In
effetti le foto non sono proprio del giorno dopo (piovve, per fortuna), bensì
del pomeriggio di sabato 8 novembre. Mi ero ripromesso di scattarne altre
stamattina approcciando però dal basso l’area andata a fuoco, ma il tempo non
mi ha favorito, non solo per la pioggia intermittente ma anche per la pessima
luce. Guardiamo al lato positivo … si pulirà tutto definitivamente e non ci sarà
più fuliggine. Quello che vedrete nelle foto caricate su Google+ si riferisce
al mio breve giro di perlustrazione andando dalla strada a Campo Vetavole e
poco oltre verso la Campanella e risalendo poi il crinale fino alla recinzione
del cosiddetto “radar” su Santa Croce.
Il fuoco,
sospinto e alimentato dal forte vento di mercoledì 5, raggiunse rapidamente il
crinale che funse da tagliafuoco naturale. In queste due foto si vede
chiaramente la netta linea di demarcazione fra il bruciato (a sin., versante
Golfo di Napoli) e la parte assolutamente intatta dei pendii che sovrastano Jeranto.
Il grave danno è quello degli
alberi bruciati, ma come tutti sappiamo, nell’area sommitale ce n’erano ben
pochi e i pini che fotografai qualche settimana fa sembrano essere
sopravvissuti senza troppi problemi visto che il fuoco è passato molto
velocemente e la loro chioma è abbastanza alta. A dimostrazione della rapidità dell'avanzamento del fuoco osservate questa piccola oasi sopravvissuta in quanto riparata dai ruderi della "barracca".
Nella
parte che ho perlustrato i sentieri più frequentati sono già percorribili
(senza neanche sporcarsi) e non sembra ci sia alcuna immediata minaccia di
smottamento essendo il versante meno pendente e con molte rocce che ora sono
ben visibili non essendo più coperte dalla vegetazione. In quanto a questa
siate ben certi che prima della fine dell’inverno ci sarà già molto verde ed a
marzo è ipotizzabile - e auspicabile - un gran fioritura di asfodeli (Asphodelus microcarpus, ma tutti li
conoscono come mazzarelle ‘e San Giuseppe).
Infatti, questa liliacea non solo è una delle numerose specie che traggono benefici dai residui della
combustione che arricchiscono il terreno, ma è anche quasi immune dagli incendi per avere bulbo-tuberi che non vengono interessati dalle fiamme e quindi sono in grado di riprendere immediatamente la crescita. Il nome asfodelo
ha origini greche e deriva proprio da questa sua capacità di resistere al fuoco, vegetando subito dopo la
distruzione.
Staremo a
vedere …
Eppure, perfino
in queste condizioni pietose Monte San Costanzo conserva il suo fascino e da un
punto di vista strettamente fotografico può rivelarsi addirittura più
interessante del solito proprio per questi paesaggi fra il lunare e il
desertico, per fortuna relativamente poco comuni ma comunque troppo frequenti.
Nei
prossimi giorni andrò a documentare fotograficamente la situazione della parte
più a valle, salendo da via Campanella.
L'unico aspetto positivo degli incendi che vengono appiccati in quella zona é il fatto che una volta distrutta la macchia mediterranea si possono rivedere gli antichi micro terrazzamenti utilizzati dai massesi per la coltivazione di legumi e cereali.
RispondiEliminaTestimonianza di agricoltura rurale e di inventiva di necessitá, é straordinario vedere tutti quei piccoli appezzamenti incastonati tra le roccie delle pendici del monte di Minerva