lunedì 25 febbraio 2019

Lo spirito degli irriducibili veri orientisti epicurei ... sempre "in cerca di guai"

Ansiosi di crearci grattacapi, torniamo all'Orienteering di alto livello.
Dopo 4 anni di lontananza da gare impegnative di orientamento, torniamo a metterci in gioco senza troppi patemi d'animo, tuttavia seriamente e con impegno, con il vero spirito dell'orientista non di prima fascia. Il mio collega semielvetico ed io ormai mezzo canario, ci ritroveremo in Portogallo per il POM (Portugal Orienteering Meeting), che da 18 anni è la prima competizione europea importante della stagione visto che quasi tutto il resto del continente soffre ancora di temperature basse e molti terreni sono coperti di neve o sono campi di fango. Per questo sono sempre presenti varie selezioni nazionali e anche tanti atleti élite in quanto la terza della 4 gare è valida per il ranking mondiale. 
Non essendo più tesserati in Italia, correremo come FREE (Free Ramblers, Escursionisti Epicurei) il nostro gruppo di camminatori (virtuale e virtuoso) che non ha patria né confini.
    
Quest’anno ci ritroveremo con altri 2.400 orientisti provenienti da 31 paesi (inclusi alcuni di oltreoceano) diversi a Figueira da Foz, presso la foce del Mondego, a 50km dalla storica città di Coimbra, per competere nelle pinete costiere pochi km più a nord. Queste fanno parte della fascia quasi ininterrotta di centinaia di km di foreste che coprono le dune sabbiose fino a pochi metri dall’Oceano Atlantico. Per chi partecipa alle gare i problemi principali sono costituiti dalla visibilità spesso limitata dal sottobosco (foto sopra a destra), che impedisce una immediata lettura dei microrilievi, e dalla grande quantità di elementi simili. Per esempio, nei seguenti due stralci di mappe (equidistanza 2,5m) le linee tratteggiate - ausiliarie - indicano dislivelli di 1,25m, difficili da valutare in mezzo ai cespugli e ai tanti "cocuzzoli" di simile altezza rappresentati dai punti marrone. In pratica, chi non è bravo e abituato a tale tipo di terreno può essere certo che avrà problemi di navigazione.

   
Personalmente, anche quando gareggiavo 25-30 volte per anno, ho sempre avuto difficoltà su questo tipo di carte e con l'equidistanza 2,5m, ma una delle peculiarità degli orientisti è proprio quella di tornare a gareggiare nei terreni nei quali si sono avuti più problemi, per avere poi la soddisfazione di riuscire a portare a termine una prova degna ... una vera e propria doppia sfida, alla cartina e a sé stessi. Non è raro sentire dire “ho un conto in sospeso" con un certo posto, nel senso di volersi togliere gli schiaffi da faccia” o una pietra dalla scarpa”, ma non sempre ci si riesce al primo tentativo. Fra i terreni che più attirano i “testardi” ci sono quelli carsici della Slovenia, con le loro centinaia di depressioni di ogni dimensione e migliaia di rocce che fanno venire il mal di testa solo a guardare le carte (vedi esempi in basso, mappa e boschi). 

Ci si torna per rimettersi in gioco, fare nuovi errori, poi autocriticarsi fino a insultarsi, ma in fondo prendendosela allegramente. Il dopogara spesso si risolve nel confrontare gli sbagli con gli amici/avversari, prendersi in giro a vicenda, “vantarsi” delle proprie bestialità e poi finire a mangiare e bere tutti insieme ... domani chi riuscirà a far peggio?
   

Nessuno è immune da errori, ma i campioni li misurano in secondi e quelli della seconda parte della classifica in minuti o decine di minuti persi a pascolare (gergo per "girare a vuoto senza essere certi della propria posizione"), sempre che non si vada inavvertitamente fuori carta e lì sono dolori. Molte volte i problemi sorgono per l'assenza di forme evidenti ed inequivocabili o per l'abbondanza di elementi simili e quanto più difficili sono carte, terreni e percorsi, tanto maggiore sarà la soddisfazione se si riesce ad ottenere un buon risultato (per il proprio livello, non in assoluto). Agli orientisti "seri" piace affrontare sfide impegnative pur sapendo già in partenza che alla fine si dovrà fare un mea culpa in quanto, a differenza di tanti altri sport, le scuse da accampare, se esistono, sono pochissime. 
Se vari anni fa ci difendevamo più o meno degnamente, dopo questa lunga sosta il rientro si prevede impegnativo, non solo sotto l'aspetto atletico ma anche, e forse soprattutto, per quello tecnico. Persa l’abitudine a leggere e interpretare velocemente cartine per niente semplici, il rischio di “perdersi” aumenta e chi si "perde" (nel senso che non sa dove si trovi esattamente) è "perduto" (cioè rischia di pascolare per molti minuti). Dovremo certamente abbassare l'asticella, ma l'importante è mettersi in gioco e divertirsi. E in quanto a ciò contiamo sui nostri amici lusitani che, come noi, dopo le gare non disdegnano abbondanti mangiate a base di leitão, bacalhau, jaquezinhos, secreto, carapaus, ecc. annaffiate da buon vino portoghese. 
io, o Dionisio, o Antonio e o José, sul "terrazzino" al lato del Sentiero degli Dei
Le peregrinazioni gastronomiche continueranno poi a Lisbona con le immancabili soste al Tunel de Alfama e O Cantinho de José, dove si aggregheranno altri "colleghi", alcuni dei quali nel 2010 vennero a partecipare al Trek Amalfi - Capri (foto sopra, tante altre nel link), 105km con 5.000m di dislivello in 5 giorni.

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