venerdì 15 febbraio 2019

12° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (56-60)

Gruppo di film stranamente assortito, con i due più conosciuti (per il regista/interprete, ma non per essere fra i suoi migliori) in fondo alle mie preferenze.
   

57  Mille miglia... lontano  (Yimou Zhang, Cina, 2005) tit. or. “Qian li zou dan qi” * con Ken Takakura, Kiichi Nakai, Shinobu Terajima * IMDb  7,4  RT 83%
Non il solito Zhang, poco colorato, per niente spettacolare, ma molto profondo e meditativo su un rapporto parallelo fra due padri e i rispettivi figli, mettendo oltretutto a confronto culture come la giapponese e la cinese che, a dispetto di quanti molti possano pensare, sono profondamente diverse.
Nel film, senza cadere in situazioni caricaturali o stereotipi, riesce a mettere i confronto le persone e i loro sentimenti più che le differenze culturali.
Merita senz’altro una visione dagli spettatori attenti.
Nota: come già osservai in precedenti occasioni, pare che Zhang (come molti registi) inserisca in molti film una scena ricorrente. Nel suo caso consiste in qualcuno che, senza speranza, corre dietro un veicolo che si allontana.

59  Campeones (Javier Fesser, Spa, 2018) tit. it. “Non ci resta che vincere” * con Javier Gutiérrez, Athenea Mata, Juan Margallo * IMDb  7,3  RT 67%
Fesser ha saputo trattare con la giusta ironia situazioni non certo allegre, senza mai cadere nel pietismo o nella derisione, né scadere in battute triviali o di dubbio gusto, anche se non riesce a mantenersi sempre a ottimi livelli. In sostanza, e al contrario di quanto si possa pensare, il film verte più sulla "rieducazione" del protagonista (interpretato dal sempre bravo Javier Gutiérrez, qualcuno avrà avuto modo di apprezzarlo in La isla minima) che sui membri della squadra di basket che sono semplicemente la sua medicina cura.
Risulta interessante scoprire che (episodio citato nel film e forse spunto per la sua realizzazione), la nazionale spagnola di basket vinse la medaglia d'oro alle Paralimpiadi del 2000, ma in seguito il titolo fu revocato in quanto si scoprì che l'80% dei giocatori non soffriva di alcuna limitazione psichica. A causa di ciò le sovvenzioni per il settore sparirono, pian piano altre federazioni si sono rimesse sulla giusta rotta, ma quella di basket paralimpico pare che soffra ancora delle conseguenze di quello scandalo.
Ottimo e significativo il finale che dovrebbe far meditare molti pseudo sportivi che di sport e sportività sanno ben poco. Una commedia “diversa” che vale certo una visione, pur senza essere un capolavoro.
PS - Spesso Fesser si è occupato di questioni, personaggi e trame singolari, talvolta al limite dell'assurdo o surreale, contando anche su attori “particolari”. Ricordo il suo famoso, purtroppo solo in patria, El milagro de P. Tinto (1998) e il suo corto dall'originale titolo El secdleto de la tlompeta (1996, 17 min), il cui protagonista (vedi poster al lato) sono convinto sia citato in Non è un paese per vecchi nel personaggio di Javier Bardem.
Un altro suo corto Binta y la gran idea (2004), più serio e di impegno sociale, ambientato in un villaggio senegalese, fu candidato all’Oscar 2007.

      

56  Strange Days (Kathryn Bigelow, USA, 1995) * con Ralph Fiennes, Angela Bassett, Juliette Lewis * IMDb  7,2  RT 67% * Anteprima al Festival di Venezia
Dalla Bigelow (regista dei più recenti The Hurt Locker, 2008, e Detroit, 2017) mi aspettavo qualcosa di più. Premesso che non sono amante di sci-fi e distopia e potrei quindi non cogliere alcuni meriti della messa in scena, penso che la rappresentazione della città che vive le ultime ore del secolo passato fra festeggiamenti in locali alla moda e violenza nelle strade parzialmente controllate da militari (in assetto di guerra) con carrarmati sia troppo irreale ... senza senso, oltretutto non indispensabile al procedere della trama. La storia basata sulle possibilità fornite dalla realtà virtuale, può benissimo essere accettata così come gli intrighi connessi, visto che si tratta comunque di attività illegale, ma è un po’ troppo articolata e allungata (il film dura quasi due ore e mezza).
Seppur ancora a inizio carriera, si fa notare Ralph Fiennes; questo fu il suo 5° film, il meno apprezzato di quel periodo visto che i due precedenti erano stati Schindler's List (1993, Nomination come non protagonista) e Quiz Show (1994) e il successivo Il paziente inglese (1996, Nomination come protagonista).
Buono, ma probabilmente sarebbe stato migliore ridotto in durata e senza troppe scene di caos per le strade.

60  A Midsummer Night's Sex Comedy (Woody Allen, USA, 1982) tit. it. “Vite difficili” * con Woody Allen, Mia Farrow, José Ferrer * IMDb  6,7  RT 75% (ma solo 33% top critics)
Altra pretenziosa e assurda pseudo commedia di Allen. Ostinandosi a produrre, dirigere, scrivere e interpretare film senza pause e più o meno di fretta è comprensibile (ma ciò non lo giustifica) che non possa mantenere alti livelli. Oltre alla ripetitività di situazioni e allusioni (sesso, ebrei e psichiatria) continua a volersi imporre come attore nonostante sia ampiamente dimostrato che non sia una cima in tale campo. Può essere considerato un buon caratterista, ma alla lunga stanca ... pare che sia un rispettato suonatore di clarinetto (ma sarà vero o lo si sostiene solo perché si tratta di Woody Allen?).
Personalmente, non lo consiglio, ma se siete sostenitori di Allen vi potrebbe anche piacere.

58  Interiors (Woody Allen, USA, 1978) tit. it. “Vite difficili” * con Diane Keaton, Geraldine Page, Kristin Griffith * IMDb  7,5  RT 77% * 5 Nomination Oscar e 4 per i Golden Globes (senza alcun successo)
Questo non l'avevo mai visto e forse avrei fatto meglio a restare nella mia ignoranza. Poco interessante, personaggi  che non ispirano alcuna simpatia, il ruolo femminile balbettante è affidato a Mary Beth Hurt, ma anche Diane Keaton ha la sue brave esitazioni e inceppamenti alleniani; recitazione complessivamente mediocre. Quasi soporifero nonostante duri meno di un'ora e mezza.
Anche questo film penso sia adatto solo ai fan di Allen. 

IMPORTANTE: vi ricordo che dal 2 aprile il mio GOOGLE+ sarà chiuso e che, di conseguenza, le raccolte degli anni 2016-2018 non saranno più accessibili. Tutte le 1.300 micro-recensioni sono ora organizzate in 26 pagine del mio sito www.giovis.com e facilmente rintracciabili grazie all’indice generaleIn detta pagina potrete effettuare ricerche per titolo, regista, interpreti principali, anno e paese di produzione e, utilizzando i link e i numeri d’ordine, giungere rapidamente a quella che vi interessa.

3 commenti:

  1. Questo di Zhang non lo conosco e penso che provvederò. In genere mi piace quasi sempre questo regista.

    Strange Days è un cult e uno dei migliori della Bigelow ! No che non si poteva accorciare! 😀 Non ti piace il genere sci-fi, è quello il punto. 😊

    I due films di Allen non sono due massimi capolavori nella sua vasta produzione. Si lasciano vedere. Proprio non digerisci Allen attore, con il suo personaggio intellettuale, nevrotico e balbettante! Peccato , ha rappresentato un'epoca e fatto ironia intelligente.
    Non dire caricaturista però! Esageri per antipatia.
    Ciao!

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    1. Concedimi che la parte caotica cittadina di Strange Days è abbastanza irrazionale e non assolutamente indispensabile.

      Ai due film di Allen si sono già aggiunti Zelig e Broadway Danny Rose (migliori dei due di questo gruppo che anche tu definisci “non massimi capolavori nella sua vasta produzione”) ... gli psichiatri nel primo e specialmente gli italoamericani nel secondo non sono caricature? Del gruppo di dvd giunti alla biblioteca mi resta ora Shadows and Fog, a me sconosciuto ... speriamo bene.

      Al contrario, pur sottolineando che non è un capolavoro cinematografico, Campeones mi è sembrato un prodotto inaspettatamente più che decente e non una becera commedia buonista-compassionevole. Mi hanno convinto a guardarlo i Goya appena vinti, a seguito dei quali è tornato nelle sale, e la nota e apprezzata ironia di Fesser.

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    2. Divago.....i Goya. A tal proposito penso conoscerai Iciar Bollain (7 Goya per "Ti dò i miei occhi").
      Ma forse non conosci il più recente (e forse più "piccolo") "El Olivo" che ti consiglio vivamente.

      Strange Days : la parte urbana racconta proprio del caos violento e folle in cui è caduta l'umanità. Eh, per forza che è delirante ! 😀

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