Un paio di giorni fa ho rimontato l’obiettivo
macro con l’intenzione di andare a scattare qualche foto, possibilmente diversa
dalle solite e, seppur per puro caso, ci sono riuscito. Tutti quelli che si
sono cimentati nel fotografare (per pura combinazione o per interesse
specifico) le farfalle ben sanno che la maggior parte di esse sono abbastanza
irrequiete e bisogna essere molto pazienti o fortunati per immortalarle a
dovere. Appena terminati i preparativi per il secondo scatto (piazzando il
cavalletto, mettendo a fuoco il punto giusto ecc.) mi sono affrettato a premere
il pulsante e allo stesso istante la farfalla è partita! Tuttavia ho tenuto la
foto avendo il sentore di poterne ricavare qualcosa di interessante.
Infatti, osservandola attentamente si possono notare vari elementi che dimostrano inequivocabilmente la velocità con la quale le farfalle si muovono e battono le ali, pur essendo forse i più lenti di tutti gli insetti in questa speciale classifica. Potete
osservare vari dettagli al di sotto delle ali, in particolare verso il loro
margine. Questo significa che in 1/200 di secondo (tempo di scatto) l’ala si è
mossa lasciando intravedere ciò che un attimo prima era coperto da essa,
consentendone un’esposizione parziale.
Ma un’altra osservazione in merito al volo
delle farfalle l’avevo già fatta in occasione di un mio filmato, anche se il
concetto che mi interessava di più era relativo alla capacità dell’occhio umano
di cogliere dettagli visti per tempi brevissimi. Mi riferisco al montaggio del video ABSTRACT (doppio significato:
astratto e estratto/sommario) nel quale montai in rapidissima sequenza una serie
di brevissime riprese (274 scene in 1’54”) già proposte in clip relativi a
diverse escursioni in Penisola e sui Lattari. Dopo aver eseguito varie prove riducendo sempre più da durata
delle scene, mi fermai a 10 fotogrammi che, a 25fps (fotogrammi al secondo), equivalgono a 4/10 (quattro decimi) di secondo. Avrei potuto senz’altro ridurre
ulteriormente la durata visto che, come potrete verificare, anche in questo
tempo ridottissimo si riesce a cogliere il movimento del soggetto o della
camera e si possono facilmente riconoscere luoghi e persone.
Inoltre, prestando attenzione
al finale del breve video, vedrete una farfalla librarsi in volo “decollando” da
una foglia. In dettaglio, essa riposa per 8 fotogrammi, nel nono la si vede in
volo e nel decimo ed ultimo è scomparsa ... la videocamera era ferma. Come
dicevo in precedenza questa è l’evidenza che, al di là della velocità del
lepidottero, siamo in grado di fissare, comprendere e memorizzare ciò che
accade in 1/25 (un venticinquesimo) di secondo.
Peter
Kubelka,
cineasta sperimentale austriaco, definì il cinema come la possibilità di
comunicare per mezzo di 24 immagini al secondo (velocità standard delle
pellicole cinematografiche) in quanto lo
spettatore, seppur con un certo sforzo di attenzione, era assolutamente in
grado di recepirle. Per quanto possa sembrare strano, è proprio così!
... appare evidente in Adebar (1956–57) e Schwechater (1958), due brevi spot pubblicitari abortiti o volutamente mancati ... due brevi film in 35mm, che in seguito si sarebbero definiti “strutturali”. Nel primo caso ci troviamo di fronte a 1664 frames (suddivisi in 16 gruppi), nel secondo i fotogrammi sono 1440 (rossi, neri e figurativi, cioè contenenti sagome umane, il tutto strutturato come un’onda crescente e decrescente), entrambi frutto di uno studio approfondito sui valori di ritmo, durata, luce, forma.
Dall’articolo Peter Kubelka novanta minuti di puro cinema
(di Bruno di Marino, Il Manifesto)
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