martedì 19 febbraio 2019

Capharnaüm (Nadine Labaki, Libano, 2018) tit. it. “Cafarnao”

66  Capharnaüm (Nadine Labaki, Libano, 2018) tit. it. “Cafarnao” 
con Zain Al Rafeea, Yordanos Shiferaw, Boluwatife Treasure Bankole  
Nomination Oscar miglior film in lingua non inglese  *  3 Premi (fra i quali quello della giuria) e Nomination Palma d’Oro a Cannes per Nadine Labaki * IMDb  7,3  RT 81%


Quarta regia di Nadine Labaki, che si fece conoscere una dozzina di anni fa con il suo film d’esordio Cararamel (2007), conta una decina di interpretazioni come attrice. Film dichiaratamente social-politico nel quale ai temi femministi già trattati dalla regista (personalmente impegnata in politica) si aggiungono quelli dell’infanzia abbandonata e maltrattata, il traffico di esseri umani, spose bambine e migranti.
Non ci vuole molto a immaginare la drammaticità della trama e che ovviamente non può approfondire molto data la varietà e la complessità dei temi trattati, ma riesce comunque a mettere in relazione fra loro molti di essi.
Ottima l'interpretazione del protagonista Zain Al Rafeea e anche di Boluwatife Treasure Bankole (anche se, avendo pressappoco un anno, molto merito deve essere ascritto a chi ne aveva cura). Quest'ultima (una bambina anche se nel film interpreta Yonas, un bambino) è nata in Libano, ma poi espulsa e mandata in Kenya con la madre; Yordanos Shiferawche nel film interpreta sua madre, è eritrea e fu effettivamente arrestata nel bel mezzo delle riprese e ci vollero 2 settimane prima di ottenerne il rilascio; Zain è un rifugiato siriano. 
Boluwatife Treasure Bankole Zain Al Rafeea
La sceneggiatura è senz'altro apprezzabile per il modo in cui riesce a combinare tanti argomenti scottanti e, pur proponendo storie e situazioni "esemplificative",  a non eccedere né in buonismo né in violenza ... direi è abbastanza bilanciato. La conclusione vagamente ottimista stona un po', ma sperare in un mondo migliore non costa niente e quindi vale la pena farlo.
Ho trovato talvolta eccessivo l’uso della steadicam associato a un montaggio troppo rapido, che dà sì una buona idea di agitazione e caos, ma non concede abbastanza tempo agli spettatori di apprezzare le reazioni dei tanti personaggi coinvolti. Le riprese a spalla sono comunque le più utilizzate nel film, intervallate da pochi sguardi sulla città mediante belle e significative riprese, alcune delle quali da drone (che ricordano molto quelle di Slumdog Millionaire).
Film senz'altro consigliato, ma i più sensibili si preparino ad uscire dalla sala o con fazzoletti inzuppati di lacrime e/o indignati e con un diavolo per capello. 

Considerazione: nel caso in cui Roma dovesse vincere l'Oscar come miglior film, non mi meraviglierei se, dati i temi trattati e la comunque più che buona qualità del film (oltretutto diretto da una donna, una delle poche candidate), a Cafarnao fosse assegnato quello come miglior film non in lingua inglese ... pur essendo un controsenso. 
In ogni caso, l'ho trovato senza dubbio migliore dell'altro suo concorrente finora visto: Shoplifters di Hirokazu Koreeda (gli fu preferito per la Palma d'Oro a Cannes). 

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