Per puro caso, a partire da un flash di memoria, ho elaborato una delle mie tanto amate associazioni mentali e di idee che da un’esperienza teatrale di quasi mezzo secolo fa, mi ha portato alla world music (in questo caso religiosa) e, manco a dirlo, al cinema. Comincio, come è giusto che sia, dal ricordo di un pezzo musicale (tratto dalla Missa Luba, congolese) utilizzato in uno spettacolo teatrale (se la memoria non mi inganna si trattava di un adattamento di Le serve di Jean Genet, messo in scena da Gerardo D’Andrea, proposto almeno fino al 2017) che si provava al Teatro Instabile di Napoli. Questo assolutamente anomalo spazio d’avanguardia (il nome è significativo) era gestito dal regista Michele Del Grosso che, oltre a produrre i propri spettacoli (in quel periodo provava un suo adattamento di L’opera da tre soldi di Brecht), concedeva la sala a terzi, come accadeva con me che proiettavo lì i film della Rassegna del Nuovo Cinema Americano dal titolo America, America dove vai? (preso a prestito dalla versione italiana di Medium Cool, 1971, di Haskell Wexler).
Dopo questa introduzione mirata a mettere in evidenza la prolificità di idee e attività artistiche di quegli anni, vengo al sodo: la Missa Luba. Questa versione cantata della messa in latino fu adattata dal francescano belga Guido Haazen (1921-2004) agli stili tradizionali congolesi e registrata nel 1958 dai Les Troubadours du Roi Baudouin, un coro di adulti e bambini di Kamina, Katanga, e conta 6 parti: Kyrie (clip sopra), Gloria, Credo, Sanctus (clip sotto), Benedictus e Agnus Dei.
Già esistevano altri adattamenti che utilizzavano ritmi locali in diverse parti del mondo, ma la Missa Luba diede la stura a nuove versioni, la più famosa delle quali è senz’altro la Misa Criolla, composta nel 1964 dall’argentino Ariel Ramírez (1921 –2010). Questi si rifece alla musica sudamericana ed in particolare quella andina, dopo aver incontrato l’impareggiabile cantante folk Atahualpa Yupanqui. Restando fedele alla messa latina, la sua misa inevitabilmente comprendeva gli stessi pezzi della Missa Luba, manca solo il Benedictus. Ogni pezzo fu adattato con ritmi e stili tradizionali differenti: Kyrie (baguala-vidala), Gloria (carnavalito-yaraví), Credo (chacarera trunca), Sanctus (carnaval cochabambino), Agnus Dei (estilo pampeano).
E, delle tante versioni del Gloria pubblicate su YouTube, ve ne propongo due; questa sopra è relativa a una performance del 1999 a Buenos Aires, Argentina, mentre questa in basso è ancor più recente, del 12 dicembre 2014, in San Pietro, Città del Vaticano, durante una funzione officiata dallo stesso Papa Francesco.
La particolarità di questi pezzi non passò certo inosservata ed alcuni di essi furono inseriti in colonne sonore di 8 film latini. In precedenza stessa sorte era toccata alla Missa Luba con sue parti utilizzate in film messicani e statunitensi, ma i casi più famosi sono quelli del Gloria inserito in Il vangelo secondo Matteo (1964, Pier Paolo Pasolini) e il Sanctus in If ... (1968, Lindsay Anderson, film d’esordio di Malcolm McDowell). Quest’ultimo mi ha indotto a recuperare i film di questo regista inglese (1923-1994), apprezzato anche per i suoi corti, documentari e lavori teatrali, anche se il suo nome è legato soprattutto alla Mick Travis trilogy (If..., 1968, O Lucky Man!, 1973, e Britannia Hospital, 1982), tutti con protagonista Malcolm McDowell. I suoi dichiarati punti di riferimento furono Jean Vigo e John Ford, e di quest’ultimo tratta About John Ford (1983), definito "One of the best books published by a film-maker on a film-maker".
In rete si trovano tante versioni dei vari pezzi di queste due messe, nonché altre meno famose come la Misa Flamenca di Paco Peña.
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