giovedì 28 novembre 2019

73° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (361-365)

Gruppo relativamente vario, con due dei migliori film di Jean Cocteau, due sagaci commedie di confronto etnico (una fra cinesi americani e cinesi asiatici e l’altra fra israeliani e palestinesi) e, per finire, un giapponese dal quale si sarebbe potuto trarre un eccezionale spaghetti western.
Con questa cinquina ho raggiunto, con oltre un mese di anticipo la media di un film al giorno, traguardo ormai abituale da vari anni.

   

364  Orphée (Jean Cocteau, Fra, 1950) tit. it. “Orfeo” * con Jean Marais, François Périer, María Casares * IMDb 8,0 RT 97% 
Eccellente film del poliedrico artista francese Jean Cocteau, da molti giudicato il suo capolavoro. Dopo aver guardato il suo surrealista/sperimentale Sang d’un poet, mi sono avventurato nella visione di questa versione della storia di Orfeo ed Euridice e del successivo La belle et la bête (commentato in questo stesso post). Il racconto mitologico (un classico della mitologia greca, poi ripreso da Virgilio e Ovidio) è riproposto in tempi contemporanei (al momento della realizzazione) ed è ampiamente modificato non solo nella struttura, ma anche nel finale. La versione proposta da Cocteau è un ottimo noir/fantasy, molto ben articolato, realizzato e interpretato, e conta su una eccellente fotografia.
La storia è tanto piena di sorprese e personaggi, da far diventare Euridice quasi una figura secondaria. Per evitare spoiler mi limiterò a dire che l’Orfeo del film è un poeta famoso osannato dal pubblico (specialmente quello femminile) tanto odiato dai suoi colleghi da arrivare anche all’aggressione fisica.
Singolari i titoli di testa, scritti a mano dallo stesso Cocteau, con gesso su una lavagna.
Film imperdibile per gli amanti del vero cinema!

365  La belle et la bête (Jean Cocteau, Fra, 1956) tit. it. “La bella e la bestia” * con Jean Marais, Josette Day, Mila Parély * IMDb 7,9 RT 95%  *  Nomination a Cannes
Confesso di non aver mai visto alcuno dei tanti adattamenti cinematografici e di non conoscere neanche una delle numerose varianti della storia nel dettaglio, pur conoscendo i punti essenziali della favola. Di conseguenza non farò riferimenti o paragoni, mi limiterò a commentare brevemente solo quanto visto.
La scenografia è accattivante, in particolare per quanto riguarda i magici interni della dimora della Bestia, dai candelabri viventi alle statue osservanti. Anche l'aspetto della mostruosa creatura, considerata l'epoca, è assolutamente notevole; ho letto che Cocteau ci lavorò per vari anni prima di ottenere il risultato voluto.
Per pura curiosità, sono andato ad indagare in merito alle varie versioni (scritte, teatrali e cinematografiche) e questa di Cocteau (suoi adattamento, sceneggiatura e dialoghi) mi sembra che si distacchi in più punti da quelle più tradizionali riuscendo ad essere quindi abbastanza originale.
Se si è interessati al genere vale senz’altro la visione, pur sapendo già come va a finire. Dal punto di vista strettamente cinematografico non penso sia facile realizzare qualcosa di meglio.

      

363  Tel Aviv On Fire (Sameh Zoabi, Lux/Bel/Isr/Fra, 2019) tit. it. “Tutti pazzi a Tel Aviv” * con Kais Nashif, Lubna Azabal, Yaniv Biton * IMDb 6,9 RT 91%  -  2 Premi e una Nomination a Venezia
Divertente commedia satirica sui rapporti fra israeliani e palestinesi, basata sulle loro differenze culturali e non solo politiche, ma soprattutto sulla dipendenza (da entrambe le parti) dalle serie televisive locali che riproducono parte dei problemi effettivamente esistenti fra le due comunità.
La storia è sostanzialmente semplice e lineare, ma riserva tante sorprese, ben distribuite, alcune sono più o meno prevedibili (piacevolmente, anche l'attesa di qualcosa che si è certi che avverrà ha i suoi pregi, se rimandata più volte) altre sono davvero ingegnose trovate. I dialoghi sono spesso taglienti, specialmente quando in modo più o meno esplicito si riferiscono agli "attriti" palestino-israeliani; i personaggi sono molto vari e ben caratterizzati. Ognuno, a modo suo e per quanto nelle sue possibilità, tenterà di condizionare un novello sceneggiatore per far proseguire una telenovela (con militari, spie e “terroristi”) secondo i propri desideri.
Piacevole commedia palesemente e volutamente non schierata; penso che nessuno con un minimo di senso umoristico possa sentirsi offeso, tutto rimane ampiamente nell'ambito di una sana arguta ironia.
Piacevole intrattenimento, merita la visione.

362  The Hoodlum Priest (Kimiyoshi Yasuda, Jap, 1967) tit. or. “Yakuza bozu” * con Shintarô Katsu, Mayumi Ogawa, Hôsei Komatsu * IMDb 6,5
Parafrasando il termine “spaghetti western”, lo si potrebbe tranquillamente definire un “ramen (o udon) western”. Sapendo quanto è stato attinto da questo genere di film giapponesi da parte di sceneggiatori e registi occidentali, meraviglia non trovare menzione di un remake, riconosciuto come tale, al di là del Pacifico. Si deve tuttavia precisare che il film non ha mai avuto grande successo ed è rimasto a livello di cult, ma non lo definirei assolutamente un B-movie.
Un protagonista estremamente combattivo, sempre al limite (o oltre) la legge si confronta con chi è più prepotente, avido, violento e corrotto di lui. Pur essendo palesemente un arrogante fuorilegge, quando può aiuta i più deboli vessati da yakuza e funzionari corrotti e collusi, una specie di Robin Hood travestito da prete, in fondo simpatico pur essendo un ubriacone frequentatore di postriboli, ricattatore, ladro e (probabilmente) baro. Certamente abilissimo nelle arti marziali.
La sua snellezza, la buona narrazione, l’ottimo intreccio di storie, la trama non scontata e la giusta quantità di combattimenti (vari ma tutti di breve durata) lo rendono una piacevole visione.
Non penso che sarà facile trovarlo ma, se vi capitasse, non ve lo perdete.

361  The Farewell (Lulu Wang, USA/Cina, 2019) tit. it. “Una bugia buona” * con Shuzhen Zhao, Awkwafina, X Mayo * IMDb 7,9 RT 99%  *  Premio del pubblico al Sundance
Commedia più che altro cinese per essere quasi tutti i protagonisti di tale etnia. Con la scusa ufficiale di un matrimonio, una intera famiglia si ritrova al lato di una combattiva nonna per la quale si prevedono pochi altri mesi di vita. Dopo una trentina di anni torna così in Cina uno dei suoi figli, con famiglia al seguito, e con mentalità abbastanza occidentalizzata. Lo scontro, fra il drammatico e l’ironico, è quindi servito ed il ruolo più importante sarà quello della giovane Billi (Awkwafina), affezionatissima alla nonna ma quasi del tutto integrata nella American way of life, che si troverà in disaccordo quasi con tutti.
Alcune esagerazioni sono proprie delle nonne, di qualunque parte del mondo siano, così come quelle dei giovani nei confronti di genitori e nonni. In sostanza personaggi credibili e realistici, sostenuti da buone interpretazioni.
Può valere la pena guardare questa commedia piacevole e arguta, almeno per gli occidentali … non so se i cinesi avranno qualcosa da obiettare.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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