tante le critiche e gli insulti indirizzati alla madre del piccolo. Più o meno ironicamente molti hanno suggerito di farle fare la stessa fine del gorilla o almeno metterla in gabbia al posto suo. 


Daintree National Park (Queensland, Australia), 29 maggio
   
Una donna è scomparsa, e si suppone sia morta, a seguito di una nuotata notturna in acque notoriamente infestate da coccodrilli. Dopo aver passeggiato lungo la riva insieme ad un’amica, la signora ha deciso di tuffarsi. La superstite ha raccontato di averla vista fra le fauci del coccodrillo che, nonostante il suo tentativo di liberarla, l’ha trascinata via. Il corpo non è stato ancora trovato.
Il rappresentante locale del governo federale ha detto di sperare che non ci sia una “vendetta” contro i coccodrilli del parco. Non si può legiferare contro la stupidità umana. Questa è una tragedia ma era evitabile. Ci sono cartelli di avviso dovunque nel parco”. Si parla in modo specifico di stare in guardia per la presenza di coccodrilli assassini ... “Se vai a nuotare alle 10 di sera, diventi la loro cena. Le persone dovrebbero essere più responsabili.”.

via del Monte (Massa Lubrense NA, Italia), 29 maggio

Domenica, dopo aver passato poco più di un’ora sul versante occidentale di Monte Santa Croce scattando queste foto macro, sono tornato al mio veicolo, ho staccato la macchina fotografica dal cavalletto, ho riposto tutto nello zaino e ho intrapreso la via del ritorno. Fatti pochi metri, all’inizio del primo rettilineo, ho visto davanti a me un bel biacco (Coluber viridiflavus, serpente assolutamente innocuo) lungo poco più di un metro che imprudentemente aveva appena attraversato la strada e raggiunto la cunetta a monte. Forse spaventato dal mio sopraggiungere, ancora più imprudentemente ha deciso di tornare nei prati a valle della strada e quindi lentamente (sull’asfalto c’è poca presa) ha ri-attraversato via del Monte. Notato il sopraggiungere di un’auto, mi sono rapidamente portato al centro della strada e ho fatto chiari segni invitando il conducente a fermarsi. Quindi la scena era questa: io fermo sul motorino a centro strada (in discesa), l’auto con una coppia a bordo ferma di fronte a me (in salita) e fra noi il biacco che “serpeggiando”  si avviava lentamente verso la salvezza, almeno momentanea. Ho ringraziato il conducente dell’auto, questi con un cenno ha fatto intendere di aver compreso le mie motivazioni e di averle apprezzate, ma non ci è dato di conoscere i pensieri del biacco. 





cavalletta, una delle macro scattate il 29/5 (guarda le altre foto

Ricordate che l’unico serpente velenoso e "potenzialmente" (e relativamente) pericoloso che vive in Italia è la vipera che, fino a prova contraria, in Penisola Sorrentina e sui Monti Lattari si trova solo in aree più remote e a quote più alte.
A prescindere da ciò, non c’è nessun motivo per uccidere i serpenti ... a parte, ovviamente, la becera ignoranza.

domenica 29 maggio 2016

Chavela, Frida e Almodóvar fra tequila, cinema e rancheras

Chavela Vargas, una donna straordinaria che ha vissuto una vita eccezionale, nel vero senso della parola.
Nata in Costa Rica nel 1919, a diciassette anni si trasferì in Messico dove cominciò a guadagnarsi da vivere come donna delle pulizie e vendendo vestiti per bambini. Solo verso i trenta diventò cantante professionista con l’appoggio del compositore e cantante José Alfredo Jiménez (considerato il miglior compositore messicano di musica ranchera di tutti i tempi) del quale era compagna di bagordi. Spesso passavano tutta la notte bevendo ed andando in giro a cantare serenate alle loro amanti, senza curarsi minimamente degli insulti dei passanti, anche se la complicità fra i due era tale che solo loro e le destinatarie sapevano se era per un’amante di Chavela o una di José Alfredo.
Nonostante la sua vita disordinata e il rifuggire dai comportamenti classici degli artisti di grido, alla fine degli anni ’50 guadagnò una notevole fama esibendosi nei locali di Acapulco (all’epoca una delle più famose destinazioni turistiche americane). Cantò al matrimonio di Elizabeth Taylor, conobbe e frequentò Diego Rivera e Frida Kahlo, Picasso, Pablo Neruda, Gabriel García Márquez, Agustín Lara, Ava Gardner, Rock Hudson e Grace Kelly.
Dopo un lungo periodo di lontananza dalla scena a causa dell’eccessivo consumo di alcol, nei primi anni '90 fu riscoperta da Manolo Arroyo-Stephens (editore e scrittore spagnolo) che la sentì cantare nel locale El Hábito, a Coyoacán (Ciudad de Mexico), e la portò a Madrid dove Chavela conobbe, e "stregò", il regista Pedro Almodóvar.
Questi la riportò alla ribalta, la introdusse negli ambienti artistici europei e con lei strinse una profonda amicizia al di là dei rapporti professionali. Inserì nel suo Tacones lejanos (1991) uno dei più famosi cavalli di battaglia di Chavela (Piensa en mi di Agustin Lara) seppur nell’occasione interpretato da Luz Casals. (video in alto)
Due anni dopo fu invece proprio lei a interpretare Luz de luna in Kika e poi En el último trago in La flor di mi secreto (1995) e Somos in Carne trémula (1997).
Sull’onda di questo nuovo successo che la portò anche a esibirsi nei più importanti teatri di tutto il mondo, altre sue canzoni furono utilizzate nel cinema. Il film che le ha dato più fama è stato senz’altro Frida (2002, di Julie Taymor), che vinse 2 Oscar, uno dei quali proprio per la colonna sonora della quale facevano parte due pezzi di Chavela: Paloma Negra e La llorona
In questo film, nel quale certamente non poteva mancare considerato che realmente aveva vissuto con la famosa artista messicana e Diego Rivera, ebbe anche un ruolo da attrice e, nelle vesti de La Pelona, canta a Frida La llorona(video in alto)
Fu attrice a tutti gli effetti, senza cantare, anche in Cerro Torre (Grido di pietra, 1991, di Werner Herzog), numerosi corti e serial televisivi.
Dopo essere stato presentato a Cannes, da poco è arrivato anche in Italia l’ultimo lavoro di Almodóvar Julieta, film che si conclude con l'inconfondibile voce di Chavela che interpreta Si no te vas. (in basso,su foto di scena)

Storie, aneddoti e qualche leggenda sui burrascosi e avventurosi 93 anni di vita di Chavela Vargas ovviamente non si contano.
Sfrontata, radicale, tequilera e irriverente sono alcuni degli aggettivi affibbiati a Chavela ed al suo modo di cantare. Artista assolutamente sui generis, negli anni ‘60 amava andare in giro indossando pantaloni e con un jorongo rosso (una specie di poncho) sulle spalle, fumando il sigaro e con la pistola alla cinta. 
Fu soprannominata la chamana (sciamana), la signora del poncho rosso, ma anche la dama delle 45.000 bottiglie di tequilaLe ci vollero 25 anni per riuscire a controllare gli eccessi della sua vita bohemien da girovaga quasi alcolizzata e farsi conoscere dal grande pubblico diventando una delle più famose cantanti di rancheras e boleros, due stili amatissimi in tutta l’America latina. Grande bevitrice, nel 2012, a 93 anni, pochi mesi prima di morire, affermò:
“Ho bevuto 45.000 litri di tequila e ancora posso donare il fegato.”
Chavela si presentò funerale del suo grande amico e compagno di scorribande notturne José Alfredo Jiménez completamente ubriaca, cantando e piangendo, e a chi la voleva allontanare la vedova disse “Lasciatela stare, sta soffrendo tanto quanto me”.  
Nelle sue notti madrilene fra alcool e feste l’accompagnavano Pedro Almodóvar, Miguel Bosé e Joaquín Sabina e nella cantina di quest’ultimo (El Tenapa), dove ra solita ripetere "Questa tequila è pessima, quella buona ce la siamo bevuta tutta io e José Alfredo", c’è un dipinto di Chavela con Agustín Lara
Nel 1994 Sabina e Álvaro Urquijo in suo onore composero una delle loro più famose canzoni: Por el Bulevar de los Sueños Rotos (video in basso, testo in calce)

Per un periodo abitò con Diego Rivera e Frida Kahlo diventando anche amante di quest'ultima. Frida le scrisse “Vivo solo per Diego e per te, nient’altro” e le disse “Ti ho partorito, ti ho avuto, il mio sangue sta nel tuo sangue”. In una lettera inviata al poeta Carlos Pellicer Frida scrisse: 
Oggi ho conosciuto Chavela Vargas. Straordinaria, lesbica, e per di più mi ha attratto eroticamente. Non so se lei ha provato lo stesso. Ma credo che sia un donna abbastanza aperta davanti alla quale, se me lo chiedesse, non esiterei a spogliarmi ... ripeto, è erotica. Forse è un regalo del cielo. Frida K.”  (la missiva originale fu donata a Chavela nel 2009 da un collezionista che ne era venuto in possesso)
Solo all’età di 81 anni, nel 2000, dichiarò ufficialmente di essere omosessuale anche se era cosa già più che nota.
Nel 2004 si offrì un concerto al Luna Park de Argentina ... il prezzo del biglietto consisteva nel donare un libro per una biblioteca.  
Parlando di uno dei suoi ultimi concerti tenuti allo Zocalo (piazza principale di Città del Messico, sulla quale si affacciano la Cattedrale, il Palacio Nacional e altri edifici governativi), un giorno per lei molto particolare poiché era appena morto il fratello, diceva:
Quel giorno cantai per 40.000 persone, sola, due chitarre e una donna. Ma che donna!”
Leggendo queste poche righe, pochissime per descrivere ciò che pensava e ciò che ha fatto e detto Chavela Vargas, vi è sembrata o no una donna a dir poco fuori del comune? 
Joaquín Sabina Chavela Vargas

POR EL BOULEVAR DE LOS SUEÑOS ROTOS

En el bulevar de los sueños rotos / Vive una dama de poncho rojo
Pelo de plata y carne morena / Mestiza ardiente de lengua libre

Gata valiente de piel de tigre / Con voz de rayo de luna llena

Por el bulevar de los sueños rotos / Pasan de largo los terremotos
Y hay un tequila por cada duda / Cuando Agustín se sienta al piano
Diego Rivera, lápiz en mano / Dibuja a Frida Kahlo desnuda

Se escapó de cárcel de amor / De un delirio de alcohol
De mil noches en vela / Se dejó el corazón en madrid
¡quien supiera reír / Como llora Chavela!

Por el bulevar de los sueños rotos / Desconsolados van los devotos
De San Antonio pidiendo besos / Ponme la mano aquí Macorina
Rezan tus fieles por las cantinas / Paloma negra de los excesos.

Por el bulevar de los sueños rotos / Moja una lágrima antiguas fotos
Y una canción se burla del miedo / Las amarguras no son amargas
Cuando las canta Chavela Vargas / Y las escribe un tal José Alfredo

venerdì 27 maggio 2016

Campanella: una migliore informazione potrebbe essere utile?

Nell'ottica di contribuire ai tentativi di limitare il transito lungo la stradina che conduce alla Torre Minerva e con il solito spirito di collaborazione (purtroppo non sempre apprezzato) ho adattato la mappa che disegnai in occasione della chiusura di via Campanella per gli ormai famosi lavori, sperando che qualcuno la stampi e la affigga/distribuisca.

La mappa comprende tutto il Monte San Costanzo (quindi anche Punta Campanella e Santa Croce) e include il sentiero per Jeranto, ma penso che sia più che evidente che l'attenzione, a cominciare dal titolo, è tutta rivolta verso la transitabilità di via Campanella.
Ho diviso l’intera via comunale (con sviluppo di circa 3.100 metri) in tre spezzoni con diversa regolamentazione di transitabilità:
  • libera circolazione per tutti fino al già esistente segnale di divieto di transito
  • solo veicoli autorizzati (proprietari e/o conduttori di fondi agricoli e mezzi di soccorso) e pedoni fino all’ultimo podere, cioè fino all’ultima recinzione
  • transito consentito solo ai pedoni 
Seppur in modo molto sintetico, le notizie salienti appaiono in ben 5 lingue ed è anche ricordato l’ammontare della sanzione massima applicabile per infrazioni al divieto di transito. (traduzioni e importo da far controllare ad esperti)
Ci tengo a chiarire che tutto quanto appena esposto non risponde alla lettera alle ordinanze in essere, tuttavia penso che le idee non siano tanto peregrine e, almeno in parte, potrebbero essere prese in considerazione nel momento in cui si preparerà l’ordinanza definitiva. Mi sono assicurato che i segnali inseriti siano internazionali e altri potrebbero essere aggiunti a maggior chiarimento.
   

Ho già mostrato a qualcuno il disegno, mi hanno suggerito alcune modifiche (già effettuate) e consigliato di inserire qualche altro dato come numeri di emergenza e segnalazione dell’impegno richiesto per la risalita del crinale di San Costanzo, facente parte del sentiero CAI 300, Alta via dei Monti Lattari. Una volta decisa l’esatta ubicazione dei cartelli sarà senz’altro aggiunto il classico e spesso utile “voi siete qui”.  Potrebbero essere collocati in piazza a Termini, al bivio Campanella/San Costanzo, al bivio Mitigliano, a Cancello e - quale ultimo avviso - al limite dell’ultimo uliveto, punto dal quale dovrebbe essere consentito solo il transito pedonale. Molti di questi sarebbero leggibili anche rimanendo in sella a un motorino ... senza scendere. Altre idee propositive possono essere esposte nei commenti a questo post. 
L’inusuale formato della cartina (quasi quadrata) deriva dal fatto che in un primo momento ho pensato che, per economia, si potessero “riciclare” i sostegni in legno posizionati nell’area Santa Maria e Annunziata con un progetto di una ventina di anni fa ed attualmente inutilizzati.
Molti sostengono che la gente poco educata rispetta i regolamenti solo se sa di poter essere effettivamente sanzionata ... se viene toccata in un punto sensibile come “la tasca”. Basterebbe elevare le prime tre multe e la voce si spargerebbe rapidamente e la presenza di chiari cartelli informativi lungo il percorso renderebbe poco sostenibile la solita vecchia scusa “Non lo sapevo”.

mercoledì 25 maggio 2016

Merendine? Molto meglio pane e ...

Abbasso le merendine! Non se ne può più di vedere questi snack spacciati per ultrasani se non addirittura miracolosi, dai nomi sempre più esotici e dall’aspetto spaventoso (almeno per chi ricorda le vere merende). Ci mancava Antonio Banderas ... che ha scoperto pane e cioccolata (ma che pane è che resiste imbustato in plastica per giorni e giorni?) e le focaccine morbide come il suo pane “elastico” (si piega, ma non si spezza) ... disgustoso solo al guardarlo.
Molti di questi prodotti sono oltretutto cari in assoluto e ancor di più se si compara il prezzo con la qualità, ma sembra che adesso (con tutto il cancan sull'olio di palma) la gente si stia accorgendo che i grassi utilizzati in molti di questi alimenti, in particolare crackers e merendine, non sono fra i più salutari.
Memore delle merende di 50 e passa anni fa (molto migliori sotto ogni punto di vista) mi sono preso la briga di fare un po’ di calcoli per comparare dette merende classiche e sostanziose con le moderne merendine confezionate.
Fatte un po’ di ricerche (non ne compro quindi mi sono dovuto informare), ho appreso che queste ultime vengono normalmente vendute in confezioni che ne contengono vari pezzi, di peso singolo compreso fra i 28 e i 40g. Volendo proporre cifre confrontabili fra loro per avere un minimo chiarezza ho rapportato tutto ai 100g di peso mentre i prezzi indicativi che menziono sono per chilo (/kg). So bene che si dovrebbe anche analizzare la qualità e le proporzioni degli ingredienti, considerare il senso di sazietà ottenuto e via discorrendo ma visto che il mio non è certo un discorso rigorosamente scientifico bensì un pourparler provocatorio (seppur con basi concrete e dati reali) prendete questo post per ciò che vale: non interpretate i dati alla lettera e non fate dei miei consigli la base della vostra dieta, ma per sfizio - nel caso non le aveste mai sperimentate - assaggiate qualcuna di queste proposte: pane e ... zucchero, olio, fichi, pomodoro, alici, miele e anche l’intramontabile marmellata.
Dai dati riportati nella prima riga delle tabelle dei valori nutrizionali sulle etichette, si evince che si assumono fra 400 e 450 kcal per 100g di merendine, che mediamente contengono da 15 a 20g di grassi. I prezzi variano moltissimo e vanno dai semplici biscotti da 3euro/kg a prodotti più elaborati che raggiungono anche i 15euro/kg. Ho messo insieme un po’ di merende casarecce, per semplicità da 100g o multipli, per le quali ho usato i valori medi di kcal per ciascun ingrediente menzionato. La base è sempre il pane per il quale ho considerato 270kcal/100g, visto che è il valore medio, anche se se ne trovano da 250 fino a 280 kcal.
Ed ecco le mie proposte alternative di pane e ...
  • olio * 90g pane 10g olio = 243 + 90 = 333 kcal/100g (0,27+0,10=0,37 euro)
  • olio * 85g pane 15g olio = 240 + 135 = 375 kcal/100g  (0,26+0,15=0,41 euro)
  • miele * 80g pane  20g miele = 216 + 61 = 277 kcal/100g (0,24+0,20=0,37 euro)
  • marmellata * 80g pane  20g marmellata = 216 + 50 = 266 kcal/100g (0,24+0,10=0,34 euro)
  • zucchero * 80g pane  20g zucchero = 216 + 78 = 294 kcal/100g (0,24+0,05=0,29 euro)
  • alici/acciughe * 75g pane  20g alici  5g di olio = 216 + 41 + 45 = 312 kcal/100g (0,22+0,50=0,72 euro)
Per dare un’idea delle quantità ai meno pratici, vi ricordo alcuni pesi standard: vaschette monodose marmellata o miele (20g), bustina zucchero (da 3 a 5g), cucchiaio di olio (ca 10g). Per i prezzi di queste prime proposte ho considerare un pane da 3 euro/kg, un buon olio evo da 10 euro/l, miele da 10 euro/kg, marmellata da 5 euro/kg, zucchero di canna da 5 euro/kg (usando quello semolato da 1 euro/kg i 20g costerebbero appena 0,02). Per le alici il discorso è più complicato in quanto pur sgocciolandole porteranno dell’olio con loro e i prezzi sono per il prodotto non sgocciolato. Merende simili si possono fare anche con il tonno e con la pasta d’acciughe che è facilmente spalmabile.

Passando a merende più sostanziose in termini di peso, ne propongo alcune di 200g, ma non riporto i costi in quanto variano molto in base alla stagione e al luogo di residenza.
  • fichi * 100g pane  100g fichi freschi = 270 + 48 = 318 kcal (per 200g di merenda, quindi 159 kcal/100g)
  • pomodori * 100g pane  100g pomodori = 270 + 40 = 310 kcal (per 200g di merenda, quindi 155 kcal/100g)
E voglio concludere con un’esagerazione andalusa, un classico del sud della Spagna, molto simile al pane caldo e sobrasada che di recente ho mangiato varie volte a Menorca (Baleari):
  • manteca colorá (1) * 80g pane 20g manteca colorá = 216 + 118 = 334 kcal (per 100g di merenda)
(1) * la manteca colorà (letteralmente "strutto rossiccio", e non “colorato”, il rosso viene dai peperoni rossi dolci triturati) ha una certa analogia con la ‘nduja calabrese (meno grassa con le sue 512 kcal/100g) e la sobrasada balearica (590 kcal/100g).
Quindi l’apporto calorico di una fetta di pane leggermente tostato da 80g (ancora caldo è l’ideale) con 20g di manteca colorá o sobrasada spalmata sopra (foto a sinistra) è minore di quello di 100g di biscotti comuni. Per pareggiare le 450kcal di questi ultimi potremmo fare fette “più spesse” (come la fetta di Banderas o le Sottilette dei due onnipresenti anziani “spioni”) da 100g (270kcal) e spalmarci ben 30g di sobrasada (177kcal) o esagerare con 35g di nduja (179kcal) per un totale di 447 o 449kcalPuò sembrare strano, ma secondo i miei calcoli dovrebbe essere proprio così. E allora, a meno che non siate vegetariani, parafrasando un’altro famoso spot pubblicitario:

cambiereste una merendina di 135g di pane e nduja con 100g di anonimi biscotti di dubbia provenienza?

lunedì 23 maggio 2016

Via Campanella e plastica del Trail (aggiornamenti)

Quanto resisterà la nuova pavimentazione di via Campanella?
Ben poco se non si prendono provvedimenti per impedire che continuino ad arrivare frotte di motorini, scooter e moto fin giù allo spiazzale alla fine della strada. Ed essendoci ancora la rampa al lato delle scale che scendono verso la torre, non mi meraviglierei se li vedessi ancora più giù.


Non avrei voluto tornare su questi argomenti ampiamente trattati appena una dozzina di giorni fa, ma penso che sia importante seguirne gli sviluppi, specialmente in prospettiva futura. Ieri una mia lettrice mi ha scritto:
"... oggi andando a fare una "passeggiata" a punta Campanella ... autostrada per motorini fino alla punta."
Nel tardo pomeriggio ho percorso anch'io via Campanella quale parte iniziale del circuito di Athena e, nonostante l'ora, c'erano ancora almeno una quindicina di motoveicoli oltre i due segnali di divieto di transito, uno dei quali su transenna a traverso della stradina, quindi impossibile non vederlo, certamente possibile ignorarlo
   
Ma c'è di più ... in questi pochi giorni il continuo traffico ha già dissestato varie pietre al margine dei tratti lastricati. Bisogna rendersi conto che le moto di grossa cilindrata (anche queste scendono fino alla punta) più il centauro o i centauri possono facilmente superare i 3 quintali di peso complessivo e quindi non c'è da stupirsi che smuovano le pietre, per quanto grandi siano.
Urge prendere provvedimenti! altrimenti in breve appariranno di nuovo solchi e buche e il lavoro (tanto contestato da alcuni, ma a mio avviso necessario e in effetti per niente malvagio, se non per le strisce di cemento) andrà perso. 
Cancelli, dissuasori, sbarre, catene, telecamere, controlli diretti da parte delle forze dell'ordine, volontari, guardiani o qualunque altra cosa decidano i tecnici può andare bene, ma certamente così non si può andare avanti considerata "la scarsa educazione civica di pochi, che tuttavia è sufficiente a causare tanti danni". 

Nastri segnavia del Trail Jeranto-Campanella

Sabato Ruth ha pubblicato sul suo blog (in inglese) un post dal titolo “Panorami, fiori, farfalle e ... nastri di plastica” nel quale, dopo aver entusiasticamente commentato la prima parte della sua passeggiata di venerdì 20 maggio, scrive:
“... e poi sono apparsi i primi nastri di plastica che sventolavano annodati a rami e cespugli, scelti in modo strategico  lungo il sentiero. Credetemi, la plastica bianco/rossa non è bella fra tanta bellezza naturale. Evidentemente erano una sgradevole eredità della gara Jeranto-Campanella Trail tenutasi quasi due settimane fa. In tutta franchezza non è la prima volta che queste gare lasciano dietro di loro brutti ricordi a chiunque altro percorra quei sentieri. Appena una settimana fa Giovanni Visetti ha scritto di aver trovato (e rimosso) molti nastri lungo un diverso tratto del percorso della stessa gara.
Gli organizzatori non dovrebbero essere responsabili e garanti della pulizia una volta terminata la gara?
E’ così difficile trovare un paio di persone che vadano lungo il percorso dopo l’ultimo partecipante rimuovendo i nastri?
Quante volte abbiamo sentito dire che sarebbero stati rimossi “dopo” o “domani” o “fra qualche giorno”, cosa che poi non avviene e se si verifica è in modo parziale e molto raramente completo?
Perché non farlo subito, o al più tardi l’indomani, stando attenti a seguire con cura l’intero percorso dall’inizio alla fine?
Per quanto ne so, i nastri di plastica non sono biodegradabili e rimarranno lì per sempre a meno che il vento non li strappi dai rami e li porti più lontano, il che naturalmente non risolve il problema ma semplicemente lo sposta da un’altra parte. Qualcuno potrebbe dire “che fanno pochi nastri di plastica?”. Non si tratta solo di proteggere l’ambiente (ogni piccola cosa conta), ma anche una questione di educazione. Personalmente, passando nel giardino di un estraneo io non lascerei rifiuti.”  
Quindi le rassicurazioni verbali della settimana scorsa sono rimaste parole al vento, similmente ai nastri che continuavano a sventolare ben 12 giorni dopo la gara e chissà per quanto tempo sarebbero rimasti lì se escursionisti responsabili non li avessero rimossi. 
Spero che per la prossima edizione della gara, o in occasione di eventi simili, chi concede l’autorizzazione faccia in modo da garantire la rimozione di tutta la segnaletica (di qualunque tipo essa sia) accollandosene direttamente l’onere a fronte di un congruo pagamento o facendo versare agli organizzatori un altrettanto congruo deposito di garanzia, da restituire solo dopo l’effettiva pulizia del percorso. 

sabato 21 maggio 2016

L'abito non fa il monaco

Come la maggior parte dei detti e proverbi la sua veridicità resiste nei secoli assolutamente inscalfita. Tuttavia in questo post non mi riferisco alla sua interpretazione più comune riferita agli imbroglioni che tentano di circuire ingenui sprovveduti cercando di truffarli in modo da ricavarne illeciti guadagni, ma ai tanti che pensano che semplicemente comprando un'attrezzatura più o meno professionale e all’avanguardia possano diventare esperti a un giorno all'altro. Quindi non a quelli che espongono una falsa laurea ed in camice bianco derubano persone spesso disperate o quelli che si spacciano per ciò che non sono, ma di coloro i quali sono convinti che per raggiungere certi risultati basti avere abbigliamento e strumenti specifici, spesso costosi e il più delle volte inutili agli inesperti.
Sembra che oggigiorno sempre più sono quelli che vogliono fare qualcosa di nuovo (spesso al di sopra dei loro limiti capacità) e pensano che questo gap possa essere facilmente superato con la tecnologia mentre questa in alcuni casi lo rende solo più evidente.
Tutti i giorni in strada si vedono persone su bici da 3.000 euro che non hanno idea di come manovrare il cambio e continuano a mulinare quasi a vuoto senza riuscire a superare i 10km/h; podisti con scarpe da 200 euro con suola il gel all'avanguardia, abbigliamento super tecnologico per risparmiare pochi grammi, cardiofrequenzimetro con calcolo delle kcal bruciate, l’ormai immancabile gps e altro ancora che si trascinano lungo strade trafficate respirando i peggiori fumi dei gas di scarico, per di più indossando plasticoni (giubbini che non consentono l'evaporazione del sudore o addirittura sacchetti per la spazzatura) convinti che quello sia il metodo giusto per dimagrire senza rendersi conto che invece rischiano il colpo di calore o perfino il collasso; pur non essendo frequentatore delle piste da sci, sono certo che anche lì ci siano frotte di sciatori con abbigliamento e attrezzature da migliaia di euro che non sono in grado di andare al di là di un elementare spazzaneve e creano situazioni di pericolo per sé e per gli altri.
Venendo all'escursionismo - fino ad un paio di anni fa mio settore lavorativo - questa sovrabbondanza e invasione di "esperti" è una delle cause principali del mio abbandono della professione. Venti anni fa i gruppi erano mediamente costituiti da sessantenni-settantenni con scarponi in cuoio, ben rodati e collaudati, con abbigliamento essenziale ma comodo e adatto allo scopo, lasciando molto poco spazio alla moda. Questi escursionisti sapevano dove mettere i piedi, erano consci delle proprie capacità e dei propri limiti, si interessavano all’ambiente (nuovo per molti di loro), ascoltavano e facevano domande pertinenti. 
Con il passare degli anni l’età media è diminuita di molto, in modo inversamente proporzionale alla qualità degli escursionisti. Gli scarponi sono quasi del tutto scomparsi ma non sono stati sostituiti da scarponcini adatti bensì da scarpe da jogging o addirittura sandali. Gli “incidenti” (per fortuna quasi sempre semplici cadute e scivolate o tutt’al più una “storta”) sono diventati frequenti. Molti arrivavano con le loro calzature “vergini” e al vederle il primo giorno già prevedevo che vari prima del terzo giorno avrebbero avuto le vesciche. Le domande più frequenti diventarono simili a quelle dei bambini piccioni “Quanto manca?”, “Ci sono altre salite?” e via discorrendo. 
Raramente, al contrario del passato, qualcuno leggeva con attenzione la descrizione dell’itinerario o sapeva valutare i chilometri percorsi o i dislivelli. Pochissimi guardavano la cartina ma tanti consultavano in continuazione il sempre più frequente gps, ... ma senza traccia caricata e senza mappa, a che serviva? A contare i metri percorsi e il dislivello superato? 
In parole povere quello che poteva essere un lavoro molto piacevole diventava sempre più spesso uno strazio. Bastavano pochi escursionisti del tipo appena descritto, a volte anche solo uno se particolarmente tignoso, per rovinare l’intero gruppo in quanto c’erano quelli che mi dicevano “Aspetta, dici a ... di andare più piano” e questi “Dici a ... di muoversi”. Come regola generale quanto più erano "vestiti a festa" tanto più incapaci si rivelavano.

Come mai solo pochi si informano in merito alle varie attività motorie che vanno ad affrontare, seguono corsi, si consigliano o iniziano l’attività con persone esperte? Un'attrezzatura adatta, per quanto cara, è sufficiente per diventare esperti o campioni da un giorno all'altro?

Concludo con un altro dei miei detti preferiti: 
‘a lanterna (o ‘a carta ‘e musica) ‘mman ‘e cecate

mercoledì 18 maggio 2016

Cercate buoni film? Non trascurate quelli del secolo scorso.

Torno a parlare di cinema, soprattutto di buon cinema. Qualche giorno fa ho visto il mio 150° film del 2016, in anticipo rispetto alla media che mi ero proposto di un film al giorno (oggi è il 139° giorno dell’anno,  ho già pubblicato 150 microrecensioni e mi appresto a guardare il 153° film).
La mia videoteca proviene in gran parte dal mercato dell’usato e da ciò che è disponibile legalmente in rete (ci sono un sacco di ottimi film di pubblico dominio da scaricare ... in versione originale, ma per molti ci sono anche i sottotitoli disponibili. 
  
Con le possibilità offerte dalla tecnologia (internet) e con la grande quantità di dvd in circolazione nuovi e a poco prezzo ma anche sul mercato del’usato (ce ne sono migliaia ex-noleggio in ottime condizioni) quasi chiunque ha la possibilità di guardare ottimi in buona definizione anche se non sempre vera HD. Per esempio, dal mio ultimo viaggio sono tornato con 23 dvd fra i quali tre film che cercavo da tempo in quanto sempre presenti nelle liste dei migliori di lingua spagnola (El orfanato, Celda 211 e Los cronocrimenes) e poi Kiss of the spider woman dell’argentino trapiantato in Brasile Babenco, i pluripremiati agli Oscar Million dollar baby e Gladiator, la graditissima sorpresa The last station, la pietra miliare del cinema Citizen Kane, la musica cubana di Buena vista social club e il francese Le mari de la coiffeuse. E non sto parlando di Parigi o altra grande città, ma semplicemente dei mercatini dell’usato di Mahon (Menorca, Baleari) piccola cittadina di meno di 30.000 abitanti.
In passato, in mercatini simili in Portogallo e alle Canarie ho trovato vere perle come Sansho Dayu di Mizoguchi, Intolerance di Griffith, Guerra e Pace (7 ore) di Sergey Bondarchuk, Oktyabr (Ottobre) di Sergei Eisentstein, Bande à part di Jean-Luc Godard, Hiroshima mon amour di Alain Resnais e potrei ancora continuare ... e quasi sempre a un solo euro per dvd!
      
Internet, e-commerce e mercatini sono le più importanti fonti di film della mia videoteca della quale sono più che soddisfatto, così come sono molto soddisfatto della terza cinquantina di visioni. Queste rientrano nella media e, come feci in occasione della centesima visione, tiro le somme proponendo alcuni dati statistici e facendo alcune considerazioni di carattere generale. Anche questo gruppo di film è estremamente vario in quanto a generi, paesi e anni di produzione. Ci sono commedie, vincitori di Oscar, thriller e film di fantascienza, 15 sono precedenti al 1990 e includono un muto, 24 appartengono al periodo 2000-2014, 12 dell’ultimo anno e mezzo. Provengono da 17 paesi diversi, ovviamente con una predominanza USA (19), ma il gruppo di lingua spagnola (inclusa quindi tutta l’America latina) ne conta ben 15.
Fornisco questi dati poiché penso che gli amanti della settima arte, a giudicare da post e commenti su blog e simili e in particolare i giovani che sono ancora al loro primo o secondo migliaio di film, sembrano essere troppo attenti alle novità e cerchino film solo fra le produzioni recenti trascurando le ottime produzioni del secolo scorso, a partire dai muti. 
Tornando ai miei ultimi 50, ho scelti i 12 che più mi sono piaciuti (con una cera elasticità) e mi sono ritrovato con 5 dei 15 “vecchi” (prima del 2000), solo 4 dei 24 degli anni 2000-2014 e 3 dei 12 recentissimi.
Ciò dimostra che non si può e non si deve prescindere dal passato, nel cinema come nella musica, nella pittura o in qualunque altra forma di arte, se si vuole veramente capire e valutare le produzioni più recenti. 
Proprio per questo motivo  ho celebrato il raggiungimento del traguardo dei 150 film con la ri-visione di Citizen Kane  (di Orson Welles, USA, 1941 - distribuito in Italia come Quarto potere), un film eccezionale.

In conclusione, mi sento di suggerire ai cinefili di frequentare i mercatini e di cercare fra i dvd usati film di anni fa, ce ne sono tantissimi di eccelsa qualità, tuttora in circolazione ... attendono solo un acquirente che sappia riconoscerne il valore. 

lunedì 16 maggio 2016

Aumentare i flussi turistici è sempre produttivo?

Qui di seguito espongo una serie di dati e considerazioni e pongo alcuni quesiti ... alla rinfusa in quanto risulta difficile posizionarli in ordine poiché tutti sono collegati e ognuno di essi è importante. La lista, pur essendo lunga, ovviamente non ha la pretesa di essere esaustiva.
  • Qual è il limite del turismo sostenibile, ovverosia quello che non stravolge la vivibilità di un’area?
  • Come si determina la quantità di turisti che si possono accogliere/ospitare senza destabilizzare gli equilibri esistenti (ammesso che ci siano)?
  • Bisogna mirare ad incrementare le permanenze di 3 o più giorni o è più remunerativo aumentare la capacità di turismo giornaliero?
  • Quale carico di traffico extra può assorbire la viabilità esistente?
  • Il noleggio auto, conseguenza di soggiorni settimanali o mensili non sovraccarica i trasporti pubblici, ma crea traffico e problemi di parcheggio.
  • Limitando la mobilità al trasporto collettivo, dalla circolazione di troppi autobus conseguono altrettanti problemi di viabilità (seppur di tipo diverso) e necessità di creare ampi parcheggi adatti alle loro dimensioni.
  • A ciò si deve aggiungere che molti “stranieri” non sono abituati agli stili di guida locali e non conoscono le strade e quindi rallentano ulteriormente il flusso veicolare.
  • La parte di turisti (specialmente i gruppi) che utilizzano linee locali spesso impediscono di fatto la normale fruibilità da parte dei residenti.
  • Qual è la soluzione?
   
  • Le imposte di soggiorno sono giuste o solo remunerative nell’immediato?
  • Stanno diventando sempre più frequenti anche le tasse di sbarco o di ingresso che vanno a “colpire” il turisti giornalieri, quelli del mordi e fuggi.
  • Le suddette, riescono a coprire effettivamente le spese straordinarie relative a pulizia, sicurezza, controllo traffico, e via discorrendo?
  • Per quanto riguarda le aree costiere, quali sono le reali conseguenze dell’arrivo di navi da crociera?
  • Considerando nel complesso sia le ricadute economiche che ambientali, sono un bene o un male?
  • Quanti danni provocano all’ambiente marino costiero le navi da crociera nel corso del loro avvicinamento ai punti di sbarco e/o navigazione troppo ravvicinata?
  • Lo sbarco di varie migliaia di crocieristi porta senz’altro beneficio immediato al commercio e al settore ristorazione, ma crea enormi problemi di mobilità e “spaventa” i turisti che alloggiano per più giorni in alberghi o altre strutture ricettive.
  • Ho letto che molti proprietari di seconde case, frequentatori da anni di dette località, stanno pensando di "migrare" in posti più tranquilli. Quale sarebbe la ricaduta sul mercato immobiliare locale?
  • L’articolo che ho letto sulla stampa internazionale, e che mi ha spinto a queste considerazioni, si riferiva in particolare alle Baleari ma simili problemi si riscontrano in tante altre isole e aree costiere, mediterranee e non, e fare paralleli è inevitabile.
  • Per esempio, quest’anno a Palma attraccheranno oltre 500 navi da crociera che equivale ad una media di circa 3 al giorno se si considera la limitatezza della stagione turistica.
  • I più timorosi e maniaci della sicurezza sottolineano anche la scarsezza di controlli durante lo sbarco e reimbarco dei crocieristi ... sarebbe estremamente facile far passare qualsiasi cosa da un porto all’altro. Chi conosce la lentezza dei controlli negli aeroporti si rende conto di come sia quasi impossibile effettuare uno screening accurato dovendo trattare con migliaia di persone in tempi limitatissimi.
  • La capacità teorica di 66 voli/giorno per l’aeroporto di Palma è stata superata e si prevede che nel corso di questa stagione turistica atterreranno fino a 100 aerei in un solo giorno.
  • Sempre a Palma ci sono 60.000 (sessantamila!) auto da noleggio che vanno a intasare la già limitata viabilità di Maiorca ed a riempire rapidamente i parcheggi delle località turistiche e delle spiagge.
  • Molti casi di sovraffollamenti in Spagna, Italia, Grecia e sud del Portogallo sono esplosi quasi all’improvviso, dopo un momentaneo minimo calo di presenze, a seguito delle situazioni instabili se non pericolose delle classiche alternative più economiche come Egitto, Tunisia e recentemente anche Turchia. 
  • Qualcuno ha saputo gestire il maggior flusso bene e a proprio vantaggio, altri si trovano in un mare di problemi e la parte di residenti che non è direttamente coinvolta in attività turistiche si è posta sul piede di guerra.

Molti dei suesposti interrogativi hanno risposte o soluzioni semplici (se considerate da un solo punto di vista o una per una) che spesso però sono in contrasto se non del tutto incompatibili con altre.
Il problema turistico, visto nel sua totalità, è estremamente complesso e sfaccettato e la soluzione che soddisfi tutti probabilmente (quasi sicuramente) non esiste.

In conclusione: non è possibile salvare capra e cavoli. 

venerdì 13 maggio 2016

Spiagge bianche e acque cristalline? Anche a Menorca.

Non si deve per forza andare ai tropici per trovarle. Nel Mediterraneo ce ne sono tante che non hanno niente da invidiare a quelle dei Caraibi o del Mar delle Andamane. Certo la temperatura non è la stessa, ma comunque anche qui vicino a noi si può piacevolmente nuotare molti mesi l’anno.
Sono stato per la terza volta a Menorca (Baleari, Spagna) e anche se ho fatto pochi brevi bagni (l’acqua ad aprile è ancora un po’ freddina per i miei gusti) mi “sono fatto gli occhi” passeggiando lungo i sentieri litoranei della costa meridionale dell’isola. 
Di spiagge e spiaggette nascoste in piccole cale ce ne sono tante, attorno ad alcune si sono sviluppati centri turistici (stagionali) ma molte altre sono raggiungibili solo a piedi.
Il tratto secondo me più bello ed interessante e quello a sud-ovest, attorno Cala Galdana. Non esistendo strade costiere, di lì si può camminare per una quindicina di chilometri verso ovest fino a Son Xoriguer e una decina verso est fino a Sant Tomàs senza incontrare strade né spiagge attrezzate.
   
Cala Macarella
   
Cala Macarelleta
   
Cala en Turqueta
A ponente ci sono la cale Macarella, Macarelleta, en Turqueta, des Talaier e infine le lunghe spiagge di Son Saura. (foto in alto)
A levante Mitjana, Trebalùger, Fustam, Escorxada e infine le spiagge di Binigaus e di Binicodrell prima di quella di Sant Tomàs(foto in basso)
   
 Cala Mitjana
   
 Cala Trebalùger
   
Cala Fustam      e      Cala Escorxada
I dislivelli sono limitati e i sentieri alternano parti esposte al sole ad altre fresche e ombreggiate attraverso pinete e altri alberi e arbusti della macchia mediterranea, tratti su sabbia, su roccia, su terra battuta.
Queste poche foto sono solo un’anticipazione dei vari album che pubblicherò a breve, appena avrò tempo di sceglierle e sistemarle, dopo che avrò terminato con le macro dei fiori ...

Per ora accontentatevi e ... fateci un pensiero. 

mercoledì 11 maggio 2016

Via Campanella è aperta ... resoconto della mia visita

Dall’inizio di maggio la strada è di nuovo liberamente percorribile fino al faro (a piedi) e quindi dopo pochi giorni dal mio rientro sono andato finalmente a rendermi conto dei lavori che hanno sollevato tanto polemiche, anche da parte di chi non è mai stato sul posto. Ora quelli che non ci sono ancora andati possono almeno cominciarsi a fare un’idea della consistenza e della qualità dei lavori, comunque li si voglia vedere.
   
Il nuovo muretto di protezione (lato valle) lungo via Campanella inizia appena dopo il  bivio di via Mitigliano e prosegue, quasi ininterrotto, fino alla punta. Costruito in pietra calcarea e (visto che lo scopo è quello di garantire la sicurezza) consolidato con malta cementizia. 
Al contrario, i muri e muretti a monte sono discontinui, ce ne sono di vecchi, recenti e del tutto nuovi, pochi con cemento, quasi tutti a secco. 
Alcuni dei più antichi (a secco) sono in cattive condizioni (spanciati = abbuffati) e pronti a cadere. La strada è quasi completamente lastricata, dico quasi in quanto nei casi in cui a monte non è limitata da un muro, esiste una sottile striscia di terra battuta.
In questo album trovate 46 foto, incluse le poche inserite in questo post, esattamente nell’ordine nel quale le ho scattate procedendo in direzione di Punta Campanella. Per maggior precisione ho aggiunto anche qualche commento chiarificatore.
Tornando alla strada, si può dire che fino a poco oltre Cancello non è cambiato molto il quanto è stato solo sostituito l’asfalto con la nuova pavimentazione in pietra e parte del muretto a valle in pietra e cemento era già stato costruito con un precedente intervento nel quale si provvide anche a lastricare un centinaio di metri poco a valle dell’edicola di Cancello, nei pressi della quale è stato apposto un secondo cartello di divieto di transito.
Si prosegue per il lungo tratto quasi pianeggiante sempre accompagnati da muretti (pietre e cemento a valle, solo pietre - a secco - a monte) interrotti solo per mantenere gli accessi ai vari fondi. Per quelli solo pedonali a monte sono stati costruiti alcuni scalini in pietra calcarea.
   
Come si vede dalle foto sono state preservate tutte le pietre antiche (lavorate e mediamente ben più grandi delle moderne) e quelli che già conoscevano il percorso alla loro prima visita noteranno che quelle adesso visibili (e calpestabili) sono aumentate considerevolmente. Inoltre ne sono state scoperte alcune al lato della strada (lato mare) in corrispondenza del bivio per Rezzale dove, per questo motivo, il muretto si interrompe e la protezione è garantita da balaustra in pali di castagno. (vedi foto in basso)
   
Già da vari anni, dove non c’erano le pietre, si era creato un profondo solco che in taluni punti creava qualche problema ai meno agili e a quelli con passo poco sicuro (e non sono mancati gli incidenti). Tutti questi tratti sono stati riempiti e coperti con cemento che va ad affiancarsi al basolato romano nei punti in cui questo è parziale (di solito solo lato mare).
La precedente pavimentazione in pietra esistente già da un paio di decenni nel tratto finale non è stato toccata e una volta giunti lì si vede finalmente la Torre Minerva e l’isola di Capri senza più la bruttura dell’edificio fatiscente che fu costruito d’urgenza dopo l’esplosione del vecchio faro (foto in basso), ed è per questa demolizione che fu portata la ruspa a Punta Campanella e non per altri motivi come capziosamente suggerito da alcuni.

Anche se mi sarebbe piaciuto un percorso più “arioso”, senza il continuo muretto a valle (personalmente sono contrario anche ai passamano in legno a meno di pericolosità effettiva), non mi è apparso un gran disastro, almeno fino all’inizio della discesa finale. Questa se da un lato ha “guadagnato” superficie lastricata originale a vista, riempiti i profondi solchi e livellati i vari salti (anche oltre mezzo metro) dall’altro ora presenta lunghe strisce di cemento a vista che così come appaiono adesso sono veramente orrende. Tuttavia, mi è stato detto che sembra si stia pensando ad una soluzione per migliorarne l’aspetto ... e spero che sia così.
Infine, ho notato che i pali di sostegno delle linee aree ENEL/Telecom sono molto diminuiti di numero, ma non saprei valutare il numero esatto, e ora ne rimangono relativamente pochi ancora in piedi.

Ulteriore sopralluogo
Approfittando della bellissima giornata e trovandomi già a Punta Campanella ho deciso di tornare via Rezzale, Vetavole, Vuallariello, Selva, Cercito anche per vedere quale impatto avesse avuto il passaggio dei circa 200 partecipanti alla gara di domenica 8 maggio (Trail Ieranto - Campanella).
Risalendo quindi lungo il sentiero CAI 300 del crinale, superato il belvedere di Rezzale ho trovato un paio di nastri di segnalazione bianco/rossi a una certa distanza fra loro e ho pensato che distrattamente li avessero dimenticati lì.
Proseguendo ne ho trovati invece molti altri e fino alla fine del secondo tratto ripido (in prossimità del belvedere dal quale la Baia di Jeranto appare come un lago a forma di cuore, foto in alto) ne ho contati e rimossi almeno 30. Di lì in poi, fino all’inizio del sentiero Vuallariello, solo altri 2 e ho pensato ad una mancanza di organizzazione o di comunicazione nella pianificazione della ripulitura del percorso avvalorato dal fatto che lungo via Campanella ne avevo notato solo uno e successivamente nella discesa della vicinale Selva assolutamente nessuno.

Sapendo che gli organizzatori sono attenti alla rimozione dei nastri ho chiesto ad alcuni e mi hanno riferito che l’avrebbero fatto mercoledì (oggi) e che anche in altri tratti del percorso non erano stati ancora recuperati. Sono certo che sarà così e che non vogliano lasciare alcun ricordo negativo di una bella gara che ha richiamato tanti amanti della corsa in ambiente naturale nella zona. Tuttavia non capisco il motivo per il quale non si sia provveduto immediatamente visto che dopo la conclusione della gara c’erano  ancora molte ore di luce e che sarebbero bastate un paio di persone per ripulite tutto in meno di tre ore. Ma gli stessi “assistenti/controllori”, lasciando le loro postazioni, avrebbero potuto eseguire il lavoro rientrando a Termini sempre che non fosse previsto il cosiddetto “fine-corsa” che senza percorrere un metro in più avrebbe risolto comunque il problema.
Spero che il vento di oggi non porti in giro plastica bianco/rossa.