giovedì 12 marzo 2020

Cronaca di una escursione esplorativa, con “consigli didattici” (2)

Cap. 2 – distrazione e riposizionamento
Procedendo velocemente sovrappensiero, pensando soprattutto a levarmi davanti la metà della salita del giorno mentre scattavo le prime foto e già con la testa alla sella fra le due alture, ho seguito una larga e chiara traccia senza meravigliarmi del tornante superato dopo poche centinaia di metri in quanto ne ricordavo una coppia ed in effetti dopo altri 250m circa ce n’era un secondo. Però, con mia sorpresa, dopo altri 300m, la pista terminava improvvisamente con vari spazi privi di vegetazione ai lati, ma il sentiero non proseguiva da alcuno di essi, neanche come traccia di dimensioni ridotte; c’erano vari muretti costruiti nei dintorni. Dove ero finito? La traccia seguita era chiarissima e larga e il versante del Cerrillar era certamente quello giusto.
Dopo essere andato un po’ in giro a cercare una continuazione, mi sono messo a studiare con attenzione la mia mappa per capire dove potessi stare. Avevo certamente lasciato il percorso 4 e imboccato il 2, avevo sempre camminato in salita percorrendo vari tornanti (il primo verso destra), sopra di me c’era il Cerrillar e alle mie spalle Portillo e Centro Visitantes. La carta invece riportava il primo tornante molto più avanti e quindi l’unica spiegazione era che mi trovavo su un sentiero non segnato. Ho dedotto che fosse un tentativo (poi abbandonato) di creare pista con qualche tornante in più per diminuire la pendenza o che la piazzola fosse considerata "punto panoramico". (foto sopra)

Guardando in alto, alla mia sinistra c'era una valletta relativamente profonda (foto sopra) ed era l'unica del genere nell'area; si trattava quindi di quella ben evidente sia nella mia mappa che in quella in basso (scaricata poi la sera, insieme alla foto satellitare a dx); quindi l’unica incertezza restava la quota esatta ma a quel punto ero sicuro che, attraversando detta valletta, dopo poche decine di metri dall'altro lato avrei incrociato il sentiero 2.
Questa era anche la soluzione più opportuna per non perdere quota inutilmente e quindi ho cercato – e trovato – un punto per attraversare la valletta e dopo pochi metri ho effettivamente intercettato la Ruta 2, lì sensibilmente più stretta sia della sua prima parte che del percorso errato da me seguito (come si vede nella foto).
 
Avendo potuto consultare e scaricare dette immagini dall’ottimo sito del Cabildo di Tenerife, ho avuto conferma delle mie ipotesi e che la distrazione è stata lieve in quanto la pista da me seguita era ben più evidente di quella (poco) segnata. 
Si dovrebbe sempre avere con sé una stampa della mappa (anche b/n va benissimo) sulla quale riportare tutto ciò che di rilevante si incontra. Al rientro, cercare di capire dove conducano i sentieri dei quali si è visto l’inizio consultando altre mappe e/o foto satellitari, o almeno ipotizzare dove vadano a finire. Questi appunti cartografici dovrebbero certamente essere conservati ed eventualmente riportati su una mappa generale “casalinga”.
Come ogni buon orientista a fine gara analizza le sue scelte cercando di capire dove e perché ha sbagliato, anche ogni escursionista che ha attraversato aree da lui poco frequentate dovrebbe annotare i punti notevoli rilevati, attacchi di sentieri non riportati in mappa (da andare a verificare successivamente), deviazioni varie e questo è ciò che ho fatto. Qui sotto a sx vedete il dettaglio del bivio sentiero 2 (stretto) e pista larga (quella che ho imboccato), a dx la piazzola terminale della suddetta pista.
 
Quando ci si rende conto di non essere sul percorso che si intendeva seguire o ci si trova al termine di un sentiero (cieco), ci si deve fermare e cercare di capire dove ci si trovi; avendo una mappa a buona scala, di solito - ragionando e osservando - ci si riesce. In caso contrario, è fondamentale tornare indietro fino a ritrovarsi in un punto certo. Non è assolutamente consigliabile continuare all’infinito sperando in un miracolo!
Se l’ambiente lo consente, e sapendo più o meno dove siamo, c’è tuttavia una valida alternativa a patto che si legga attentamente la mappa: 
dirigersi direttamente verso un elemento lineare imperdibile (in orientamento: linea d’arresto) quali possono essere corsi d’acqua, linee elettriche, strade, sentieri sicuramente evidenti, e simili, o anche elementi puntiformi (cima, rudere, …) dai quali si può poi ripartire su percorso certo.
I miei movimenti effettivi sono evidenziati in giallo, la linea tratteggiata verde più spessa rappresenta la pista larga, quella più sottile il fuori sentiero, la valletta è indicata con la lettera a.

Prima che qualcuno me lo ricordi, ribadisco che:
non è opportuno andare in giro da soli (come faccio io tante volte). Nel caso fosse necessario, lasciate detto dove pensate di andare e, approfittando della tecnologia, di tanto in tanto mandate un messaggio o una foto che indichi la vostra posizione … non si può mai sapere.

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