mercoledì 21 luglio 2021

Micro-recensioni 166-170: quasi tutto Lindsay Anderson

Avrei voluto dedicare la cinquina esclusivamente a questo regista inglese (sebbene nato in India, quando questa era ancora colonia britannica) ma per ora ho recuperato solo 4 dei soli 7 suoi lungometraggi; sto cercando una buona versione originale di O Lucky Man! (1973). Completa il gruppo un noir poco conosciuto, con Victor Mature protagonista.

 
The Whales of August (Lindsay Anderson, 1987, USA)

Piccolo gran bel film, con solo 5 personaggi (+ 1 in una fugace apparizione), tutto girato su un piccolo promontorio del Maine, dove sorge una casa solitaria, con vista sull’Atlantico. L’ottima sceneggiatura viene valorizzata da un cast di giovincelli (età media 82 annni), grandi attori di altri tempi, ma ancora in grande forma, a cominciare da Lillian Gish, 94enne all’epoca del film. L’affiancano Bette Davis (79), Vincent Price (76) e Ann Sothern (78), Nomination Oscar non protagonista. Questo fu l’ultimo film d Lillian Gish, star del muto, musa di D. W. Griffith (famosa per Birth of a Nation,1915, e Intolerance, 1916), una carriera lunga 75 anni. Ascoltare le discussioni fra le due sorelle (Gish e Davis), le intromissioni dell’amica (Sothern) e le visite dell’esule russo, galantuomo d’altri tempi (Price), interrotte solo dal rumorosissimo operaio tuttofare (Harry Carey Jr.), è un piacere per le orecchie. Buona anche la fotografia e la scenografia, sia per gli esterni che per gli interni con tanti interessanti dettagli. Indispensabile guardare la versione originale (si trova anche su YouTube a 720p).

This Sporting Life (Lindsay Anderson, 1963, UK)

Dopo aver lodato l’ultimo, eccoci al primo lungometraggio di Anderson, che giunse dopo 16 apprezzati corti girati fra il 1948 ed il 1959. Dramma intenso con i problematici personaggi principali in continuo contrasto molto ben interpretati da Richard Harris e Rachel Roberts (Nomination Oscar per entrambi). Lui è un operaio che riesce a sfondare nel mondo del rugby professionistico e che, pur avendo ottenuto un ricco ingaggio, si ostina a continuare a vivere nella stanza d’affitto della vedova della quale è invaghito, quasi un’ossessione per lui visto che altre opportunità non gli mancano. Forse Anderson indulge un po’ più del dovuto in alcune scene di gioco, ma talvolta sono importanti per poi descrivere l’ambiente del dopopartita. Consigliato.

  
I Wake Up Scresming (H. Bruce Humberstone, 1941, USA)

Pur non essendo fra i gli attori più noti di metà secolo scorso, Victor Mature fu protagonista di un buon numero di noir (questo è uno dei suoi primi), western e infine kolossal storici come Samson and Delilah (1949, di Cecil B. DeMille) nel quale interpretò Sansone al fianco di Hedy Lamarr (Dalila). In questo noir dalla trama classica, interpreta un talent scout ingiustamente accusato dell’omicidio di una sua star. Altro elemento ricorrente è la presenza della sorella della donna assassinata con l’inevitabile sorgere di una love story mentre tentano di smascherare il vero colpevole. Questo, o meglio questi, forniscono originalità alla trama, personaggi ben delineati, interpretati da più che buoni caratteristi (inquietante Laird Cregar nei panni dell’ispettore Cornell). Titolo italiano Situazione pericolosa IMDb 7,2, RT 86%, consigliato.

If … (Lindsay Anderson, 1967, UK)

Primo elemento della Trilogia di Mick Travis (personaggio interpretato da Malcolm McDowell), qui ribelle nel college, poi sarà un rampante rappresentante di caffè in O Lucky Man! (1973) e infine reporter d’assalto in Britannia Hospital (1982). Diviso in 8 capitoli, anche se a tratti surreale, è in effetti una satira/critica dell’establishment britannico, non solo in quanto all’istruzione, ma anche a tutti quelli che ruotano attorno, compresi clero e militari. Il film diviso in 8 capitoli e in ben 4 casi di sente parte del Sanctus della Missa Luba, della quale ho parlato nel post precedente e che mi ha spinto a recuperare questo film e poi gli altri di Anderson. Classico film di protesta degli anni ’60, vinse la Palma d’Oro a Cannes.

Britannia Hospital (Lindsay Anderson, 1982, UK)

Terzo e ultimo film della Trilogia di Mick Travis, è veramente surreale-fantastico, e l’accostamento a M.A.S.H. (1970, Robert Altman) mi sembra abbastanza forzato visto che, oltretutto, non si svolge in territorio di guerra; il legame è limitato alla follia dei medici e dei loro accoliti. In più punti esagerato, ma non mancano situazioni grottesche quasi geniali, soprattutto quelle relative alla visita della Regina Madre (madre di Elisabetta II, attualmente regnante). Divertente solo a tratti, guardabile a tempo perso.

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