lunedì 19 ottobre 2020

Micro-recensioni 351-355: di nuovo 5 cinematografie diverse

Stavolta si tratta di Giappone, Perù, India, USA e Cuba. Di livello certamente superiore è il film giapponese (l’ennesimo di Masumura, ma totalmente diverso dagli altri), interessanti il peruviano e l’indiano, al di sotto delle aspettative i rimanenti due. Tuttavia, i primi quattro hanno in comune il fatto di affrontare i rispettivi temi (guerra, ordine militare, terrorismo, ambiente) più o meno seriamente e fornire una morale o, quantomeno, un preciso punto di vista.

 

(The) Red Angel (Yasuzô Masumura, Jap, 1966)

Si tratta di uno dei più apprezzati film di Masumura, che in questo caso si cimenta nel genere bellico ma di combattimenti se ne vede solo uno, parziale e di minore importanza. Il tema è l’irrazionalità della guerra in sé (in questo caso quella in Cina) e quindi è dichiaratamente contro di essa. Protagonista (interpretata da Ayako Wakao, musa del regista, 25 film con lui) è una giovane infermiera, dislocata in un ospedale militare, poi uno da campo al fronte, e infine in un avamposto circondato dai cinesi. Non è film per spettatori troppo sensibili o deboli di stomaco, le operazioni quasi senza anestesia, i mucchi di arti amputati, gli ammassi di cadaveri e i feriti stipati sono affiancati da altri problemi altrettanto problematici e scottanti. In questa situazione nasce un legame fra l’infermiera e un chirurgo i quali spesso si trovano a discutere di quella che oggi si chiama bioetica.

Ottimo film, uno dei più apprezzati di Masumura … 7,8 su IMDb, solo 4 recensioni su RT (tutte più che positive), gradimento del pubblico 95%

La ciudad y los perros (Francisco Lombardi, Perù, 1985)

Tratto dall’omonimo romanzo di esordio di Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la letteratura nel 2010. Nel 1999 il regista Francisco Lombardi avrebbe poi adattato anche il remake di un altro suo romanzo, Pantaleón y las visitadoras (1973), che era già stato portato sul grande schermo dallo stesso autore nel 1976, ma senza grande successo tant’è che è rimasta la sua unica regia. Quasi tutto il film si svolge nel collegio militare di Lima ma la trama, pur comprendendo gli inevitabili classici episodi di nonnismo e bullismo (tristemente noti in ogni paese ed in ogni epoca), si distacca dal solito e prevedibile mettendo in evidenza il marciume che esiste anche nell’ambiente degli ufficiali e sottufficiali. Non quotato su RT (essendo peruviano non ha recensioni) appare comunque in IMDb con un più che buono 7,4.

  

A Wednesday (Neeraj Pandey. India, 2008)

Film d’esordio di Pandey, non solo regista ma anche sceneggiatore e produttore. Si tratta di uno dei vari film che prendono spunto dal terrorismo (frequenti gli attacchi di questo tipo in India) per costruirci sopra un thriller. Concettualmente è simile a tanti altri (ultimatum con determinate richieste da soddisfare per evitare una strage di civili) e si svolge in poche ore, ma la storia è abbastanza varia e piena di sorprese. Particolarmente apprezzabile è la tecnica di ripresa con camera quasi sempre in movimento, scene intense con montaggio velocissimo, ottimo commento musicale sempre adatto alle varie situazioni (ma niente a che vedere con Bollywood).

Solo nella seconda parte, poco prima del finale abbastanza inaspettato, rallenta per far proporre un lungo dialogo fra i due protagonisti che spiegano nel dettaglio le proprie ragioni: quelle dei cittadini comuni e quelle della legge. Dilemma morale ben noto e discusso da secoli, ma pur sempre interessante.

Da guardare, quantomeno per vedere un diverso approccio al tema rispetto ai soliti film americani.

The Misfits (John Huston, USA, 1961)

Fu l’ultimo film sia per Clarke Gable (infarto subito dopo il termine delle riprese) che per Marilyn Monroe (nota discussa morte l’anno successivo); li affiancano Montgomery Clift ed Eli Wallach. Noto forse più per i primi motivi e per avere nella sceneggiatura (pare) vari similitudini con la fine della relazione fra l’attrice ed Henry Miller (autore); riprese complicate dalla conclamata dipendenza di alcol e droghe di buona parte di loro e da un certo boicottaggio nei confronti di Eli Wallach.

C’è un po’ di tutto nella trama, Gable e Wallach si interessano alla Monroe appena divorziata e accompagnata dalla grande caratterista Thelma Ritter (6 Nomination Oscar non protagonista). Successivamente entra in gioco Montgomery Clift, parte relativamente breve, e scompare la Ritter.

A questo punto è bene precisare che misfits potrebbe e dovrebbe essere tradotto come “disadattati, asociali, …” e non Gli spostati (titolo italiano). Infatti, ognuno dei 4 ha le sue fisime e un suo personaggio al quale si attiene, in particolare i tre uomini. Non dico di ciò che avviene nel corso del film ma vado direttamente alla conclusione (non lo vedo come spoiler) nella quale si assiste ad uno scontro fra i 4 (quasi del tutto verbale) che molti hanno voluto interpretare come precursore delle idee anti-western, ambientaliste e animaliste, ma che non lega con i personaggi. Non mi ha convinto …

Guantanamera (Tomás Gutiérrez Alea, Cuba, 1995)

Ultimo film del regista cubano, girato subito dopo il suo più noto Fragola e cioccolato; un’altra commedia e anche in questo caso (come in La muerte de un burocrata, 1966) tutto ruota attorno un cadavere che deve essere sepolto dall’altra parte dell’isola. Sorgeranno innumerevoli intoppi, i carri funebri saranno cambiati più volte e seguiranno lo stesso itinerario di un camion guidato da due singolari autisti, uno dei quali è invaghito da tempo di una donna che viaggia nell’auto al seguito del morto …

Pur avendo messo tanta care a cuocere, Gutiérrez Alea e i suoi co-sceneggiatori non riescono ad essere brillanti come nel succitato film di 30 anni prima ed in particolare la parte romantica è abbastanza melensa. Evitabile.


#cinema #cinegiovis

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