martedì 29 settembre 2020

Micro-recensioni 321-325: mix … Georgia, Cina, USA e 2 giapponesi

Gruppo abbastanza vario, che include un gran film di uno stimato critico cinematografico, occasionalmente dietro la macchina da presa: Peter Bogdanovich. Gli altri sono due film dai titoli assonanti (uno sconosciuto georgiano ed uno del cinese Yimou Zhang di genere molto diverso da quelli per i quali è famoso) e altri 2 di Masumura, autore di spicco della Nouvelle Vague giapponese.

 

The Last Picture Show (Peter Bogdanovich, USA, 1971)

Conosciuto in Italia come L’ultimo spettacolo (una volta tanto titolo tradotto decentemente) merita senza dubbio le buone recensioni di cui gode (IMDb 8,0 e RT 100%). A tutti gli effetti si tratta di un film corale, ricco di personaggi ben delineati ed avvenimenti significativi in un modo o nell’altro legati fra loro. Oltre all’ottima fotografia in b/n, grandi meriti vanno riconosciuti al regista, co-sceneggiatore insieme con l’autore del libro del quale il film è adattamento, e al formidabile cast che comprende attori navigati come Ben Johnson ed Ellen Burstin ed esordienti che poi hanno avuto successo come Cybil Sheperd e Jeff Bridges. A dimostrazione di ciò, basti notare che delle 8 Nomination, ben 4 erano nella categoria non protagonisti e 2 di queste si conclusero con l’Oscar (Ben Johnson e Cloris Leachman).

Certamente è un film da guardare, e con attenzione, interessante anche per lo spaccato che propone della società americana bigotta e amorale allo stesso tempo.

Keep Smiling - Gaigimet (Rusudan Chkonia, Geo, 2012)

Fra le repubbliche ex sovietiche, la Georgia è la più attiva in campo cinematografico e i pochi film che arrivano in occidente hanno spesso ii loro meriti. Questo è interamente incentrato su un concorso fra “madri”, quindi non teenager, ognuna con i suoi problemi economici, o di prole, o rapporti coniugali per non citare quelle provate dalla guerra. La prima metà è più o meno banale, ma la seconda è un rapido susseguirsi di avvenimenti al limite fra dramma e dark comedy. Quindi un film a due velocità che migliora verso fine offrendo non solo una visione delle miserie che ruotano attorno a tali concorsi (da un lato e dall’altro) ma dà anche un’idea, seppur superficiale, della società armena dopo aver ottenuto l’indipendenza.

  

Kisses - Kuchizuke (Yasuzô Masumura, Jap, 1957)

Film d’esordio di Masumura, fra i giapponesi della Nouvelle Vague forse il più vicino allo stile degli omologhi francesi. Come quasi tutti i suoi film, che abbracciano i generi più disparati, si lascia guardare per il suo montaggio rapido e per la fluidità delle sequenze … ottimo stile narrativo. Nella fattispecie si tratta dell’innamoramento di due figli di carcerati che si incontrano proprio facendo visita ai rispettivi padri. Chiaramente non è un vero e proprio colpo di fulmine e la strada fino ai primi baci (del titolo) sarà lunga e non sempre priva di intoppi.  

A Wife Confesses (Yasuzô Masumura, Jap, 1961)

Altro Masumura, stavolta un dramma – crime – courtroom movie, ma anche questo pregevole per messa in scena, montaggio, organizzazione dei numerosi flashback e interpretazione. Come già ebbi modo di dire l’anno scorso quando scoprii questo singolare regista estremamente prolifico (47 film in 14 anni), pur non raggiungendo vette eccelse non delude mai. Di conseguenza, consiglio anche questa visione.

Keep Cool (Yimou Zhang, Cina, 1997)

Molti conoscono gli spettacolari film d’azione di Zhang come Hero e La foresta dei pugnali volanti, altri avranno apprezzato quelli drammatici come Ju Dou e Lanterne rosse, ma pochi sanno che di tanto in tanto il regista cinese si cimenta anche in commedie (di solito dark) onestamente di livello molto inferiore. Keep Cool è una di esse e fa buona compagnia alle successive Locanda della felicità (2001) e Sangue facile (2009, niente a che vedere con l’ottimo omonimo dei fratelli Coen del 1984). Girato quasi completamente con camera a spalla, narra dei complicati e quasi surreali rapporti fra un giovane innamorato squattrinato e balbuziente, un rivale ricco, arrogante e violento e un terzo personaggio che niente ha a che vedere con gli altri ma si trova invischiato nei folli piani di rivincita dei due. Solo a tratti divertente, con pochi colpi di scena e con le rare gag tirate troppo per le lunghe, anche se ben pensate. Si può guardare ma suggerisco di attenersi allo Zhang classico …

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