Tre parole, anche se mal pronunciate, sono un’ottima
presentazione e aprono tante porte: un saluto, per piacere e grazie.
Questa dovrebbe essere la routine da ripetere tante volte
al giorno in particolare quando si è all'estero. Basta imparare un saluto
generico, che sia il corrispondente di buongiorno, buonasera, ciao, salve o
arrivederci poco importa se la lingua è ostica. Uno vale per tutti e il nostro
interlocutore sorriderà, ma apprezzerà il nostro sforzo, in particolare se
effettivamente il suo idioma non è parlato da molti.
Prima di qualunque richiesta (o come chiusura della frase)
si piazza un bel “per piacere” e poi, se non si conosce nessun altra parola
oltre le tre in questione, si comincia a gesticolare, indicare o come ultima
ratio si passa ad altra lingua, comunemente l’inglese.
Qualunque sia la risposta si ringrazia (sempre con la
parola magica nella lingua sconosciuta) e alla fine si saluta prima di
congedarsi.
P.e. SALUTO … PER PIACERE caffè, indicazione, prezzo,
come quello, ecc. … al ricevere risposta o quanto richiesto GRAZIE … per pagare
si chiede il conto PER PIACERE, si RINGRAZIA quando lo si riceve, si paga, si RINGRAZIA ancora una volta e si
conclude con un SALUTO di commiato.
Può sembrare ripetitivo, ma non lo è, non costa niente e,
al di là della buona educazione, questo tipo di comportamento quantomeno vi
distinguerà da tanti cattivi turisti.
Lo spunto per questa breve discettazione è stata
l’arroganza di uno di quei tedeschi (non sono tutti così ed esempi simili sono
purtroppo frequenti fra i turisti di qualunque nazionalità) che si rivolgono
con arroganza a gente comune, ovviamente senza salutare, con una frase lunga e
articolata (nella propria lingua) e quando vedono la faccia un po’ sbalordita e
dispiaciuta dell’altra persona che quasi si scusa per non aver capito una
parola … se ne vanno sbuffando e mandando al diavolo il malcapitato con un
gesto o farfugliando qualcosa incomprensibile che comunque non dà l’idea di
esser e un complimento ...
Non vedo perché un qualunque tinerfeño, in particolar modo se non lavora nel settore turistico,
debba sapere il tedesco (o il finlandese, svedese, olandese, ecc.) e uno che
viaggia e va in vacanza non può imparare tre parole in spagnolo o viaggiare con
un piccolo vocabolario tascabile.
Se il loro atteggiamento, pur essendo sbagliato, è
relativamente accettabile in un grande hotel o buon ristorante, lo è di meno in
una tasca o guachinche (trattorie) e assolutamente inammissibile in un mercato
o in una guagua (autobus locale).
Dispiace per quelli che devono avere a che fare con
questi cattivi turisti, ma in fin dei conti è un vantaggio per noi
viaggiatori (o turisti educati) che con un poco di educazione e un minimo di buona
volontà ci facciamo apprezzare e benvolere semplicemente tentando di comunicare
nella lingua locale o almeno salutando, ringraziando e usando quella che una
volta veniva insegnata ai bambini come “parola magica”: per piacere.
La definirei differenza tra turista e viaggiatore...
RispondiElimina...io direi tra educati e maleducati....
RispondiElimina"Sante" parole Juan, sapessi quante volte mi è capitato quì a Capri, specialmente con Tedeschi e... Francesi,
RispondiEliminaPer contrappunto, aggiungerei al tuo scritto di quanto è bello e gratificante poter essere di aiuto a turisti che con cartine in mano, più o meno precise, girano con occhi smarriti nei piccoli centri in cerca di qualche piccolo angolo da visitare. Soprattutto notare lo sguardo contento di "ringraziamento" per l'aiuto ricevuto.....
Ciao Juan, a presto
Il caprese