Questo che segue è un breve articolo descrittivo delle particolarità dell'Euphorbia dendroides L. redatto da Sandro Strumia (ricercatore, Botanica Ambientale ed Applicata, Facoltà di Scienze Ambientali dell'Università di Napoli) e concessomi a corredo della prima edizione del libro Le coste di Sorrento e di Amalfi (1991).
Tra le specie che popolano le pendici rocciose della Penisola è sicuramente quella che crea la nota paesaggistica predominante; questo non solo per la sua straordinaria abbondanza, ma anche in funzione di tutta una serie di colori che nell'arco dell'anno si susseguono sulla stessa pianta, conferendo al paesaggio variazioni cromatiche uniche ed in continuo mutamento. Nel periodo invernale questa splendida pianta forma dei veri e propri cuscini sferici di colore verde poiché le foglie sono presenti su di essa già a partire dall'autunno; ma se ritorniamo negli stessi luoghi all'inizio della primavera accanto ad alcuni esemplari ancora completamente verdi, ve ne saranno degli altri che presentano un netto colore giallo, dovuto ai primi fiori che cominciano a sbocciare. All'inizio dell'estate accanto al verde ed al giallo un nuovo colore, il rosso, fa la sua comparsa; ciò è dovuto al fatto che l'Euforbia, prima di entrare in riposo vegetativo, comincia a perdere le foglie che prima di cadere si colorano di rosso. In estate, infine, è inutile sforzarsi di vedere ancora questi splendidi cespugli colorati, perché al massimo potremo intravedere degli arbusti privi di foglie e dall'aspetto scheletrico, ma perfettamente vitali e pronti a riprendere in pieno la propria attività ai primi sentori dell'autunno. Forse qualche lettore si potrebbe chiedere perché nell'Euforbia il processo di perdita delle foglie (defogliazione) avviene d'estate e non d'inverno come siamo abituati a pensare. Per spiegare questa stranezza (che poi stranezza non è) dobbiamo ricordarne il significato fisiologico. La defogliazione è un fenomeno comune nel mondo vegetale e precede il riposo vegetativo durante il quale le funzioni vitali della pianta vengono rallentate al fine di superare i periodi di maggiore stress. Per gli alberi dei boschi appenninici ed alpini, così come per altri comunemente utilizzati nelle città per l'arredo urbano (p.e. i Platani) i mesi più pericolosi sono quelli invernali a causa delle basse temperature che si possono raggiungere. Per l'Euforbia accade esattamente il contrario visto che l'inverno mediterraneo è piuttosto mite, mentre l'estate, con la sua aridità, può essere pericolosa. Ed ecco allora che la "stranezza" non è altro che un adattamento al clima. L'Euforbia ha anche un'altra particolarità: se infatti si prova a strappare una foglia dalla pianta, dalla "ferita" che rimane sul fusto e dalla stessa foglia fuoriesce un liquido bianco (latice). Questo è tanto urticante che in Penisola spesso viene utilizzato, al pari del latice del Fico, come acido per bruciare i porri e le verruche. In effetti la sua presenza all'interno dei tessuti rende l'Euforbia poco appetibile, proteggendola così dall'attacco degli erbivori, in particolare delle capre. Secondo la leggenda questo latice veniva usato dalla maga Circe quale ingrediente delle sue pozioni magiche, magari per trasformare gli uomini in maiali; vero o non vero, di certo il promontorio del Circeo (dove, secondo la leggenda, la maga dimorava) è ricchissimo di Euforbia. Si narra anche che in passato i pescatori di frodo la usavano per stordire e catturare i pesci.
Vaste popolazioni di Euforbia si trovano attorno alla valle di Mitigliano e lungo la parte bassa del Circuito di Athena (Punta Campanella) e del Sentiero delle Sirenuse.
La scheda botanica, insieme con altre informazioni e tante foto, la trovate come al solito su www.meditflora.com a questo indirizzo: www.meditflora.com/flora/euphorbia_dendroides.htm
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