domenica 4 ottobre 2020

Micro-recensioni 331-335: classici portoghesi anni ’40 e Ruy Guerra

Con l’obiettivo di rinfrescare il mio scadente portoghese, mi sono messo alla ricerca di buoni film da guardare in tale idioma e ho scelto 3 apprezzate commedie classiche degli anni ‘40 (media IMDb 7,7), una delle quali diretta dall’emblematico cineasta lusitano Manuel de Oliveira, la cui mano si nota nella regia. 

Ho completato la cinquina con due film diretti dal brasiliano Ruy Guerra, il primo dei quali è senz'altro il più notevole e interessante del gruppo sia per pura tecnica cinematografica che per contenuti (soggetto dello stesso regista).

  

Aniki Bóbó (Manuel de Oliveira, Por, 1942)

Primo lungometraggio del più emblematico regista portoghese, nato e morto a Oporto, alla veneranda età di 106 anni. In precedenza, come poi anche nei seguenti 20 anni, si dedicò soprattutto a documentari e corti. Il titolo Aniki Bóbó è estrapolato dal tocco Aniki-Bebé/ Aniki-Bobó/ … /Tu és polícia/tu és ladrão, che si usava prima di giocare a guardie e ladri per decidere chi dovesse essere polícia e chi ladrão. Nel film si descrive la vita in strada di un gruppo di ragazzini dei quartieri poveri di Oporto, che passano il tempo fra scuola (poco), bagni nel Douro e litigi, ma parte importante ha la rivalità fra due di loro a causa dell’unica ragazzina del gruppo. Come anticipato, sulla borsa di Carlitos (il bambino protagonista) si legge il motto Sempre por bom camihno, che è anche legato alla trama per altri motivi. Ma c’è anche un’altra curiosità: in classe si legge il racconto João o parvo, simile a quello di titolo omonimo (se tradotto) di Giovanni lo scemo (che ricordo raccontato dai miei nonni) … chissà quale fu il paese di origine e da quanti secoli si narrano tali storie esemplari. IMDb 7,6

O pai tirano (António Lopes Ribeiro, Por, 1941)

A metà strada fra commedia e farsa, si sviluppa in parallelo fra la realtà e una messa in scena ma le situazioni simili e dialoghi adattabili ad entrambe i contesti condurranno ovviamente ad una serie di equivoci. I protagonisti fanno parte del gruppo teatrale amatoriale Os Grandelinhas, essendo tutti impiegati dei famosissimi e lussuosi grandi magazzini Grandela, tuttora esistenti al centro di Lisbona. Ecco un paio di curiosità … . All’ingresso dei magazzini resiste ancora oggi (dall’inaugurazione del 1907) il grosso ovale scolpito recante un motto di origine incerta ma che ben presto divenne un detto popolare Sempre por bom camihno e segue (= segui sempre la retta via * foto a sinistra). Ripetuto e mostrato più volte, lo si ritrova anche nell’altro film di questo gruppo (Aniki Bóbó), scritto sulla cartella del protagonista. La rappresentazione dei finti nobili ricorda molto quella famosa nel film Miseria e nobiltà (1954, ma la commedia di Scarpetta è del 1887). Prodotto certamente datato, ma si lascia guardare e serve a chi vuole farsi l’orecchio con il portoghese … almeno quello classico. IMDb 7,9

O Leão da Estrela (Arthur Duarte, Por, 1947)

Altra classica commedia amatissima dai portoghesi, noti per le grandi rivalità calcistiche. Infatti Leão (leone, il simbolo dello Sporting Lisbona) è anche il soprannome dei tifosi della squadra, acerrimi rivali di Benfica e Oporto. Il protagonista Anastácio, impiegato di limitate disponibilità finanziarie, per seguire i suoi beniamini in trasferta si avventura in una straordinaria serie di bugie coinvolgendo e sfruttando le conoscenze di moglie e figlie, nonché della cameriera e del suo fidanzato chauffeur, per andare ad “accamparsi” a casa di una ricchissima famiglia portuense. Nella serie di equivoci e bugie si inserisce anche un misterioso e ricco vicino, dai misteriosi traffici internazionali. IMDb 7,6

 

Os fuzis (Ruy Guerra, Bra, 1964)

Film che i cinefili dovrebbero recuperare e guardare con attenzione per l’ottima regia (Orso d’Argento a Ruy Guerra e Nomination Orso d’Oro a Berlino). Atmosfera a tratti quasi surreale con campi lunghi su una moltitudine di disperati guardati a vista da soldati che devono proteggere il trasporto del raccolto. A causa della siccità gli abitanti di Milagres, villaggio nel nord del Brasile, sono infatti affamati e per loro l’unica alternativa sembra essere quella di pregare, spesso in processione, seguendo un farneticante santone che porta in giro un bue secondo lui sacro; nell’arido territorio le prediche urlate si alternano a canti sacri e litanie. Parallelamente si sviluppano storie personali di alcuni soldati, annoiati ed in parte impauriti, e dei loro rapporti con qualche civile.

Bella e nitida la fotografia b/n che si adatta perfettamente agli ottimi piano sequenza, spesso con più movimento di personaggi (che escono e rientrano in scena) che movimenti di macchina, comunque per lo più a mano.

Eréndira (Ruy Guerra, Mex, 1983)

La sceneggiatura è di Gabriel García Márquez, adattamento del suo romanzo breve del 1972, pubblicato in Italia con titolo La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturataChi lo volesse cercare stia attento a non confonderlo con altro film messicano quasi omonimo, Eréndira la indomable (2006), che niente ha a che vedere con il testo di Gabo. Film abbastanza noioso e slegato; inoltre, il cast internazionale non aiuta e i vari accenti, seppur in teoria plausibili, risultano essere una stonatura.

 

#cinema #cinegiovis

Nessun commento:

Posta un commento