mercoledì 6 maggio 2015

L’anno 1558 lega Massa Lubrense, Sorrento e Ciutadella (Menorca)

Appena prima della mia partenza Stefano mi aveva ricordato che Menorca, in particolare Ciutadella, nel 1558 soffrì l'attacco e il successivo saccheggio da parte della poderosa flotta ottomana, dalle nostre parti genericamente chiamata saracena, qui turca. Allo stesso tempo mi chiese di ricercare documenti nei quali fosse menzionato il passaggio di detta flotta per Massa e Sorrento essendo noto che si trattò della stessa campagna del tristemente famoso Pialì Pascià. Questi, seguendo un itinerario già sperimentato da altri in anni precedenti (p.e Khayr al-Dīn, detto Barbarossa nel 1534-5), procedette da Istanbul fin quasi al limite del Mediterraneo occidentale saccheggiando le cittadine costiere più ricche.
Dopo questo breve ma indispensabile preambolo che evidenzia il legame fra i luoghi, torniamo a Menorca e all'allora sua capitale Ciutadella. Questa cadde il 9 luglio del 1558, al quarto assalto, dopo un assedio durato 10 giorni subendo notevoli perdite di vite umane, circa 3.500 deportazioni e distruzione di buona parte della città. Le cronache riportano che all'interno dell'isola, fino a Monte Toro (circa 30km a est), non si incontrava anima viva.
   
costa tirrenica fino al Golfo di Napoli e Menorca (1513, Atlante di Piri Reis)
Stefano (presidente della sez. lubrense dell'Archeoclub) mi aveva anche messo al corrente del fatto che qui si conserva memoria dei tragici eventi e che dal 1852 ogni 9 luglio, anniversario della presa della città, si svolgono celebrazioni commemorative dell’Anno della Disgrazia (Any de sa Desgràcia) al contrario di quanto succede a Massa e Sorrento dove il 13 giugno semplicemente si festeggia Sant'Antonio, dimenticando che l'attacco del 1558 causò qualche migliaio di morti e almeno 4.000 prigionieri, pochissimi dei quali furono riscattati. A Ciutadella si riunisce il consiglio comunale in seduta straordinaria, una persona appositamente nominata declama un documento dell'epoca conosciuto come Acta de Costantinoble, si celebra una messa solenne in memoria dei morti del 1558 e si pone una corona di fiori ai piedi del monumento commemorativo detto sa piràmide
Ma penso sia interessante sapere qualcosa di più in merito alla singolare origine dell’Acta. Alcuni menorchini prigionieri a Costantinopoli, fra i quali vari di rango, si riunirono per stilare e sottoscrivere un rendiconto degli avvenimenti trascorsi dall'arrivo della flotta ottomana (29 giugno) fino alla espugnazione di Ciutadella. A quell'epoca i capi civili e militari che si arrendevano troppo facilmente e non potevano successivamente dimostrare che non avessero avuto altra scelta, venivano giudicati e nella maggior parte dei casi giustiziati sulla pubblica piazza dopo atroci torture e non sto a ripetervi quello che mi è stato descritto, con gran dovizia di particolari, dal mio interlocutore. Questi, Florenci Sastre Portella (curatore dell'archivio storico di Ciutadella e autore di numerosi testi sul tema) ha sottolineato che questo testo stilato a Costantinopoli si deve intendere come una "assicurazione" per i sottoscrittori per evitare che, nel caso fossero stati riscattati o fossero riusciti a fuggire, una volta tornati in patria non fossero poi sottoposti a processo con grandi possibilità di essere condannati (i capri espiatori servono sempre).
L'atto fu certificato da uno dei prigionieri, il notaio Pere Quintana, ma chiaramente, considerati gli intenti, non è detto che i comportamenti dei sottoscrittori siano stati esattamente quelli descritti. In particolare quello del quale più si dubita è il capitano della guarnigione Miguel Negrete, ma il fatto di essere castellano potrebbe suggerire una motivazione "razzista" di queste voci. Florenci Sastre mi ha raccontato che, al contrario di quanto affermato nell'Acta, è sempre corsa voce che Negrete, memore della sua precedente disfatta a Castelnuovo sulle coste dalmate e successiva prigionia in mano dei Turchi e convinto dell'inevitabilità della disfatta, poco dopo l'inizio dell'assedio si fosse ritirato in campagna dedicandosi esclusivamente a mangiare e bere. Poi, appena seppe dell'entrata delle truppe ottomane in città si arrese al nemico indossando i suoi vestiti più appariscenti allo scopo di ottenere un miglior trattamento (i ricchi e i potenti non venivano maltrattati nella speranza di incassare un sostanzioso riscatto). In effetti questo documento venne alla luce e fu reso pubblico solo molti anni dopo, nel 1620, ma a parte i dubbi in merito ai comportamenti individuali viene considerato veritiero e affidabile per quanto riguarda la cronologia degli eventi e i numeri di galee, soldati, morti e prigionieri.

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