Della stessa pianta si mangiano anche i frutti, ma questi sono meno ricercati, meno saporiti, grandi quanto un'oliva e vengono di solito commercializzati con il loro nome dialettale siciliano: cucunci (ma vengono anche chiamati capperoni o cetrioli di cappero).
I fiori sono grandi e particolarmente vistosi, con i petali di un bianco immacolato e i tanti stami violetti che vanno a formare un caratteristico "ciuffo".
Spesso le piante fuoriescono da piccole crepe nelle rocce e dalle fessure dei muri. Raramente si vedono in piena terra.Scheda su meditflora: www.meditflora.com/flora/capparis_spinosa.htm
Prodotti
tipici del Mediterraneo, i capperi e cucunci più famosi e ricercati (si
dovrebbe supporre anche i più prelibati) crescono sulle isole, in particolare
sui terreni calcarei. In Italia i più conosciuti sono quelli delle Eolie e di
Pantelleria. Si conservano sia sotto sale che sotto aceto. E'
opinione comune che la bontà sia inversamente proporzionale alle
dimensioni.
Sono ingredienti
fondamentali in molte ricette tradizionali (la puttanesca, per esempio) e si
accompagnano spesso con le quasi inseparabili olive (aulive e
chiapparielli).
I capperi sono stati inseriti fra
i prodotti
agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T),
elenco compilato dal Ministero delle Politiche Agricole.
In napoletano il
termine chiappariello viene anche utilizzato in
senso figurato per indicare uomini o ragazzi piccoli di statura e magri. E in
questo senso è il soprannome del ragazzino protagonista della classica canzone
omonima di Salvatore Palomba e Sergio Bruni.
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