giovedì 26 marzo 2020

Micro-recensioni 81-90 del 2020: generi, epoche e nazionalità molto vari

Decina molto varia, fatto salvo il trio di giapponesi degli anni ’30. Fra gli altri 7 ci sono 3 candidati Oscar come miglior film straniero (per Spagna, Giappone e Germania), una coproduzione quasi tutta africana (2 Premi a Cannes), un franco-coreano (premio a Berlino e Nomination a Cannes), un argentino (pluripremiato, ma per lo più oltreoceano), un franco-inglese (Nomination Palma d’Oro). Comincio con i candidati Oscar, in ordine cronologico.
Plácido (Luis Berlanga, Spa, 1961)
Sandakan 8 (Kei Kumai, Jap, 1974)
Sophie Scholl (Marc Rothemund, Ger, 2005)
La comedia negra di Berlanga (anche in questo caso coadiuvato da Rafael Azcona per la sceneggiatura) si svolge in un solo giorno e gioca sui soliti contrasti fra ricca borghesia bigotta (e franquista), una famiglia di che si ingegna come può per tirare avanti e un gruppo di veri poveri che in occasione della Vigilia di Natale sono “adottati” da benestanti, uno per famiglia. L’asse portante è tuttavia il tentativo di pagare una cambiale prima che vada in protesto. Come altri ottimi film di quell’epoca, furono necessari “salti mortali” per fare satira politica senza incorrere nella severissima (ma in effetti disattenta) censura. Tuttavia, Plácido (IMDb 8,0, RT 100%) non viene considerato dagli aficionados il miglior film di Berlanga, superato nettamente da Bienvenido Mr. Marshall (1953, 2 Premi e Nomination Grand Prix a Cannes, IMDb 8,0) e El Verdugo (1963, con Nino Manfredi protagonista, Premio FIPRESCI e Nomination Leone d’Oro a Venezia IMDb 8,1).
In Sandakan 8 (Premio a Berlino e Nomination Orso d’Oro) si apprezza una delle ultime interpretazioni di Kinuyo Tanaka (della quale ho trattato nel precedente gruppo) per la quale ottenne l’Orso d’Argento quale migliore attrice. Il film si svolge in luoghi ed epoche ben distinte e la protagonista (prostituta per forza, mandata dal Giappone in Borneo) è interpretata da due attrici diverse. Ovviamente Tanaka ricopre il ruolo dell’anziana che racconta la sua storia ad una giovane giornalista (in incognito). Interessante, ben costruito, veramente ottima la prova dell’attrice.
Il terzo candidato Oscar di questo gruppo è una ricostruzione degli ultimi giorni di vita di una studentessa tedesca facente parte del gruppo di propaganda anti-nazista (la Rosa Bianca), dal momento di un’azione dimostrativa all’università di Monaco, all’arresto, interrogatorio e infine giudizio. Interessante, ma mi è sembrato troppo romanzato … penso che fu una di quelle Nomination giustificate dal tema e non per reale valore del film.
Moolaadé (Ousmane Sembene, Sen/BuFa/Mor, 2004)
Une vie toute neuve (Ounie Lecomte, Fra/Kor, 2007)
Questi due film “etnici-sociali” affrontano due temi ben noti nella realtà, ma poco rappresentati cinematograficamente. Moolaadé fu l’ultimo dei 9 film del regista senegalese Ousmane Sembene, all’epoca già 81enne, e affronta il problema delle mutilazioni genitali, oltretutto eseguite da non professionisti in condizioni sanitarie pessime. Tutta l’azione si svolge in un piccolo villaggio dalla vita sociale apparentemente tranquilla e ordinata, ma sono ancora radicate gerarchie e tradizioni che una parte (soprattutto le donne, ma non tutte visto che le “carnefici” sono 7 donne di potere) vorrebbe modernizzare e gli anziani (soprattutto uomini) che si ostinano a difenderle a qualunque costo. Le pecche principali del film stanno nella sceneggiatura in quanto tutti gli avvenimenti seguono una precisa cadenza per essere “esemplari”, quindi quasi tutti prevedibili, e nel fatto che si mette troppa carne a cuocere … mercenari, corruzione nelle forze di pace, sciamanesimo e altro.
Interessante ma troppo edulcorato e quindi in più parti poco credibile.
L’altro film tratta invece delle adozioni internazionali e la regista Ounie Lecomte (nata in Korea, adottata in Francia) per il suo lavoro di esordio prende spunto dalla sua vita reale in orfanatrofio in attesa di adozione. Fra i tanti film con ragazzini protagonisti di storie che includono collegi, riformatori e simili questo non mi è sembrato particolarmente degno di nota se non per l’originalità e per non narrare le solite storie di mini bullismo e continui contrasti fra i piccoli ospiti. Tutto l’ambiente, per la verità, sembra molto ordinato e, una volta tanto, gli adulti prendono effettivamente a cuore l’educazione dei bambini.
Valentín (Alejandro Agresti, Arg, 2002)
Swimming Pool (François Ozon, Fra/UK, 2003)
Poche parole per questi due film; il primo è una garbata commedia infantile che vede protagonista un ragazzino di 8 anni “parcheggiato” dal padre con la nonna molto svagata (interpretata da Carmen Maura). Le discussioni di Valentín con il vicino (musicista con molti problemi di relazione) e con una possibile giovane matrigna (incontro organizzato dal padre) sono argute, logiche quanto bastano, divertenti, per non parlare dei suoi rapporti con la nonna alla quale fa quasi da badante.
Il film di Ozon mi è sembrata un’occasione perduta in quanto partendo da un soggetto pieno di sorprese, si sviluppa bene fra dramma psicologico e mistery, per poi passare al crime e, nonostante il colpo di scena quasi finale, la conclusione lascia molto a desiderare. Più che buona l’interpretazione di Charlotte Rampling.
Tokyo Chorus (Yasujirô Ozu, Jap, 1931)
The Water Magician (Kenji Mizoguchi, Jap, 1933)
The Actress and the Poet (Mikio Naruse, Jap, 1935)
Infine, i tre giapponesi che si vanno ad aggiungere a Sandakan 8: l’ennesimo muto di Ozu (sempre affidabile), uno degli ultimi e più apprezzati muti di Mizoguchi (visto in una versione doppiata) ed una rara commedia di Naruse che successivamente si sarebbe dedicato per lo più ai drammi. 

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