Nonostante il suo successo di critica e di pubblico, trovo che Se mi lasci ti cancello (titolo più idiota e fuorviante non si poteva trovare) sia il peggiore di questo gruppo, superato anche dall’altro film dello stesso regista, un assoluto nonsense, ma con alcune trovate veramente originali e prese in giro dell’industria del cinema e derivati. Chiaramente, le mie preferenze vanno alle tre comedias negras di Luis Estrada che con grande sarcasmo e ironia affronta tre “problemi sociali”, solo in parte tipicamente messicani: politica, narcos e potere della televisione. Comincio quindi con queste, tutte interpretate da Damián Alcázar e più che raccomandate, parlandone in ordine cronologico non avendo preferenze.
La ley de Herodes (Luis Estrada, Mex,
1999)
Per comprendere il valore politico di questo film è indispensabile sottolineare che in Messico da oltre mezzo secolo governava sempre ed esclusivamente il PRI (Partido Revolucionario Institucional) e La ley de Herodes è una chiara e feroce satira contro tale partito, anche se si presentano eventi ambientati a metà secolo. Le elezioni erano previste per l’anno successivo e il potere aveva allentato un poco la censura, applicata in vari modi, e così le riprese andarono avanti. Quando i burocrati si resero conto dei contenuti, tentarono di bloccarlo ma era già troppo tardi in quanto gli stessi erano già di dominio pubblico. Non pochi sostengono che l’uscita di questo film contribuì in modo sostanziale alla sconfitta elettorale del PRI nel 2000. Venendo alla storia, questa segue l’ascesa politica di un funzionario di quarta categoria che inizialmente viene inviato in un desolato villaggio sperduto nel deserto, per sostituire l’ennesimo alcalde appena fatto fuori dalla folla inferocita. Da quel momento in avanti Vargas (il protagonista, interpretato da Damián Alcázar) dovrà vedere come gestire i difficili rapporti con il parroco, l’opposizione, la tenutaria del bordello, un americano nonché con gli abitanti, per lo più poveri. Nelle due ore del film Vargas cambierà molto, fra pistolettate, omicidi a sangue freddo, ricatti, adulteri e vari divertenti colpi di scena.
El infierno (Luis Estrada, Mex,
2010)
Anche in questo caso il personaggio
intrepretato da Damián Alcázar cambierà molto dall’inizio alla fine, passando
dall’essere un emigrato di ritorno da USA con un pugno di mosche al far parte
di un gruppo di narcos. C’è molta più violenza rispetto al film
precedente, ma la satira sta nel modo in cui vengono presentati i vari
personaggi, un’esagerazione di tutti gli stereotipi più comuni che, come tutti
gli stereotipi, hanno solide basi nella realtà. Si vedono armi in quantità e di
tutti i tipi, torture, tradimenti, agguati, vendette, soldi e droga a palate,
cimiteri con cappelle monumentali e chi più ne ha più ne metta. I più sensibili
potrebbero essere infastiditi da tanta violenza (comunque sfacciatamente finta)
ma il titolo mi sembra un più che chiaro avvertimento. Anche la scelta del cast
è ottimale e fra tutti si distingue il simpaticissimo e bravo Joaquín Cosio.
La dictatura perfecta (Luis Estrada, Mex,
2014)
Qui quasi tutte le critiche sono rivolte al modo in cui le reti televisive gestiscono le notizie, focalizzandosi su alcune e facendo praticamente scomparire altre socialmente ben più importanti. C’entra anche la politica, con ricche mazzette e cruente rese dei conti, ma tale gruppo sembra quasi meno colpevole dei produttori tv, forse perché nell’immaginario collettivo i politici sono tutti degli imbroglioni e le verità sono quelle trasmesse nei telegiornali. Trovo eccellente il modo in cui vengono mostrati i metodi di presentare le notizie o addirittura falsificarle. Anche in questo caso chi veniva criticato (una emittente che inizialmente supportò la produzione) tentò poi di boicottare l’uscita del film. Singolari e geniali anche le incredibili dichiarazioni politicamente scorrette del Presidente della Repubblica che all’ambasciatore USA dice: “Se aprirete la frontiera a tutti i miei compatrioti, potremo fare qualunque tipo di lavoro, inclusi quelli che neanche i negri vogliono fare”. Ho notato un singolare punto di contatto fra questo film e La ley de Herodes ma non sono riuscito a trovare alcuna spiegazione o commento in merito. In entrambe i film il protagonista si chiama Vargas e il suo oppositore politico Morales; mi sembrerebbe strano interpretare il fatto come una pura coincidenza … continuerò ad indagare.
Be Kind, Rewind (Michel Gondry,
USA, 2008)
Film demenziale che vede protagonisti
Jack Black e Yasiin Bey, ma c’è anche Mia Farrow in una
piccola parte, tuttavia sostanziale. Senza fare spoiler posso solo dire che i
due compari che devono temporaneamente gestire un noleggio di videocassette in
un quartiere popolare, dovranno replicare alcuni film famosi. Alcuni modi in
cui realizzano scene ed effetti speciali sono geniali e veramente esilarati, ma
purtroppo il resto è abbastanza scadente e Black è quasi sempre troppo
sopra le righe.
Eternal Sunshine of
the Spotless Mind (Michel Gondry, USA, 2004)
Veramente non capisco le esagerate lodi a questo film che, anche se oggettivamente parte da un buon soggetto, resta poco avvincente e, secondo me, confuso e ripetitivo. Come se non bastasse, trovo Jim Carrey poco adatto al personaggio oltre che non essere un gran attore; almeno Kate Winslet è molto meglio calata nel personaggio. Concludo sottolineando che è assolutamente ridicola la posizione nella classifica IMDb dei migliori film di tutti i tempi: 94° posto!!! Spero che sia un errore o un imbroglio!
Nessun commento:
Posta un commento