giovedì 5 marzo 2020

EL INDIO 3: la nascita di un grande cineasta messicano

Dopo aver delineato il mese scorso la movimentata e avventurosa gioventù di Emilio Fernández e poi estrapolato alcuni eventi della sua successiva vita sentimentale, eccomi ad introdurre la sua vera carriera da cineasta. Giunto a Hollywood al seguito del feretro di Rodolfo Valentino (post El Indio 1) aveva cominciato a fare di tutto, dall'attrezzista alla comparsa, e così, stando sul set, apprese tanto quanto possibile "spiando" gli ottimi ignari maestri involontari come Cecil B. DeMille, John Ford e soprattutto Sergei Eisenstein che ebbe grande influenza su di lui, in particolare per l’innovativo stile di montaggio. La sua collaborazione con grandi nomi del cinema americano e della letteratura (p.e. Ford, Steinbeck e tanti altri, continua a leggere) sarebbe continuato negli anni ’40 e ’50.
Emilio fece la gavetta come attore apparendo in western non eccelsi come quelli diretti da John P. McCarthy (5 film con lui fra il 1930 e il '32, ma per i primi 4 uncredited). Tornò in Messico nel 1933 grazie ad un’amnistia del Governo, con la ferma intenzione di continuare la sua carriera cinematografica. Ma durante il primo anno dovette per lo più arrangiarsi lavorando in altri campi facendo il pugile, il tuffatore ad Acapulco, l’aviatore e il fornaio. Dopo aver partecipato a La Buenaventura (con Enrico Caruso jr., figlio del famoso tenore), ebbe un ruolo minore nel film Cruz Diablo, diretto da Fernando de Fuentes, fra i più famosi registi dell’epoca, e grazie a ciò fu subito ingaggiato per il suo primo film da protagonista (ovviamente nativo): Janitzio, (1935, diretto da Carlos Navarro, foto sopra, locandina sotto).
Continua a essere solo attore fino al 1942, quando dirige La isla de la pasión e Soy puro mexicano, ma il suo periodo d’oro inizia l’anno successivo con Flor silvestre e continua per tutti gli anni ’40, con una serie ininterrotta di successi: María Candelaria (1943), Las abandonadas (1944), Bugambilia (1944), Pepita Jiménez (1945), La perla (1945), Enamorada (1946), Río Escondido (1947), Maclovia (1948), Salón México (1948), Pueblerina (1948), La malquerida (1949).
Fra questi dovrebbe essere inserito anche The Fugitive (1946, USA) che co-diresse (uncredited) con il suo mentore e amico John Ford Il film era sostanzialmente messicano, essendo un adattamento di The Power and the Glory (romanzo di Graham Greene che si svolge in Messico), con le due star messicane dell’epoca Dolores del Rio e Pedro Armendáriz che affiancavano Henry Fonda. Per questo film il regista americano fu premiato a Venezia nel 1948, Festival che aveva già reso famoso El Indio che l’anno precedente aveva vinto l’International Award con La perla (con Nomination al Grand International Award per lo stesso film e per Enamorada), e l’anno precedente aveva ottenuto il Grand Prize a Cannes per María Candelaria (aka Xochimilco).
Contando sulle innumerevoli esperienze di vita vissuta come indio, soldato, rivoluzionario, emigrante e soprattutto spinto dal suo sentirsi messicano al 100%, i suoi temi preferiti furono la lotta fra peones e hacendados, fra poveri e ricchi, fra onesti umili lavoratori e sfruttatori o malviventi. Spesso si tratta di veri e propri melodrammi che il più delle volte vedevano protagonisti indigenas, o al più mestizos, con riferimenti a lotte di classe, machismo, razzismo, prepotenze dei latifondisti e dei loro scagnozzi. Non per niente era un figlio della rivoluzione.
Ed eccoci alla sua singolare collaborazione con John Steinbeck (Premio Nobel per la letteratura, autore di famosi romanzi molti dei quali poi adattati per il grande schermo come Uomini e topi, Furore, La valle dell’Eden). Lo scrittore americano, assiduo frequentatore della penisola della Baja California (Messico) aveva ascoltato lì questa la storia tradizionale della enorme perla e l’aveva riassunta in un paio di pagine. 
Insieme con Emilio la utilizzarono come soggetto per una molto più complessa e articolata sceneggiatura. A seguito del grande successo del film (protagonista il solito Pedro Armendáriz), in tanti chiesero a Steinbeck del romanzo originale ... che non esisteva! Lo scrittore si rivolse quindi di nuovo ad Emilio per delineare storia e personaggi in base a come il regista li aveva pensati per la versione cinematografica. Questo è il motivo per il quale troverete due date di uscita per il film (1945 e 1947) ed è comunque certo che il “romanzo” di Steinbeck fu pubblicato e pubblicizzato solo dopo l’uscita internazionale del film. Ernest Hemingway lo definì “un autentico poema epico …”. Per questo film al solito ottimo Gabriel Figueroa fu conferito il Golden Globe per la fotografia.

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