sabato 30 dicembre 2017

Il caso Tabarnia dilaga ...

Oramai ne parlano tutti, perfino la Real Academia Española (RAE, equivalente della nostra Accademia della Crusca) se ne è occupata stabilendo che i suoi abitanti si chiameranno “tabarneses”, ma verranno accettati anche “tabarnienses” o “tabarnianos”.
Gli hashtag in merito sorgono come funghi e oltre al più semplice e ovvio #Tabarnia, hanno molto successo #TabarniaisnotCatalonia (T. non è Catalogna) #Tabarnnialliure (T. libera) #TabarniaEsEspaña (T. è Spagna) e #ViscaTabarniaLliure  (Viva T. libera). 
Nell'immagine a sinistra si vede sventolare una delle tante proposte di bandiera per la futura Tabarnia, combinazione di quelle cittadine di Barcellona e Tarragona, in calce alla quale si legge uno dei tanti legittimi interrogativi che circolano attualmente in rete:
"Più che chiedere se vogliamo far parte della Spagna dovrebbero chiedere se vogliamo far parte della Catalogna."
I secessionisti chiaramente non rispondono e non prendono neanche in considerazione questa domanda e neanche altre legittime e logiche come: 
Perché per “separar Cataluña de España” basta chiedere ai soli catalani ... però per “separar Tabarnia de Cataluña” non basta chiedere ai soli tabarneses, ma a tutti i catalani?"

  
proposte di bandiere di Tabarnia

Stamattina un articolo (serio) apparso su El Pais mette in guardia quelli che sottovalutano questa idea nata quasi per scherzo ricordando eventi storici, assolutamente reali, che hanno causato gravi danni e perdite a varie comunità e nazioni europee
I conflitti provocati dalle indipendenze all’interno delle indipendenze
sono state una costante in Europa, dall’Irlanda ai Balcani.
Un paio di giorni fa, invece, ce n’era un altro di taglio logico/filosofico che sottolineava l’irrealizzabilità del processo secessionista catalano secondo le “regole” di Puigdemont e soci. Questi sostengono che è loro diritto separarsi dalla nazione di appartenenza mediante semplice referendum unilaterale non tenendo conto che, se questa fosse la loro legge, Tabarnia (le province di Barcellona e Tarragona) avrebbero lo stesso diritto di separarsi dalla Catalunya. Ma non finirebbe qui in quanto i vari municipi a maggioranza separatista di dette province chiederebbero di separarsene e così via con una frammentazione a catena che passerebbe per le circoscrizioni, delegazioni, quartieri e perfino condomini nei quali la scala B si vorrà separare dalle scale A e C.

Usando le stesse “armi” utilizzate dai secessionisti negli ultimi mesi, i tabarneses cominciano a convocare caceroladas (rumorose manifestazioni accompagnate dal fracasso creato non solo pentole e casseruole, ma tanti altri utensili da cucina come padelle, mestoli, ruoti, coperchi, ecc.) per gridare al mondo “Help Tabarnia” (ricordate il ridicolo Help Catalunya” che nessuno prese in considerazione se non il venezuelano Maduro?). In alcuni siti web addirittura si parla di un referéndum de autodeterminación da tenersi il prossimo ottobre!
Sull'altro versante, dopo che qualcuno (probabilmente secessionista) ha scritto “Tabarnia me suena a "bar" o "taberna", no debe ser un mal lugar para pasar un buen rato.” i detrattori di questa eventuale futura nazione già la chiamano Tabernia.

PS - Prima dell'Epifania si dovrebbe sapere qualcosa in merito all'eventuale rilascio dei 3 secessionisti (eletti) attualmente in prigione ed il 17 gennaio dovrebbe insediarsi il Parlament e quindi per tale data Puigdemont dovrà chiarire le sue intenzioni. L'ex President attualmente è in Belgio insieme ad altri 4 eletti e, in mancanza di novità, se ritornano vanno direttamente in prigione e di conseguenza non potranno essere presenti. Senza questi voti i secessionisti non avrebbero più la maggioranza, a meno che gli 8 non rinuncino al loro incarico.
Una proposta di investitura "telematica" di Puigdemont è stata scartata da tutti in quanto illegale, irrealizzabile e vista come ridicola.

mercoledì 27 dicembre 2017

Un ottimo Natale, seppur poco convenzionale

Niente pranzo natalizio (o meglio, niente pranzo!) ma solo un piccolo snack a metà della mia splendida camminata di 24km lungo i sentieri del Parque Nacional del Teide
La sera prima avevo molto ben mangiato, e in abbondanza, in piacevole e molto varia compagnia familiare a Casa Tata (la tasca a un metro dalla mia “residenza”). Il menù prevedeva una gran varietà di piatti fra i quali, oltre a quelli classici di mare a gamberoni, gulas, polpo, cozze, (ma mancavano le navajas) c’erano anche un assortimento di formaggi accompagnati da pomodori secchi sott'olio, uova sode con ensaladillail classico brazo gitano di spinaci, patate,  insalata e poi è anche arrivata dell’ottima e tenera carne (al sangue) e salsa di funghi. C’erano anche vari dolci dei quali, come mio solito, ho fatto a meno senza alcun rimpianto.
Visto che le previsioni meteo per il 25 erano pressoché perfette per i miei programmi sono andato a dormire relativamente presto e di buon mattino, dopo un’adeguata colazione, mi sono avviato a prendere la guagua che mi avrebbe portato ai piedi di Montaña Blanca. In cielo non c’era l’ombra di nuvole l’aria era fresca e solo a tratti c’era un po’ di vento ma, avendo previdentemente scelto un percorso interamente al sole, ho potuto camminare quasi tutto il tempo a maniche corte, e ovviamente con i miei soliti short da trekking. L’ascesa fino ai 2.748 m della vetta è stata la parte più “trafficata” in quanto, trattandosi di una pista sterrata poco ripida, è praticamente alla portata di tutti anche se comunque fra andata e ritorno si percorrono 11km.
   
Giunto in cima, i panorami erano affascinanti in qualunque direzione guardassi, come si può notare dalle foto (chiaramente le due a sud e a est quasi in controluce ma ad occhio nudo erano tutt'altra cosa ...). In alto, e con buona luce, ci sono il Teide (ovest) e la Fortaleza e El Cabezon alle spalle del Llano de las Brujas (la piana delle streghe) con il mare sullo sfondo (nord); in basso buona parte de las Siete Cañadas e le pareti orientali della caldera con la sagoma dell'isola di Gran Canaria alle spalle (est) e Los Roques de García con il Llano de Ucanca e le pareti meridionali della caldera (sud).
   
Ai lati della sterrata che con una decina di tornanti porta in cima Montaña Blanca si possono ammirare una quantità di enormi e originali pietre nere di forma quasi sferica, conosciute come Piedras Negras o anche Huevos del Teide, che si formano similmente alla palle di neve. Bombe vulcaniche o pezzi di lava incandescenti cadono su un pendio di materiale minuto (lapilli, ceneri, pomici) e rotolano verso valle "assorbendoli" e assumendo il loro aspetto rotondeggiante, con il diametro che cresce fin quando la loro temperatura abbastanza elevata. 
   
Approfittando delle ottime condizioni meteo ed essendo in anticipo sulla mia tabella di marcia, invece di dirigermi subito verso El Portillo ho fatto una deviazione di un paio di km per salire in cima a Montaña Rajada , a mio parere affascinante e con ottime viste, ma fuori delle destinazioni abituali in quanto non ha nessun percorso ufficiale e segnato, pur avendo una comoda pista di accesso. Un misto di nere rocce "affilate" che sporgono da un mare di lapilli o, meglio, una montagna di lava dalle forme estremamente irregolari parzialmente coperta da una coltre di lapilli.  

Dalla cima altri panorami pressoché unici, come quello delle Minas de San José (sotto a sx) e le pareti orientali della caldera del Teide, e lungo l'ascesa singolari viste dei pendii di lapilli, quasi rosacei.
   
Dirigendomi poi verso El Portillo i panorami sono cambiati per l'ennesima volta con la presenza di numerosi arbusti a differenza dei terreni quasi del tutto  desertici attraversati fino a quel momento. Alla mia sinistra ho ammirato ancora una volta la Montaña de los Tomillos (foto a destra) dove prima o poi andrò.
   
Arrivato con largo anticipo alla fermata della guagua, ho voluto aggiungere un giro attorno all'Alto de Guamaso, sapendo che dal versante nord, da quasi 2.100 metri di quota, avrei potuto approfittare dell'ottima visibilità per scattare una foto della valle di Orotava e della costa settentrionale dell'isola, da Puerto de la Cruz a Santa Ursula e oltre, a valle della distesa di pino canario del Parque Natural de Corona Forestal.

Oltre a queste poche foto proposte, limitandomi, ne ho scattate un altro paio di centinaia. La sera, dopo i 24 chilometri percorsi fra i 2.000 e i 2.748 metri nel Parco del Teide ed altri 3 in città, ho recuperato con un abbondante cena casalinga il "pranzo natalizio" volontariamente evitato. 

Un ottimo Natale "solitario", tranquillo ed estremamente soddisfacente! 
Spero di replicare il 1° gennaio, le previsioni al momento sono buone.

venerdì 22 dicembre 2017

Indipendentismo Catalogna, storia (ormai quasi telenovela) con poche prospettive di sblocco

Come era stato previsto da tanti, con il voto di ieri la situazione catalana non si è sbloccata, al contrario, è forse ancor più ingarbugliata di prima. A chi non avesse seguito le vicende o avesse perso qualche fatto importante, riassumo in modo quanto più stringato possibile una serie di eventi fondamentali.
Puigdemont (President del Parlament catalano) fra fine settembre e i primi giorni di ottobre indice un referendum non costituzionale, ovviamente lo vince con “percentuali bulgare", subito dopo minaccia di dichiarare l'indipendenza della Catalogna e quindi lo fa unilateralmente scatenando la reazione del governo Rajoy che denunzia i “capi ribelli” in blocco e dichiara incostituzionale l'atto.
In rapida successione i giudici accusano ufficialmente i politici catalanidi sovversione ecc e ne stabiliscono l'arresto, alcuni fuggono in Belgio al seguito dello stesso president Puigdemont, altri vanno in carcere in Spagna. Dei primi in esilio volontario alcuni tornano ma 5 sono ancora a Bruxelles, di quelli subito in carcere ai quali si erano poi aggiunti quelli rientrati dal Belgio, restano in carcere solo 3, gli altri sono usciti su cauzione e solo dopo essersi impegnati a rispettare la costituzione.
Dopo aver ritirato la richiesta di arresto internazionale temendo che per cavilli giuridici potessero decadere alcune delle accuse (molto gravi in Spagna) che prevedono fino a 30 anni di carcere, i giudici spagnoli hanno confermato l’ordine di arresto in patria che impedisce a Puigdemont e i suoi quatto affiliati di mettere piede su suolo catalano (a tutti gli effetti ancora spagnolo) e quindi, anche se avesse avuto una vittoria schiacciante, non avrebbe mai potuto entrare nel Parlament né tantomeno presiederlo.

Veniamo a ieri. Come previsto,le due parti restano spalla a spalla con numerose situazioni, in contrasto le une con le altre, che complicano ulteriormente le cose.
  • Gli unionisti (o costituzionalisti) hanno ottenuto la maggioranza dei voti (52,1%), ma gli indipendentisti hanno la maggioranza dei seggi in parlamento 70 a 65.
  • A questo proposito, però, si deve sottolineare che 4 di quei seggi (2 dei quali sono indispensabili agli indipendentisti per raggiungere la maggioranza) sono degli "estremisti" del CUP che, si prevede, non perderanno l'occasione per "ricattare" i due veri partiti indipendentisti, rispettivamente con 34 (JuntsCat) e 32 (ERC-Catsi) seggi.
  • Ma anche il CUP ha i suoi problemi in quanto, avendo perso seggi ed essendo scesi sotto il minimo di 6, andrà nel gruppo misto insieme con i "nemici" del PP (3 seggi) e per di più dovrà condividere con loro sovvenzioni e tempi a disposizione nei dibattiti.
  • E non finisce qui ... il partito più votato è stato Ciudadanos (unionista) che è anche quello che quasi a sorpresa ha ottenuto più seggi (37), ma già stamattina, di fronte all'evidente impossibilità di trovare alleati per avere la maggioranza nel Parlament, ha rinunciato al suo diritto di provarci.
  • Delle quattro province le due ricche e con maggior numero di votanti (Barcellona e Tarragona) sono a maggioranza unionista, anche se la seconda per pochissimo.


Conseguenze immediate: 
  • La borsa spagnola ne ha ovviamente subito risentito, registrando un netto calo.
  • Non è ancora chiaro se Puigdemont (che continua a cantare vittoria anche se ai voti gli indipendentisti hanno inequivocabilmente perso) e co. potranno mettere piede nel Parlament
  • Se risultassero eletti anche pochi di quelli in prigione e/o all'estero e se non rinunciano a favore di altri del loro partito, non avendo la possibilità di essere presenti e quindi di votare, farebbero perdere la maggioranza agli indipendentisti ... una volta si diceva "vittoria di Pirro"
  • Rajoy, il cui partito (PP) ha preso una batosta memorabile, scarta la possibilità di convocare elezioni generali ma si è detto disposto a trattare con il nuovo Govern, ma non ad incontrare Puigdemont che stamane gli aveva proposto una riunione "senza condizioni".
Mi fermo qui in quanto le novità, proposte, prese di posizione continuano a susseguirsi a ritmo serrato. La questione, attualmente senza una facile e praticabile via d'uscita, ha ovvie ricadute sulla Spagna, ma anche su tutta l'Unione Europea, seppur in modo minore. Non dimentichiamo che oltre alla complicata situazione Brexit, ci sono altre regioni nelle quali si spinge per l'indipendentismo in modo più o meno forte (Corsica, Scozia, Paesi Baschi) oltre agli eterni problemi fra fiamminghi e valloni in Belgio.
Sarà interessante seguire queste vicende

venerdì 15 dicembre 2017

Sopa de berro, chicharrones e gofio

Cibi molto tradizionali con ingredienti normalmente poco comuni (glossario in calce)
Ieri a pranzo la prima pietanza citata (e quindi suggerita) da Tata è stata sopa de berro e, visto che non l’avevo ancora mangiata durante il corrente soggiorno canario, non ho neanche chiesto cos’altro avesse preparato. 

la foto mostra la sopa con a sx gofio e il alto i chicharrones; nel piatto si vede il cucchiaio per mangiare e la forchetta per mischiare il gofio senza lasciare grumi
Mentre decidevo in merito alla quantità da richiedere a seconda di se e cosa volerci abbinare (come tutte le sopas tradizionali, la porzione intera può benissimo considerarsi un piatto unico visto che include una varietà di pezzi di carne e talvolta legumi e/o patate) Tata mi ha comunicato che c’erano anche i chicharrones, dei quali avevamo parlato a lungo la sera precedente (in un guachinche in collina, davanti a enormi porzioni di secreto e churrasco), da non confondere con i chicharros (Trachurus trachurus, sugarelli) comunissimi pesci che qui per lo più si friggono. 
I chicharrones sono considerati uno snack (para picar) e quindi, non essendo troppo “impegnativi”, li ho aggiunti ad una porzione completa di sopa, ma ricordate che nessuno dei due si trova nei “normali ristoranti per turisti” ...
Con l'autorizzazione di Tata ho aggiunto “generosamente” il mio peperoncino extrapiccante e su suo suggerimento anche vari cucchiai di gofio de mezcla che andava ad addensare la parte liquida. Oltre all’ovvio berro, c’erano anche patata, cipolla, aromi vari e il solito assortimento di pezzetti di carne di maiale dal tocino, alla costilla e alla oreja.
Di mia iniziativa (approvata) ho anche messo gli ultimi chicharrones direttamente nella minestra, ottima combinazione!

GLOSSARIO
gofio = farina di cereali tostati, può essere si solo grano o misto (de mezcla) combinando diverse proporzioni si mais, grano, orzo e perfino legumi. Ne parlai ampiamenteinsieme con i chicharros, in un post specifico. Tata si serve direttamente dal molino (quindi è sempre fresco) e predilige quello di mais, grano e farina di ceci (garbanzos
berro = crescione d'acqua - Nasturtium officinale - pianta della famiglia delle Brassicaceae, aka Crucifere
guachinche = locale tipico di Tenerife, molto vagamente assimilabile al concetto di trattoria di agriturismo, dove si servono cibi tradizionali  accompagnati da vino proprio. Spesso si tratta di ex depositi agricoli, quindi di una stanza enorme, con soffitto alto, difficile da riscaldare (pur trovandosi a Tenerife può far freddo trovandosi anche a 1.000m di quota), molti risolvono il problema con il vino. Quelli “originali” si trovano fuori centro abitato ed aprono solo la sera, una volta terminati i lavori in campagna e /o con gli animali
chicharrones = cotica di maiale fritta, si trova quasi ad ogni angolo di strada in Messico ed in America Centrale, ma è comune in tutto il mondo latino (nella foto a sx, esposta in pezzi grandi nella vetrina di una macelleria di Ciudad de Mexico)
secreto = taglio pregiato del maiale, di solito “iberico”, quello scuro, lo stesso utilizzato per produrre i famosi (e carissimi) jamon. Lo trovate anche nei migliori ristoranti sia spagnoli (secreto de cerdo iberico) che portoghesi (secretos de porco preto)
churrasco = carne alla brace, per lo più marinata. In ogni paese latino è preparato in modo diverso, con carni diverse
tocino = pancetta fresca stesa, simile al bacon
costilla = costine, tracchiulelle, spuntature, puntine, tarachelle
oreja = orecchio

lunedì 11 dicembre 2017

Itinerario lineare, molto piacevole e vario, a sudest del Teide

Il sentiero 39 è stato di recente aperto con il preciso scopo di collegare la fitta rete di sentieri del settore a NE della cima del Teide con quelli del sud, evitando di dover camminare lungo la strada stretta e trafficata. Pertanto, alla prima occasione sono andato a verificarne la qualità (fondo, segnaletica, difficoltà e, soprattutto, bellezza e interesse) e ho aggiunto ai suoi circa 6 km una serie di altri percorsi che già conoscevo e che sapevo mi avrebbero consentito di raggiungere El Portillo in tempo per la guagua (bus) di ritorno a Puerto de la Cruz.

L’itinerario che propongo ha il vantaggio di poter essere portato a termine utilizzando i mezzi pubblici pur non essendo configurato ad anello, attraversa ambienti diversi, nella parte finale (abbastanza semplice) presenta varie alternative che consentono di ottimizzare i tempi (non rischiare di perdere la guagua e non aspettare troppo). Considerando che mediamente si riesce ad arrivare verso le 11.00 al Teleférico (l’unico bus, 348, parte da Puerto alle 9.30 di ogni giorno dell’anno) e  si deve essere a El Portillo prima delle 16.30 per il bus di ritorno, si può contare su 5 ore abbondanti per godersi la passeggiata.
Come è intuibile osservando la mappa in alto, la prima parte si sviluppa lungo la strada e l’unico interesse è il bel panorama di cui si gode, avvantaggiati dal trovarsi più in alto della caldera. Attraversata la strada principale TF-21 si percorre l’itinerario S-16 per 600 metri e si giunge all’effettivo inizio del nuovo S-39. Questo, oltre ai già citati meriti logistici, ha il pregio di attraversare un'area priva di altri sentieri, offrendo inconsuete ed ottime viste del Teide e Montaña Blanca a monte e una gran porzione della parte più bassa della caldera a valle, fino alla ripida parete alta mediamente 300-400 metri che la limita a sud.
altre foto della ruta S-39 (Teleférico- Minas de San José) 
Procedendo relativamente in costa fra i 2.200 e i 2.400m (ma con tanti saliscendi, anche ripidi) si attraversano microambenti che variano in continuazione, dalle sabbie vulcaniche ad aree pietrose, da zone pressoché desertiche ad altre coperte da una bassa e fitta macchia, fra nere rocce basaltiche o campi di lava quasi impassabili se non su questo sentiero. Dovendo superare trasversalmente colate e vallette relativamente profonde nel modo più conveniente, il percorso risulta molto tortuoso e con tanti cambi di pendenza, su fondo vario, inclusi varie scalinate in pietra. Dopo circa 3 km, metà del suo sviluppo, il sentiero risale fino al livello della strada in corrispondenza dell’inizio dell’itinerario S-7 Montaña Blanca (fermata guagua e parcheggio) per poi ridiscendere e infine risalire con qualche tratto ripido a Las Minas de San José.

altre foto de Las Minas de San Josè
Qui ci si trova in una specie di deserto con lievissima pendenza dove il sentiero non è segnato in modo evidente, ma per andare a imboccare l’itinerario S-30 Los Valles (5 km) basta percorrere qualche centinaio di metri verso destra e verso la strada (NNE) e si vedranno subito i segnavia. Questo sentiero è più semplice e meno faticoso del precedente scendendo più o meno costantemente e dolcemente dai 2300m delle Minas de San José ai 2060m della Cañada de las Pilas, dove si immette sul percorso S-4 Siete Cañadas nelle vicinanze di Risco Verde
altre foto della ruta S-30 Los Valles 
Si procede quindi verso nord sulla larga strada di servizio sterrata Portillo - Parador (S-4), con dislivelli quasi inesistenti, per circa 4km fino all’inizio di una diramazione recentemente tracciata (4.1 - Ramal de Siete Cañadas; come i sentieri dal 38 al 41 non si trova sulle mappe dell’anno scorso), circa mezzo km dopo dopo aver superato l'inizio di S-2 Arenas Negras (a dx).
A questo punto, calcolate quanto tempo vi resta per non perdere la guagua, considerate le vostre forze, osservate la situazione meteo e decidete cosa fare sapendo che sostanzialmente avete 3 scelte:
  • guagua a Portillo Alto raggiungendo la fermata via 4.1 (500m)
  • guagua a El Portillo proseguendo lungo il 4 fino al Centro de Visitantes (1,2km) e per 300m lungo la strada
  • guagua a El Portillo raggiungendo il Centro de Visitantes da nord percorrendo i sentieri 4.1-24-(6)-1 e poi 300m lungo la strada (4 km totali)
salendo lungo S-24 verso Roque del Peral si avrà La Fortaleza di fronte
Chiaramente l’ultima soluzione è quella più soddisfacente e interessante ... ma calcolate bene i vostri tempi!
L’itinerario che ho seguito, con grande soddisfazione e quindi lo suggerisco, è così riassumibile: Teleférico - Minas de San José - Los Valles - Risco Verde - Portillo Alto - Roque del Peral - El Portillo, percorrendo circa 20 km lungo i sentieri 16 - 39 - 30 - 4 - 4.1 - 24 - 1 (tutti ben segnalati)

Nota: all’inizio del 16 si può effettuare una breve deviazione a dx salendo in cima a Montaña Majúa per apprezzare un bel panorama verso Sanatorio, Parador, Guajara, Ucanca, ...

sabato 9 dicembre 2017

Ritorno a Punta Brava e cibo tinerfeño (canario)

In meno di una settimana mi sono perfettamente ri-allineato ai miei ritmi di Puerto de la Cruz (Tenerife), ho ripreso a frequentare la biblioteca Iriarte (che concede in prestito gratuito dvd di tanti buoni film internazionali, recenti e d’epoca), gli incontri culturali promossi dall’Instituto de Estudios Hispánicos de Canarias, mi sono adattato alla media dei 20km giornalieri e sono riuscito già a sistemare una parte determinante della mia cartografia del Parque Nacional del Teide andando a verificare un nuovo sentiero, ho ritrovato i “compagni di chiacchiere” che passano tanto tempo nel bar/cantina Tasca Casa Tata, che frequento assiduamente per apprezzarne la cucina (vi mangio quasi ogni giorno) e dove spesso mi fermo, se trovo compagnia, per un caffè o un bicchiere di vino tanto per non essere l'unico a non bere. In genere attorno al bancone (barra), appollaiati sui classici alti scanni, ci sono sempre almeno un paio di persone che discutono, soprattutto e spesso animatamente, di politica e di calcio; interessante il primo argomento (in particolare ora con la crisi catalana e le imminenti elezioni dei 21 dicembre), divertente il secondo in quanto se non mi interessa il calcio nostrano, figurarsi quello spagnolo, ma ormai conosco i tipi e posso punzecchiare i più "sensibili", avendo l’appoggio dei loro oppositori.

Ma il motivo più importante e soddisfacente per il quale bazzico in Casa Tata è il ripasso generale della cucina tradizionale canaria, in particolare di quella tinerfeña, che mi porta a scegliere ogni giorno piatti diversi, alternando carne e pesce, e all’occasione non disdegnando un escaldon, rancho, sopa o semplice tapa che sia.
La sera del mio arrivo cominciai (ovviamente) con carne cabra, nei giorni successivi seguita da cherne encebollado, costillas fritas (con tanto aglio e cilantro - foto in alto), chicharros fritos, carne fiesta, bacalao canario, carne con papas (secondo la ricetta canaria), cherne a la plancha (foto in basso, notate le dimensioni del trancio, alto quasi 2cm, confrontandolo con la forchetta) e attendo con ansia il turno del coniglio (en salmorejo e frito), tollos  e, quando sarà il loro momento, potas, doradas, cochinillo, ...

Discorso a parte meritano i contorni dei piatti forti che qui consistono per lo più in patate (cotte in vari modi, dalle classiche papas arrugadas alle papas negras con gli onnipresenti mojos rojo e verde) e insalate miste che (almeno da Tata) combinano in modo originale verdure, ortaggi e frutta locale e di stagione (qualcuno le propone come ensalada tropical). Per esempio quella di oggi includeva carota, cipolla, cetriolo, peperone, pomodoro, lattuga e, per la frutta, papaya, kiwi e guayaba (nella parte in alto della foto qui su, possono sembrare pomodori ma sono piccole guava gialle locali) oltre ad una papa negra con mojo verde, mentre un paio di giorni fa c'era anche la barbabietola rossa e, al posto di guayaba e kiwi, c’erano avocado e banana (ovviamente canaria, piccola e maturata naturalmente, non certo nei frigoriferi come quelle che arrivano in Italia). 
Non so come facciano tanti vacanzieri, in un posto come questo (ma il discorso è valido in generale), a rimanere radicati alle loro abitudini alimentari senza minimamente sognarsi di provare qualcosa di nuovo e di “fresco” come i pesci e carni locali, ortaggi e frutta che non trovano nei loro paesi se non - forse - in pochi periodi dell’anno o disponibili solo conservati, congelati, surgelati ...
Si vedono gli inglesi con i loro English breakfast, i tedeschi con wurstel e boccali di birra già alle 11 di mattina (nel collage qui su eccoli al mercato all’aperto del sabato) e gli italiani che riempiono le pizzerie o si attardano a leggere nei menù i vari tipi di pasta proposti, con gli onnipresenti espaguetti boloñesa in cima alla lista, per poi lamentarsi dicendo che pizza o pasta non erano un granché.
Devo però dire, in tutta onestà, che ci sono anche quelli che sanno apprezzare il cibo locale come potete vedere in questo paio di foto della marisqueria al primo piano del mercato, scattate subito dopo quelle di birra e wurstel, dove si mangiano crostacei e pesci in vari modi e, oltre alla birra, si può bere anche il vino.
Dopo il mercato e prima di pubblicare, ho aggiunto jamoncitos con papas alla lista dei piatti di carne.

Perché in tanti si rifiutano di provare qualcosa di nuovo???

martedì 5 dicembre 2017

Catalogo delle opere di Salvador Dalí (free online)

Breve post ... avevo intenzione di scrivere di tutt’altro, ma poi ho trovato questa notizia su El Pais di oggi e mi è sembrato opportuno condividerla. Leggi qui l’articolo.
Indiscutibilmente si tratta un’altra ottima notizia per gli appassionati d’arte, di una delle tante frutto della passione e professionalità di persone che utilizzano la rete per condividere cultura (oltretutto gratuitamente) e non bufale e baggianate. Ci sono voluti ben 17 anni di lavoro per creare questo "catalogo ragionato di Salvador Dalí" che comprende oltre 1.000 opere conosciute e attribuite con certezza a grande artista spagnolo Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech, marchese di Púbol (1904-1989), comunemente e molto più semplicemente conosciuto come Salvador Dalí. Assolutamente poliedrico, ha prodotto opere d’arte nei più svariati campi ed infatti è stato da sempre apprezzato come pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore. Dato il mio interesse nella settima arte, non posso far a meno di sottolineare che in quest’ultima (seppur molto limitata) attività co-sceneggiò i primi due lavori di Luis Buñuel: Un chien andalou (1929) e L'âge d'or (1930). Probabilmente il primo è il più famoso film surrealista della storia del cinema ed anche il più surrealista di tutti! Godetevi questa ventina di minuti di immagini e poi, se vi hanno seppur minimamente incuriosito, penso che dovrete concedervi una seconda e forse anche una terza visione.
Ancora più incredibile è la storia di un suo terzo lavoro, in pratica postumo, in collaborazione con Walt Disney: Destino (2003). Di questo corto parlai già diffusamente un paio di anni fa, ma ve lo ripropongo sia per vostra comodità sia perché nei suoi soli 6 minuti compaiono in tutto o in parte molti suoi famosi dipinti.
La produzione di questo corto iniziò addirittura nel 1945 ma il film fu completato solo nel 2003, ben 58 anni dopo, da Dominique Monfery e ottenne una nomination agli Oscar 2004Il commento sonoro è del messicano Armando Dominguez e la canzone è cantata da Dora Luz.
Grazie alla rete tutti possono ora osservare con attenzione le immagini in ottima definizione (anche se certamente dal vero è tutt'altra cosa) dei disegni, dei quadri e di altre opere del Maestro spagnolo, e guardare ancora una volta i film ai quali ha collaborato. 
Buone visioni!