I quattro (di 4 paesi diversi) hanno tuttavia approccio e stile completamente diverso, dal rigoroso rispetto delle sacre scritture al confronto con idee eretiche, dal confronto Dio / Diavolo / Morte alla satira dissacrante che propone un ampliamento della Trinità e tira in ballo Apocalisse e Paradiso. Per quanto riguarda i contenuti è inutile approfondirli in quanto, ovviamente, ognuno di noi ha le proprie idee e convinzioni e non sono argomenti da esaurire in poche righe. Tutti risultano più interessanti e comprensibili a chi ha almeno discrete conoscenza religiose.
Sono film da guardare e, soprattutto, ascoltare con attenzione e poi discuterne in buona compagnia. Nel complesso si tratta di 5 ottimi film, 3 dei quali candidati Oscar e hanno rating medi del 98% su RT. Per essere tanto diversi, mi è difficile metterli in ordine di gradimento e quindi procederò in ordine cronologico.
The Fallen Idol (Carol
Reed, UK, 1948)
Un ottimo film tratto da un ottimo racconto (The Basement Room, 1936) di Graham Greene; essendo uno dei miei autori preferiti avevo letto prima la short story e poi scoprii l’esistenza del film, dal titolo diverso. Notevoli anche le interpretazioni di Ralph Richardson e Michèle Morgan, nonché il piccolo Bobby Henrey (9 anni) perfetto nel ruolo dell’insopportabile figlio dell’ambasciatore, intrigante e bugiardo seppur (secondo lui) a fin di bene. Comportamento che ricorda molto quello di Bobby Driscoll, protagonista in The Window (1949, di Ted Tetzlaff) che non viene preso nella debita considerazione dalla polizia e neanche dai propri genitori (consiglio di recuperarlo e guardarlo, Nomination Oscar per il montaggio). La storia di The Fallen Idol è perfetta, con tanti incidenti di percorso, incontri casuali quanto inopportuni e colpi di scena. Le situazioni nella parte finale, con gli interrogatori del sospettato, della presunta complice e del testimone, cambiano vorticosamente considerato che tutti mentono, seppur per motivi diversi. Non ve lo perdete … 100% su RT e 2 Nomination Oscar (regia e sceneggiatura)
Macario (Roberto
Gavaldón, Mex, 1959)
Questo è il film “filosofico” del gruppo in quanto al poverissimo e affamatissimo protagonista viene chiesto in successione da Dio, dal Diavolo e dalla Morte, di offrire parte del suo sognato, e finalmente ottenuto, tacchino al forno tradizionale del Dìa de Muertos. Lo dividerà solo con uno e da ciò deriveranno fama e denaro con conseguenti problemi. Ottenne la Nomination Oscar come miglior film straniero (prima candidatura per il Messico), ma il premio andò a La fontana della vergine (Ingmar Bergman); questo non è il suo solo legame con il regista svedese visto che molti vedono in Macario molti punti in comune con uno dei suoi migliori film: Il Settimo sigillo (1957).
Il Vangelo secondo Matteo (Pier
Paolo Pasolini, Ita, 1964)
Terzo lungometraggio di Pasolini, diretto un anno
dopo RoGoPaG nel quale è compreso La ricotta, corto che diede la
stura a feroci polemiche e, in parte trattava argomento simile
(rappresentazione di ultima cena e crocefissione). Tuttavia il taglio in questo
caso è totalmente diverso e i testi sono ripresi alla lettera da una versione approvata
del Vangelo. Certamente il contesto e la messa in scena conta e per questo ebbe
qualche critica, ma in linea di massima ebbe il plauso anche degli ambienti e
alte sfere religiose. A parte ciò, tecnicamente è un gran bel film che conta sulla
fotografia (b/n) di Tonino delli Colli, una eccellente direzione di
attori non professionisti, i costumi di Danilo Donati e suggestiva e
calzante colonna sonora che spazia dalla musica classica, al gospel e al Gloria
della Missa Luba. Interessantissima anche la scelta delle location fra
le quali spicca la Gerusalemme ambientata nei Sassi di Matera, sfollati nel
decennio precedente. Ottenne 3 Nomination Oscar (costumi, scenografia e colonna
sonora).
La via lattea (Luis
Buñuel, Fra, 1968)
Anche Buñuel si attenne esattamente ai testi e
cronache ufficiali, ma si occupò soprattutto delle eresie e quindi delle
diverse interpretazioni della Bibbia e ciò è messo ben in chiaro nei titoli di
coda nei quali appare questa dichiarazione: “Tutto ciò che, in questo film,
riguarda la religione cattolica e le eresie che essa ha suscitato,
particolarmente dal punto di vista dogmatico, è rigorosamente esatto. I testi e
le citazioni sono conformi sia alle sacre scritture, sia a delle opere di teologia
e di storia ecclesiastica antiche e moderne.” Per collegare i vari eventi e
teorie sviluppatesi in secoli diversi la narrazione segue il pellegrinaggio verso
Santiago di Compostela di due francesi che si troveranno “miracolosamente” in
luoghi ed epoche diverse. Film premiato a Berlino.
Así en el cielo como
en la tierra (José Luis Cuerda, Spa, 1995)
Infine, il più moderno, il più folle e irriguardoso,
fedele allo stile di Cuerda. Anche lui si basa sulle sacre scritture,
richiamate numerose volte, ma soprattutto sull’Apocalissi di Giovanni. In
questa commedia grottesca si immagina che ogni paese abbia il proprio Paradiso
e che questo ne rispecchia tradizioni, cultura e stato sociale (in questo caso
la Spagna). Dio (Fernando Fernán Gómez), insoddisfatto della situazione
sulla terra decide di avere un secondo figlio ma ben presto si rende conto che
la cosa non è semplice e le conseguenze potrebbero portare a più gravi
problemi. Nello stile classico della comedia negra spagnola, sulla scia di Berlanga
e Azcona, Cuerda (sceneggiatore unico) propone in maniera ironica
i mille problemi e contraddizioni derivanti dall’interpretazione letterale
delle Bibbia in contrasto con i tempi attuali. Spiccano le interpretazioni di Paco
Rabal (San Pietro) e dell’ineffabile Luis Ciges nei panni di un gioviale
ubriacone appena giunto in Paradiso.
#cinema #cinegiovis
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