lunedì 4 novembre 2019

66° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (326-330)

Interessante gruppo con tanti film di uscita recente (il più vecchio è del 2014), The Lighthouse e Luce, pur contando su attori ben noti e avendo avuto buona accoglienza di critica e di pubblico, non sono neanche ancora annunciati in Italia.

   

330  The Lighthouse (Robert Eggers, Can, 2019) * con Willem Dafoe e Robert Pattinson * IMDb  8,3  RT  92% *  Premio FIPRESCI a Cannes
Dramma in stile teatrale con solo due attori: il sempre affidabile Willem Dafoe e il molto migliorato Robert Pattinson, una sorpresa per chi, come me, se lo ricorda come licantropo nella saga Twilight. I due vanno su uno scoglio (arduo definirlo un’isola) a rilevare un’altra coppia di faristi con i quali non scambiano neanche una parola. Ovviamente, il più anziano (Dafoe) è il responsabile, l’altro è l’aiutante tuttofare, alla prima esperienza del genere. Dovendo rimanere lì 4 settimane (che poi diventeranno di più a causa del maltempo) e avendo bei caratterini la convivenza non sarà semplicissima. Se a questa precaria situazione si aggiungono l’alcool e le allucinazioni del giovane, le cose non possono che peggiorare.
La sceneggiatura è opera dello stesso regista, insieme con suo fratello Max, e non è per niente banale, con forti implicazioni psicologiche e richiami alla mitologia greca. In quanto alla parte tecnica, Eggers ha fatto scelte ben precise utilizzando per le riprese vecchie 35mm, un formato vecchissimo, quasi quadrato, 1,19:1, e pellicola b/n poco sensibile ben diversa dai nitidissimi risultati dei b/m di ultima generazione.
Certamente in vari punti la storia mi è apparsa esagerata, ma nel complesso regge più che bene ed è ben messa in scena. L’ambientazione (sia gli interni, che il faro e l’inospitale isolotto roccioso) è affascinante, i dettagli sono stati replicati da un faro di inizio ‘900, compresa la lanterna Fresnel e la sirena antinebbia a vapore che suona ritmicamente per decine di minuti.
Per specifica volontà degli Eggers, Dafoe parla un gergo marinaro dell’epoca (fine ‘800) e Pattinson con un particolare accento dei boscaioli del Maine; se guardate la versione originale siete avvisati, nessuno dei due idiomi è un inglese normale …
Certamente non è un film per il grande pubblico, ma ha molti meriti che evidentemente sono stati apprezzati a Cannes dove ha vinto il Premio FIPRESCI.
Io lo consiglio, ma prima di andare a guardarlo è bene che leggiate altre opinioni che comunuque, a giudicare dai rating, sono positive sia da parte del pubblico che da parte dei critici.

326  What we do in the shadows (Jemaine Clement, Taika Waititi, NZ, 2014) tit. it. "Vita da vampiro" *  con Jemaine Clement, Taika Waititi, Cori Gonzalez-Macuer * IMDb  7,7  RT  96% 
Mockumentary-commedia demenziale che vede protagonisti un gruppo di vampiri, amici da secoli (nel vero senso della parola) che condividono una casa a Wellington, Nuova Zelanda. Ci sono anche associazioni di streghe e zombie (con le quali sono associati), ma non mancano i lupi mannari che fanno vita a sé pur essendo in essere rapporti di “buon vicinato” (relativo).
Affascinante la grande magione, ovviamente senza luce solare, ma con scantinati e ripostigli, arredata in modo estremamente peculiari gli abbigliamenti, i disegni e gli arredamenti. Nella versione originale il forzato finto accento Europa dell'est per il gruppo di vampiri (immigrati) contrasta con l'accento neozelandese dei vampiri moderni e delle loro vittime. Gran spargimento di sangue ma sempre porto in modo sarcastico e divertente. Ottima anche la scelta dei tanti pezzi della colonna sonora che comprende classica, rock, musiche orientali e brass band balcaniche.
Film breve (86’) ma intenso, demenziale ma arguto, ben girato, ben diretto e ben interpretato. I registi sono anche gli sceneggiatori, nonché interpreti principali; budget 1,5 milioni di dollari.
Autorevole fonte mi dice che fu distribuito in versione italiana; il film passò al Torino Film Festival, ottenendo oltretutto il Premio della giuria. In effetti è pluripremiato e, visto il successo dei personaggi, dal film ne è scaturita una serie televisiva (molto apprezzata) giunta ora alla seconda stagione.
Consigliato.

      

329  Luce (Julius Onah, USA, 2019) * con Naomi Watts, Kelvin Harrison Jr., Octavia Spencer, Tim Roth * IMDb  6,9  RT  92%
Sottile dramma famigliare/scolastico, retto da una interessante sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista con J.C. Lee (basata su un suo lavoro teatrale) e interpretato da un cast di tre navigati e bravi attori e Kelvin Harrison Jr., promettente 25enne con alle spalle una ventina di film. Esordì in 12 Years Slave, ha partecipato a Birth of a Nation e Mudbound, questo è uno dei 5 film di quest’anno, altri 3 sono già in postproduzione per le uscite 2020 … sembra ben avviato.
Naomi Watts e Tim Roth sono genitori adottivi di uno studente modello (eritreo, salvato dalla guerra), apprezzato da tutti, atleta di punta della scuola, ma ad un certo punto si scatenano una serie di equivoci, mezze bugie, sospetti, soprattutto a causa della troppo intrusiva insegnante Octavia Spencer. I continui cambiamenti di atteggiamento dei coniugi (che cominciano ad avere problemi anche fra loro), l’entrata in scena della sorella (disturbata) dell’insegnante e di una ex di Luce, l’intervento del preside e problemi razziali di fondo mantengono sempre alta la tensione. Anche i (soliti) accesi diverbi, fra uno che vuole la “verità” (quella che viole sentire) e chi si ostina a ripetere che è quella già detta, sono ben proposti. Più volte veramente non si sa a chi credere essendo tutto basato su sospetti, voci e coincidenze che sono tutt’altro che prove certe.
A metà strada fra film drammatico basato sulla fiducia reciproca che quando viene a mancare è capace di spaccare anche una (fin lì) unita famiglia e sui problemi di un ambiente multietnico, con tante esternazioni in merito a guerre e politica, nonché razzismo, Luce risulta essere un film più che apprezzabile nel quale si nota l’impostazione teatrale, nel bene e nel male.
Consigliato.

327  Joker  (Todd Phillips, USA, 2019) * con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz * IMDb  8,8  RT  69%
Todd Phillips, con trascorsi di regista e sceneggiatore di commedie al limite del demenziale (la serie Hangover, Old School, Due Date, Borat, …), si cimenta in un genere completamente diverso, con alti e bassi. Piuttosto pretenzioso, Joker si fa forte soprattutto dell’ottima interpretazione di Joaquin Phoenix, che qui appare quasi come un trasformista, sia nell’abbigliamento che nell’aspetto fisico e, ovviamente, nelle espressioni facciali.
La nascita del personaggio Joker viene presentata come frutto di una combinazione di storie di prevaricazioni subite, uno squilibrio generale, difficile situazione famigliare. Nel deludente finale si vuole generalizzare il discorso facendolo diventare una quasi rivoluzione, esaltando differenze e contrasti sociali. Poco chiaro e aperto a varie interpretazioni è il rapporto fra il protagonista e Sophie che rimane un po’ a margine della storia. Riferimenti a film di Scorsese quali Taxi Driver e King of Comedy (entrambi con DeNiro protagonista, presente anche in questo film) sono ripetuti più volte. Una menzione di merito va invece all’ottimo e originale commento musicale e anche la colonna sonora è più che appropriata.
Per quanto mi riguarda, certamente non vale l’attuale rating IMDb (8,8 … ridicolo!), mentre mi sembra più appropriato, anche se forse un po’ generoso, il 69% di RT e infatti il Metascore è solo 59. In conclusione appena sufficiente.

328  Journal 64 (Christoffer Boe, Dan/Ger, 2018) * con Nikolaj Lie Kaas, Fares Fares, Johanne Louise Schmidt * IMDb  7,4  RT  82%p 
Poliziesco non brillantissimo e per lo più abbastanza scontato, con troppi flash back, almeno più del necessario. Trama molto forzata, adattata da un romanzo di Jussi Adler-Olsen, con avvenimenti mostrati o narrati compresi fra il 1961 e il nuovo millennio, ovviamente con alcuni protagonisti in comune.
Ho ritrovato Fares Fares, buon protagonista in The Nile Hilton Incident (ambientato in Egitto ma prodotto in Svezia) visto pochi giorni fa; libanese, attore dal 2000 in Svezia, esordì al cinema nel 2012 in Safe house nel ruolo di un antagonista di Denzel Washington … volto molto caratteristico.
Guardabile, ma nulla più.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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