Facendo seguito a
quanto scritto nel post precedente e forte del commento di Quattroframmenti
ritorno brevemente sul tema della fiducia (mai cieca) in quello che si legge,
in particolare in internet.
Come al solito mi
avvalgo di esempi che, pur nella loro estraneità ai temi dell’escursionismo,
nella loro essenzialità suggeriscono di stare sempre allerta e di valutare
quanto si legge.
Comincio con una
regola fondamentale della logica: quando, su un qualunque tema, vi trovate di
fronte a teorie o affermazioni in contrasto fra loro, tenete ben presente che
solo una può essere giusta o anche nessuna, ma mai due di esse in quanto si
negano a vicenda. E ciò vale per notizie assolutamente contrastanti che si
leggono su giornali di diverso colore politico, per teorie scientifiche, per
misurazioni e chiaramente anche per le religioni. Solo una di esse è, forse,
vera.
Classifiche e suggerimenti.
Cercate di immaginare chi possa aver valutato o votato. Se, per esempio su
TripAdvisor compare una classifica delle migliori pizzerie di una qualunque
località turistica, è più che lecito pensare che i votanti/esperti/giudici siano
per la maggioranza stranieri, casomai provenienti da paesi in cui le pizze
surgelate vengono reclamizzate come “croccanti come le vere pizze italiane”!!
Asserzione
quantomeno blasfema e sacrilega. Vi fidereste di queste pizzerie? Per me
sarebbe un buon motivo per evitarle.
E per rimanere in
tema gastronomico vi racconto di una geniale messa in ridicolo della più famosa
rivista americana che tratta del buon bere: Wine Spectator.
Robin Goldstein (autore,
difensore dei consumatori e creatore di Fearless Critic, nemico delle bestialità
scritte su cibo e vino) nel 2008 decise di verificare come venivano attribuiti
i premi Award of Excellence di Wine Spectator.
Quindi decise di
aprire un ristorante “virtuale” a Milano (L’Intrepido) con un telefono al quale
rispondeva una segreteria telefonica, pagò la quota di 250 US$, inviò un bel
menù (una improbabile amalgama di originali ricette di nouvelle cuisine
italiana) e la lista dei vini.
Nell’agosto 2008 all’Intrepido fu
conferito il premio Award of Excellence, ma poco dopo sparì dal sito di Wine
Spectator non perché si accorsero di essere stati presi in giro, ma perché fu
lo stesso Goldstein che il 15 agosto rese pubblica la
storia al meeting dell’American Association of Wine Economists a
Portland, Oregon.
I responsabili della rivista sostennero di aver chiamato
più volte il ristorante, ma nell’unico loro messaggio registrato sulla
segreteria proponevano solo di comprare uno spazio pubblicitario (altra bella
figura).
Per aggiungere la ciliegina sulla torta, Goldstein oltre alla necessaria lista di circa 250 vini aveva
aggiunto una lista di vini ufficialmente “riserva”, ma scelti fra quelli ai
quali Wine Spectator aveva attribuito punteggi
molto bassi. Ciò dimostrava che era possibile attribuirsi il premio anche con
una cantina pessima che per di più non esisteva!
Al link seguente trovate tutta la storia, nonché la lista
dei vini e addirittura la registrazione del messaggio lasciato sulla segreteria
telefonica (mp3)
Altra famosa genialità che vi segnalo fu quella attuata da
ricercatori dell’università di Bordeaux, Francia, che presentarono un nuovo
vino rosso che in effetti era un bianco colorato artificialmente senza alcuna
variazione di sapore. Altra bella figura per esperti e sommelier.
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