giovedì 7 novembre 2019

67° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (331-335)

ANTICIPAZIONE: fra pochi giorni comincia l'HIFF (Hawaiian International Film Festival) e sabato potrò guardare in sala The Irishman (2019, di Martin Scorsese). Seguiranno altre interessanti primizie!

Gruppo molto “mal assortito”, con un recente gran successo coreano sulla bocca di tutti (Parasite, da oggi in Italia), un giapponese deludente e tre cult cileni. Questi ultimi in quanto ho “riesumato” un link a una pagina di pellicole cult della cinematografia cilena, per lo più prodotte negli anni immediatamente precedenti o successivi alla dittatura di Pinochet (1973-1989). La breve lista comprende film restaurati ed in HD fino a 1080p, disponibili per lo streaming gratuito. Dal catalogo online della Cineteca Nacional è possibile accedere a oltre 350 video che comprendono documentari, news e film fra i quali ce sono tanti di Miguel Littín, Aldo Francia e altri registi conosciuti anche al di fuori del sud America, tutti visionabili gratuitamente online. 

   

333  Parasite (Joon-ho Bong, Kor, 2019) tit. or. "Gisaengchung"  * con Kang-ho Song, Yeo-jeong Jo, So-dam Park * IMDb  8,5  RT  99% * Palma d’Oro a Cannes, all’unanimità
Commedia drammatica / thriller, di difficile collocazione precisa in quanto non mancano scene violente al limite dello splatter e critica sociale. Certamente ben realizzato, con una buona caratterizzazione della decina di personaggi principali (da questo punto di vista può essere quasi considerato un film corale), interessante utilizzo di tre ambienti abitativi estremamente diversi per le tre famiglie che si confronteranno nei modi più impensati. Anche fotografia e scelta dei tempi (che creano una certa suspense) sono più che apprezzabili. Non dico di più per non rischiare spoiler.
Per alcuni versi la famiglia che vive di espedienti mi ha riportato alla mente il giapponese Shoplifters, candidato all’Oscar come miglior film straniero nell’edizione di quest’anno, che non mi colpì più di tanto, ma Parasite è senz’altro di altro livello e al momento viene dato come favorito nella corsa agli Academy Awards 2020.
Fatto singolare: similmente a tanti altri film dell'Estremo Oriente, anche in questo, benché moderno, si ascolta un successo italiano degli anni '60: In ginocchio da te, nella versione originale di Gianni Morandi.
Da non perdere, anche se penso che al momento è nettamente sopravvalutato (oggi si trova al 50° posto nella classifica IMDb dei migliori film di sempre, il che mi sembra abbastanza ridicolo).


335  Valparaíso Mi Amor (Aldo Francia, Cile, 1969) * con Hugo Cárcamo, Sara Astica, Rigoberto Rojo * IMDb  6,9
Primo dei due soli lungometraggi di Aldo Francia, cinefilo appassionato dopo aver visto Ladri di biciclette, pediatra impegnato nel sociale, cineasta appassionato, regista dal 1957 irando corti autoprodotti in Italia, Francia, Brasile, Yugoslavia, Svizzera e Germania con una Paillard 8mm; creatore del Festival de Cine de Viña del Mar (Cile) nel 1963, pilastro del cosiddetto Nuevo Cine Chileno girò l’altro suo film Ya no basta con rezar nel 1973.
Il suo stile è indiscutibilmente neorealista ed in questo caso si occupa di 4 giovanissimi (fra i 5 e 14 anni) rimasti improvvisamente quasi soli dopo l’arresto del padre che rubava per dar loro da mangiare. Crescere in tali condizioni non è certo facile e Francia dopo l’inizio che va fino alla condanna del padre a 5 anni di reclusione, segue un po’ il gruppo dei fratelli e la sorella nel complesso e al contempo estrapola una storia per ciascuno di loro.
Filmato in bianco e nero, con tanta camera a mano, sostenuto da appropriata colonna sonora risulta essere un ottimo di cinema verité. 
Imprescindibile per chi si interessa di cinema latino.

      

334  El ídolo (Pierre Chenal, Cile, 1952) * con Alberto Closas, Elisa Galvé, Florence Marly * IMDb  6,6
Più che interessante noir diretto in Cile dal francese Chenal, ambientato in quella società straricca che si vedeva spesso in un certo genere di film latinoamericani, in particolare gli ottimi messicani. Grandi case, feste, signore ingioiellate, macchinoni americani, abiti di lusso, feste fanno da sfondo a questa storia abbastanza originale e intricata, con ritorno come protagonisti di personaggi che si pensava essere solo lì per caso nelle prime scene del film.
Le strade di un famoso attore (l’idolo), la moglie e la giovane sorella di questa, due chirurghi soci ma moralmente molto diversi fra loro, un piccolo delinquente ed un equivoco e avido detective privato si incroceranno più volte in un susseguirsi di colpi di scena, fino alla conclusione (sinceramente un po’ sottotono). In un certo senso appare essere un po’ “ottimista” presentando troppi buoni ed un solo cattivo, ma resta un buon noir d’epoca.
Piacevole e avvincente visione.

332  La Frontera (Ricardo Larraín, Cile, 1991) * con Patricio Contreras, Gloria Laso, Alonso Venegas * IMDb  7,4 
Film del dopo Pinochet, narra di un professore di matematica mandato al confino in un paesino costiero sperduto dove avrà a che fare con un “Delegato” inetto, con il suo giovane segretario con un po’ di buonsenso, uno spagnolo scappato dalla guerra civile e sua figlia, un prete inglese, una curandera e un singolare palombaro. Fra le tante situazioni drammatiche si nota spesso una nota sarcastica quasi surreale, ma queste sono i personaggi che spesso si incontrano in tali piccole comunità isolate e che sono state tante volte rappresentate nei romanzi dei migliori autori latinoamericani.
Per la cronaca, il regista non ha niente a che vedere con più noto Pablo Larraín (El ClubJackie, …).
Interessante, merita la visione, ma penso che si trovi solo in lingua originale.

331  Alone on the Pacific (Kon Ichikawa, Jap, 1963) * con Yûjirô Ishihara, Masayuki Mori, Kinuyo Tanaka * IMDb  7,0 
La storia (vera) di questo attraversamento del Pacifico in solitaria, con una piccola imbarcazione a vela dotata lunga poco meno di 6 metri, fornita di minima tecnologia, mi aveva incuriosito e pensavo che Ichikawa (regista dell’eccellente L’arpa birmana, 1956) avesse svolto un lavoro degno della sua fama. Purtroppo sono rimasto deluso. L’alternanza flashback dei preparativi / effettiva traversata non funziona troppo bene e la descrizione della navigazione si limita a tante scene dei limitatissimi spazi interni (spesso poco plausibili) ad alcuni esterni assolati e a barca quasi ferma per bonaccia.
L’unica giustificazione che posso considerare per questo film sostanzialmente inutile, è quella di celebrare il 23enne e abbastanza inesperto Ken-Ichi Horie che pochi mesi prima (12 maggio – 11 agosto 1962) aveva veleggiato dal Giappone a San Francisco.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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