venerdì 15 maggio 2020

Micro-recensioni 161-165: un Oscar ceco e altri classici di oltrecortina

Dopo essermi imbattuto nel sito ok.ru, lì continuo a navigare e a trovare tanti ottimi film, molti dei quali più o meno sconosciuti in occidente, ma quasi sempre ben quotati e fra essi anche vari vincitori di Oscar e altri premi importanti.
The Shop on Main Street (Ján Kadár, Elmar Klos, Cze,1965)
Vincitore di Oscar quale miglior film straniero nel 1966 e Nomination per Ida Kaminska come migliore attrice protagonista nel 1967, premiata anche a Cannes. A onor del vero, anche l’interpretazione di Jozef Kroner è di eccellente livello, così come lo sono fotografia, regia e sceneggiatura. Ambientato in una piccola cittadina cecoslovacca nel 1942, tratta dei giorni in cui iniziarono i rastrellamenti e deportazioni degli ebrei, dopo che agli stessi erano già stati limitati i diritti e importi “controllori ariani”. A un povero diavolo, sostanzialmente un buon uomo, viene assegnato un negozietto di tessuti ed articoli per cucito gestito da un’anziana ma arzilla vedova, quasi completamente sorda. Da ciò si può già immaginare che il pur tragico tema viene trattato in modo ironico, da commedia nera. Attorno ai due ruotano molti altri personaggi singolari e ben caratterizzati, fra i quali spiccano l’avida moglie del protagonista, suo cognato capoccia filo-nazista, il banditore, un “amico degli ebrei” e vari esponenti di tale comunità.
Film da non perdere … IMDb 8,2 Rotten Tomatoes 100%. 


The Corporal and Others (Márton Keleti, Hun,1965)
Commedia nera a soggetto bellico, che vede protagonisti soldati ungheresi, disertori, nazisti, russi che avanzano e partigiani nelle confuse fasi di una guerra che a quel punto era di tutti contro tutti, ma con il principale obiettivo di salvare la pelle. Da quanto ho letto, è un indimenticato classico che fu distribuito anche in Italia come Il caporale (ma anche come L’anno del cannone … che c’entra?) e ancora conta con un ottimo 8,5 su IMDb. Per pura casualità un caporale in fuga con i soldi delle paghe, vari disertori e un filorusso si ritrovano in una enorme residenza di campagna di un tale barone, al momento gestita da un ineffabile maggiordomo. Molti altri busseranno alla stessa porta con conseguenze variabili dal tragico al ridicolo. Storia snella, in continua evoluzione, con tante sorprese anche se qualcuna, inevitabilmente, prevedibile. Consigliato e, pur trattandosi di commedia, storicamente istruttivo.
The Island - Ostrov (Pavel Lungin, Russia, 2006)
Film strano, con una ottima fotografia che sfrutta al meglio la caratteristica (poca) luce dei paesi settentrionali, pur essendo a colori sembra spesso un bianco e nero, ma con toni fra il grigio e il celeste. I paesaggi di quest’isola desolata sono molto ben proposti, ma la sceneggiatura non trova tutti d’accordo. Protagonista è un monaco ortodosso molto sui generis, dal comportamento a dir poco insolito e fuori dai canoni, mal visto anche se pazientemente sopportato dai suoi confratelli. Le sue azioni e considerazioni si muovono fra lo spirituale e il folle, con il sospetto di secondi fini …; in più occasioni ricorda un po’ Tarkovsky sia per il passo lento sia per i dialoghi fra il poetico e il filosofico. Merita una visione, ma non è certo compatibile con i gusti di chiunque.


The Night Before Christmas (Aleksandr Rou, URSS, 1961)
Classico film natalizio basato sul noto racconto di Gogol, ben resa con l’aiuto di un po’ di animazione. Ne esce fuori una commedia romantica di spirito gioioso e scherzoso, fra il fantastico e il grottesco. Si tratta del più noto e apprezzato adattamento per lo schermo di questo classico russo che, nel secolo precedente, aveva già ispirato due opere di Ciajkovskij e una di Rimskij-Korsakov. Da non confondere con il film di animazione stop-motion di Tim Burton (1993) che ne parafrasò il titolo cambiandolo in The Nightmare Before Christmas.

Ten Little Indians (Stanislav Govorukhin, URSS, 1987)
Ennesima versione dello stranoto romanzo di Agatha Christie che nel corso degli anni e ha cambiato il nome dall’originale Ten Little Niggers (10 piccoli negretti) a And Then There Were None (...e poi non rimase nessuno), dopo aver cambiato i Niggers in Indians (indiani).
Adattamento senza infamia e senza lode; avendo poco da commentare aggiungo questa traduzione “poetica” (da Wikipedia) della filastrocca alla base del romanzo:
Dieci poveri negretti se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione, solo nove ne restar.

Nove poveri negretti fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato, otto soli ne restar.

Otto poveri negretti se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro, solo sette ne restar.

Sette poveri negretti legna andarono a spaccar:
un di lor s'infranse a mezzo, e sei soli ne restar.

I sei poveri negretti giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto, solo cinque ne restar.

Cinque poveri negretti un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale, quattro soli ne restar.

Quattro poveri negretti salpan verso l'alto mar:
uno un granchio se lo prende, e tre soli ne restar.

I tre poveri negretti allo zoo vollero andar:
uno l'orso ne abbrancò, e due soli ne restar.

I due poveri negretti stanno al sole per un po':
un si fuse come cera e uno solo ne restò.

Solo, il povero negretto in un bosco se ne andò:
ad un pino si impiccò, e nessuno ne restò.

Nessun commento:

Posta un commento