venerdì 8 maggio 2020

Micro-recensioni 151-155: altri 5 film sovietici ben quotati

Dopo le commedie di Gaidai sono passato a guardare alcuni dei film ufficialmente più quotati (fra 7,9 e 8,2 su IMDb) prodotti in URSS negli ultimi due decenni della sua esistenza, fra essi il terzo e ultimo Oscar sovietico, secondo me immeritato dopo quelli molto più giusti ottenuti da Guerra e pace (1966, Sergei Bondarchuk) e Dersu Uzala (1975, Akira Kurosawa).
Completano la cinquina un candidato Oscar di genere bellico, uno “spaghetti western” in piena regola seppur sui generis e un paio di film sentimentali, uno tendente al drammatico, l’altro alla commedia.
Si trovano tutti in streaming gratuito in HD.

Il bianco sole del deserto (Vladimir Motyl, URSS, 1970)
Ufficialmente il meno quotato, è quello che mi è piaciuto di più … per la fotografia, i personaggi, l’ambientazione delle sparatorie fra (quasi) uno contro tutti e un gruppo di fuorilegge (classiche degli spaghetti western) all’incredibile e quasi surreale ambientazione sulle rive desertiche del Mar Caspio. I fatti si svolgono alla fine della guerra civile russa e trattano di un militare sulla via del ritorno a casa al quale viene affidato l’incarico di controllare l’harem (9 mogli) di un bandito in fuga. La cosa non rivelerà per niente facile. Altri personaggi oltre ai suddetti sono il responsabile di un museo, un ex doganiere e sua moglie, tre anziani che attendono immobili la morte di un quarto. Un’atmosfera veramente surreale che fa da sfondo alle solite esagerazioni degli spaghetti western. Originale e ben realizzato e interpretato … consigliato.

The Dawns Here are Quiet (Stanislav Rostotsky, URSS, 1972)
Nomination Oscar per questo film inusuale bellico. Basato sull’omonimo romanzo di Boris Vasilyev, narra del caporale Vaskov di stanza in un piccolo villaggio della Karelia, ai confini con la Finlandia, al quale viene rimpiazzata la guarnigione con una squadra di giovani reclute … tutte donne. Superati i primi ovvi problemi pratici oltre a quelli interpersonali, la tranquillità viene interrotta dall’avvistamento di alcuni tedeschi che avanzano nel bosco. Il caporale, insieme con 5 soldatesse, si avventurerà fra boschi e paludi per tentare di fermarli. Belle riprese dell’ambiente nordico, si alternano a scene di azione, dopo aver lasciato alle spalle la parte iniziale, quasi di commedia.

We'll Live Till Monday (Stanislav Rostotsky, URSS, 1968)
Altro film di Rostotsky, ma di genere completamente diverso. La storia narra in modo rapido e conciso una mezza settimana di avvenimenti in una scuola superiore. Una storia romantica fra uno stimato professore e una sua ex allieva, ora collega, si intreccia con i problemi fra studenti e professori e fra i professori stessi. Interessante descrizione psicologica non solo dei due protagonisti ma anche dei numerosi personaggi di contorno. Ben realizzato, buone interpretazioni.

Ed ecco i film di Menshov, il primo è quello premiato con l’Oscar (un autentico furto, scippato a Kagemusha di Kurosawa), comunque serio e ben realizzato, l’altro pende più dal lato della commedia, ma senza mordente.

Moscow Doesn’t Believe in Tears (Vladimir Menshov, URSS, 1980)
Love and Doves (Vladimir Menshov, URSS, 1985)
Mosca non crede alle lacrime (questo il titolo italiano) è propone la storia di tre compagne di studi che prendono strade completamente diverse e poi si ritrovano dopo una ventina d’anni, sostanzialmente divisa in due parti ben distinte. Nella prima appaiono vari degli uomini che poi si rivedranno in seguito ben cambiati. Chi ha scelto la vita apparentemente più semplice e “banale” è stata la più avveduta o fortunata? Le altre due hanno avuto gioie e dolori, alti e bassi. Descritta così sembra una buona sceneggiatura, ma il problema è che tutta l’ultima parte, nella quale una delle tre diventa protagonista assoluta, è di una inconsistenza e scarsa credibilità inusitata. In sostanza mi ha deluso e non poco.

Love and Doves, come detto, si sviluppa sulla falsariga dei problemi coniugali di una coppia di campagna con figli e parenti molto “vivaci”. Sostanzialmente banale, si rianima solo nelle accese e movimentate discussioni fra i protagonisti (qualcuno sempre con una bottiglia di vodka a portata di mano), con atteggiamenti esagerati, urla, strepiti, pianti e minacce di morte. Queste parti sono relativamente divertenti.

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