Sono in giro sull'ennesimo vulcano, ancora una volta su
un'isola. Due caratteristiche che condizionano enormemente l’ambiente e la vita
e, al di là degli endemismi conseguenza dell’isolamento (così come il diverso
carattere degli isolani), c’è qualcosa di affascinante in questa combinazione.
In particolare le aree vulcaniche tuttora attive, o che hanno visto eruzioni
negli ultimi secoli, affascinano ancor di più di altri ambienti “estremi” come
deserti, ghiacciai e foreste in quanto quello che vediamo è molto più giovane.
Il vulcano può avere milioni di anni, ma la lava è molto più giovane e le
eventuali forme di vita ancor più recenti.
Le persone disattente (chiaramente non camminatori e tantomeno
viaggiatori) si chiedono perché non uno, ma tanti, continuano ad scalare
montagne, andare per foreste o deserti, tornare in alcuni ambienti (vedi il mal d'Africa). Questi
distratti li considerano ambienti ripetitivi e quindi senza interesse (“ne hai
visto uno, li hai visti tutti”), ma non lo sono per niente se si sa come
leggerli, viverli e, conseguenza inevitabile, apprezzarli e goderseli.
Pur non avendo interesse o conoscenze specifiche di
vulcanologia né di geologia in genere, e non perseguendo di proposito queste
destinazioni, mi sono accorto che mi ritrovo spesso a camminare in caldere o
lungo le pendici di un vulcano e, pur trovando grandi similitudini fra alcuni ed
altri all'opposto capo della terra, è innegabile che ognuno abbia una sua
distinta anima, oltretutto in continuo cambiamento.
Ieri sono stato di nuovo nel Parque Nacional del Teide,
nella caldera e in cima alla seconda vetta del complesso vulcanico, Montaña
Blanca (2.748m) che deve il suo nome al colore della pomice che contrasta con
colate ben nere. Di lì, volgendo lo sguardo a nord, spiccano le rosse rocce di
Fortaleza, al di là di una zona desertica punteggiata da bombe vulcaniche (los Huevos
del Teide) e poi da rada vegetazione che cinge un altro piccolo cratere
(Montaña Negra).
Con lo scorrere del tempo le ombre si accorciavano e
ruotavano, per poi cominciare ad allungarsi di nuovo continuando a girare. Ciò,
combinato col mio movimento (ho percorso 20km), ha fatto sì che il rosso delle
rocce di Fortaleza diventasse, ocra, marrone, quasi arancione ... e con il
differente angolo di luce cambiavano di conseguenza tutti i colori.
Chiaramente bisogna esserci poiché nessuna fotografia
rende il dovuto merito all'ambiente (tantomeno le mie, ma forse vale la pena di guardarle per farsi un’idea di dove sono stato).
Lo sanno bene gli amanti della musica, di qualunque
genere, che conoscono bene la differenza abissale che corre fra una registrazione
in studio, della migliore qualità possibile, e un concerto dal vivo (che sia
rock o di musica popolare, sinfonica e da camera).
E in quanto a osservazioni e sensazioni questo è vero in
qualunque ambiente, quindi viaggiate, e non per abbandonarvi su una sdraio di
un villaggio turistico o per andare a fare shopping, ma camminate, in città,
fra i campi, nelle foreste, sui monti, vulcani o no che siano, nei deserti. Allenate
l'occhio a cogliere i particolari e i colori, l'orecchio a sentire il vento o
cogliere l'attimo in cui un uccello spicca il volo o un serpente scappa cercando
rifugio, la narice a percepire gli odori dell’erba, delle piante che sfiorate,
della pioggia in arrivo.
Finché non ci riuscirete continuerete a perdervi il 90% dei possibili piaceri di un viaggio … checché ne pensiate.
Finché non ci riuscirete continuerete a perdervi il 90% dei possibili piaceri di un viaggio … checché ne pensiate.
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