lunedì 26 ottobre 2020

Micro-recensioni 356-360: 5 cinematografie diverse, 2 opere prime

Ancora un gruppo eterogeneo (Messico, Brasile, Portogallo, Giappone e UK/USA) che stavolta include due film d’esordio, uno dei quali è senz’altro il più interessante della cinquina, considerando anche il prosieguo della carriera del regista sceneggiatore Martin McDonagh.

  

In Bruges (Martin McDonagh. UK/USA, 2008)

Commedia grottesca con sceneggiatura tagliente (nomination Oscar), molto poco buonista e certamente non politically correct. Non risparmia niente e nessuno, da quello che oggi è di moda chiamare body shaming, agli stereotipi di nazionalità, da traffico di droga e armi a killer “d’onore”. Perfetti nei rispettivi ruoli i protagonisti Colin Farrell e Brendan Gleeson, nonché Ralph Fiennes che però compare solo nella seconda parte; non da meno sono gli interpreti di personaggi minori, sempre ben caratterizzati da McDonagh, regista e unico sceneggiatore del film. Si potrebbe dire che è strutturato come una serie di sketch che presentano situazioni del tutto diverse (spesso memorabili), a volte con personaggi-meteora altre volte invece ricompaiono inaspettatamente.

In tempi nei quali pare non si possa dire o fare più niente senza che insorga questa o quella minoranza, In Bruges è un toccasana per chi sa cogliere il lato ironico delle cose e sa ridere anche dei propri difetti. Questo fu il primo film di McDonagh che poi, al suo terzo lavoro - ben 9 anni più tardi - Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, si fece conoscere dal mondo intero.

Vidas secas (Nelson Pereira dos Santos, Bra, 1963)

Uno dei film simbolo del Cinema Novo brasiliano, un neorealismo d’oltreoceano spesso ambientato nelle aride campagne del nord (il sertão) dove si lottava per sopravvivere, non solo contro la natura ma anche con i prepotenti, politici e militari. Apprezzabile la fotografia in b/n e le interpretazioni degli attori (tutti esordienti ingaggiati sul posto) dei quali solo Joffre Soares intraprese poi la carriera professionale conclusa con un centinaio di film all’attivo. Premiato a Cannes e Nomination Palma d’Oro.

  

The Snare (Yasuzô Masumura, Jap, 1973)

Questa volta Masumura si cimenta nel genere chambara (samurai e spade) dirigendo il secondo film della trilogia che vede protagonista Hanzo the Razor, un poliziotto violento ma incorruttibile, imbattibile sia con la spada che con qualunque altra arma, grande amatore, che persegue i propri fini agendo con audacia al limite della legalità. Esagerato come quasi tutti quelli di tale genere, ha una trama che tende più all’intrigo economico e politico che alla classica storia di samurai. Come gli altri del periodo conclusivo della sua carriera, anche questo è a colori … a mio giudizio si esprimeva meglio con il bianco e nero. Abbastanza violento ed in parte erotico (genere più volte trattato da Masumura nei suoi ultimi film) riesce ad essere comunque snello e pieno di colpi di scena e quindi si lascia guardare.

Los confines (Mitl Valdez, Mex, 1967)

Mitl Valdez esordì alla regia con questo film che combina un paio di racconti (Talpa e Diles que no me maten) e parte di un romanzo (Pedro Paramo) del notissimo (almeno in patria) autore messicano Juan Rulfo, capostipite del realismo magico, stile poi seguito anche da Gabriel García Márquez, suo grande estimatore. Se da un lato è visivamente ben presentato, dall’altro c’è da dire che Valdez abusa nel far recitare ad una voce fuori campo interi brani degli scritti ai quali si è ispirato. Di conseguenza ci sono contenuti più che buoni ma male adattati al grande schermo.

Recordações da Casa Amarela (João César Monteiro. Por, 1989)

Si tratta di un film strano, certamente quello più fuori dagli schemi in questo gruppo. Il protagonista (interpretato dallo stesso regista) è un uomo di mezza età, malaticcio, svagato, erotomane, sostanzialmente instabile, che vive in una casa di pensionanti di varie età, estrazioni sociali e professioni (se ne hanno una). Da ciò è facile intuire che la sostanza sta nei rapporti con i coinquilini, con la padrona di casa e qualche vicino.

 

#cinema #cinegiovis

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