domenica 14 giugno 2020

Micro-recensioni 211-215: cinquina tutta messicana

Quattro dei seguenti sono new entry nella classifica dei migliori 100 film messicani di sempre, aggiornata e integrata dopo 26 anni; la lista originale fu infatti pubblicata dalla rivista Somos nel 1994. Appena ricevuta la notizia, mi sono subito messo alla ricerca dei titoli non visti, molti ovviamente del XXI sec., ma alcuni anche del secolo scorso in quanto per questa nuova edizione sono stati presi in considerazione pure documentari, corti e coproduzioni, precedentemente esclusi. A seguito di ciò sono rientrate in gioco pietre miliari degli anni ’60, come La fórmula secreta (1965, Rubén Gámez, 9°, mediometraggio sperimentale) e Viridiana (1961, Luis Buñuel, 15°, coproduzione) e nella prima dozzina si sono inseriti Tempestad (2016, Tatiana Huezo, 6°, doc.), Amores perros (2000, Alejandro González Iñárritu, 8°) e due di Alfonso Cuarón, cioè Roma (2018, 10°) e Y tu mamá también (2001, 11°). Nonostante questa rivoluzione, il più presente resta l'inimitabile Emilio Indio Fernández con 10 film (fra il 1943 e il 1950), seguito da Ismael Rodríguez e Roberto Gavaldón con 8 ciascuno e Luis Buñuel con 7. 
Articolo con i nomi dei giurati, criteri di scelta e lista integrale.
Dei seguenti, solo Tamara y la Catarina non fa parte della lista.

Güeros (Alonso Ruizpalacios, Mex, 2014)
Nettamente superiore a tutti gli altri e, a mio modesto parere, meriterebbe di stare più in alto dell’attuale 29° posto. Pur essendo opera prima (premiata a Berlino) e di basso costo, già solo per la cinematografia in b/n non ha niente da invidiare al milionario Roma di Cuarón. Storia di giovani studenti nel periodo dell’occupazione dell’UNAM (Università di Ciudad de Mexico, la stessa dei famosi murales e degli scontri del 1968, l’anno delle Olimpiadi) che a un certo punto cominciano a cercare un fittizio cantautore messicano (Epigmenio Cruz), l’unico che avrebbe fatto piangere Bob Dylan. Storia più che originale e piena di twist, girata in stile degno dei migliori pari della Nouvelle Vague degli anni ’60. Successivamente Alonso Ruizpalacios ha girato solo Museo (2018) con Gael García Bernal, con maggior budget e, come spesso accade, i risultati sono stati inferiori.
Da non perdere, specialmente per chi valuta la cinematografia più della trama. Eccellente anche la colonna sonora, con tanto Agustín Lara. Ad un occhio attento può bastare guadare questo trailer per intendermi. 
Veneno para las hadas (Carlos Enrique Taboada, Mex, 1986)
Regista e sceneggiatore specializzato in film quasi horror e di suspense, Taboada filma questa storia che vede protagoniste due ragazzine evitando di inquadrare i volti degli adulti, pur presenti in scena, dei quali si sentono le voci e si vedono solo spalle, braccia, gambe. Una delle due protagoniste soggioga l’altra facendole credere di essere una strega e di avere poteri soprannaturali. La vittima, seppur scettica, cede alle continue strane richieste ma il gioco si spinge troppo oltre …
Noti film dello stesso regista sono El libro de piedra (1969) e l’ottimo Rapiña (1975), del quale è annunciato un remake.
Buon film di genere, molto ben diretto. Attualmente 49° in classifica.
Días de otoño (Roberto Gavaldón, Mex, 1963)
Film drammatico-romantico de la Epoca de Oro, diretto da un maestro del genere. Certamente più che sufficiente, con numerosi momenti di suspense, ben interpretato. Ora al 17° posto nella suddetta classifica … nettamente sopravvalutato.

Sólo con tu pareja (Alfonso Cuarón, Mex, 1991)
Opera prima dell’oggi famoso e acclamato Alfonso Cuarón (4 Oscar per Gravity e Roma). Si tratta di una commedia degli equivoci, a sfondo sessuale … un giovane donnaiolo impenitente si trova in una situazione imbarazzante per avere troppe amanti vicine, alcune delle quali si conoscono, e una di loro (delusa e contrariata) decide di vendicarsi, dando la stura ad una seria di eventi imprevedibili. Tutta la prima parte si basa su situazioni viste e riviste, con scambi di appartamenti, passaggi sui cornicioni, il protagonista che rimane – nudo – chiuso fuori casa, …
Si intravede qualcosa di buono nelle riprese e nel montaggio, ma niente di più. Il 48° posto mi sembra già troppo.

Tamara y la Catarina (Lucía Carreras, Mex, 2016)
Non mi convinse quanto lessi all’uscita e lo scartai, mi si è ripresentato (e con un 7,5 su IMDb) e ho ceduto … messa in scena lenta e banale di un soggetto che avrebbe potuto avere diverso sviluppo. Non vale la pena di guardarlo.

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