martedì 12 maggio 2020

Micro-recensioni 156-160: con Pabst, Hugo, Corman e … Joker

Questa eterogenea cinquina comprende tre notevoli film di quasi un secolo fa (due muti, uno purtroppo incompleto, tratti da romanzi di Victor Hugo) si aggiungono la prima collaborazione fra Roger Corman e Vincent Price e un candidato Oscar iraniano.
La tragedia della miniera (G.W. Pabst, Ger/Fra, 1931)
Ottima e significativa co-produzione franco-tedesca, un film basato sul maggior disastro minerario europeo, quello di Courrières del 1906 che causò la morte di 1.099 minatori. Pur non essendo stato girato in miniera, Pabst riesce a rendere la storia molto realistica, di passo rapido e senza indugiare su scene commoventi e strappalacrime.
Ottimi i tempi, il montaggio, le inquadrature e le interpretazioni. I chiari messaggio del film sono fratellanza, pacifismo e internazionalismo. Importante la scelta di mantenere le lingue originali (francese e tedesco) per sottolineare sia gli attriti conseguenti alla precedente guerra, sia la sincera collaborazione fra le squadre di soccorso; del resto, il regista era sostenitore dell’internazionalismo. Per esempio nello stesso anno aveva già realizzato due versioni diverse dell’Opera da tre soldi di Brecht, una con cast tedesco e l’altra francese e l’anno successivo avrebbe diretto ben 3 versioni di L’Atlantide (in tedesco, francese ed inglese).

L'uomo che ride (Paul Leni, USA, 1928)
Noto quasi esclusivamente fra i cinefili, e da questi apprezzato, si tratta di un adattamento di un romanzo di Victor Hugo con un notevole cast internazionale. Infatti, il protagonista del melodramma è il tedesco Conrad Veidt, già molto famoso in patria che molti ricorderanno nei panni di Cesare (il sonnambulo del Dr. Caligari) e, molti anni dopo, nel ruolo del Maggiore Strasser in Casablanca (1942, Michael Curtiz). Al suo fianco due star del muto degli anni ’20, l’americana Mary Philbin che 3 anni prima si era affermata con The Phantom of the Opera (1925, con Lon Chaney) e la russa Olga Baclanova che 2 anni prima aveva abbandonato la sua compagnia in tournee in USA e subito fu adocchiata dai produttori di Hollywood e subito dopo L'uomo che ride apparve in The Docks of New York (1928, von Sternberg), ma il suo ruolo più famoso sarebbe stato quello di Cleopatra in Freaks (1932, Tod Browning). Ottima messa in scena nella quale spicca la bravura di Conrad Veidt che recita con la fronte e gli sguardi, visto che il protagonista era stato sfigurato da bambino ed aveva la bocca fissata in un perenne ghigno … quello che nel 1940 avrebbe ispirato i creatori del personaggio di Joker, l’acerrimo nemico di Batman.
Les Miserables - I Jean Valjean (Henri Fescourt, Fra, 1925)
Purtroppo, dopo aver guardato la prima parte di Les Miserables (film di 6 ore, diviso in 4 capitoli) le tre successive sono state eliminate da YouTube. Peccato, perché a giudicare da quanto ho potuto vedere mi è sembrato un ottimo adattamento, probabilmente uno dei più riusciti, del famoso romanzo di Victor Hugo. Se qualcuno può vedere come uno svantaggio il fatto di essere muto, deve d’altro canto considerare che in sei ore si può rendere molto meglio la complicata trama che si sviluppa nell’arco di parecchi anni senza quindi essere costretti a fare sunti o eliminare di sana pianta delle parti. Ne riparlerò quando riuscirò a recuperare il resto.

House of Husher (Roger Corman, USA, 1960)
Una dei tanti adattamenti del famoso racconto di Edgar Alla Poe, diretto e prodotto da Roger Corman, con protagonista un ottimo Vincent Price, questa volta in un ruolo più realistico, seppur folle, e non da horror classico. Questa dovrebbe essere la quarta versione, la prima a colori, ma continuo a preferire la versione muta diretta da Jean Epstein (1928), con adattamento di Luis Buñuel. Comunque, Corman si avvantaggiò molto bene del colore sia per gli interni che per la scena (reale) dell’incendio, tanto che poi la riutilizzò in altri suoi film. Da produttore e regista di cosiddetti B-movies, aveva fiuto per cogliere tutte le occasioni che gli si presentavano per girare scene reali e risparmiare tanti soldi. Gli esterni li andò a girare in un’area appena devastata da un incendio e, come già accennato, per l’incendio della casa utilizzò un edificio che doveva essere demolito.

Children of Heaven (Majid Majidi, Iran, 1997)
Parte bene, si sviluppa in modo un po’ ripetitivo somigliando molto a Il palloncino bianco (1995) di Jafar Panahi, Camera d’Or a Cannes, e si conclude in modo insulso … meraviglia la Nomination all’Oscar, certamente eccessiva. Considerati i tanti buoni film iraniani, questo è certamente evitabile.

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