giovedì 17 settembre 2020

Micro-recensioni 306-310: fra Messico e Francia, un cult western

Gruppo abbastanza vario (due francesi, due messicani dell'ultimo decennio e un indie americano), composto da film interessanti ancorché generalmente poco noti. I due cult degli anni '60 sono diretti da registi conosciuti quasi esclusivamente da cinefili e da questi molto apprezzati. Il film di Chabrol è praticamente un omaggio al suo regista di riferimento (Clouzot) e dei due messicani moderni uno si è rivelato veramente interessante.

  

Le doulos (Jean-Pierre Melville, Fra, 1963)

Uno dei più famosi noir diretti da Melville, regista francese profondamente e dichiaratamente influenzato dallo stile hollywoodiano, a sua volta punto di riferimento per la Nouvelle Vague e successivamente per tanti registi dell’estremo oriente. Ha diretto solo 13 film (quasi tutti anche sceneggiati da lui) che hanno rating medi molto vicini al 100% su RT … eppure è quasi sconosciuto in Italia. Storia molto articolata piena di sorprese e omicidi che vede quali interpreti principali Jean-Paul Belmondo e Serge Reggiani

Ne consiglio la visione così come raccomando il recupero degli altri suoi film.

The Shooting (Monte Hellman, USA, 1967)

Altro regista poco conosciuto eppure punto di riferimento per gli autori indie americani. Oltre questo western, conta vari altri famosi film cult quali Two-Lane Blacktop (1971) e Cockfighter (1974), tutti interpretati dal suo attore di riferimento dell’epoca, il sottovalutato e ineffabile Warren Oates. Questo è un western assolutamente sui generis, basato su un lungo, lento ma inesorabile inseguimento condotto da una donna (stavolta protagonista e non “bella del villaggio”). È interessante sapere che, appena terminate le riprese, iniziò a girare un altro western anomalo ma apprezzato dai cinefili (Ride in the Whirlwind, a detta di TarantinoUno dei più autentici e brillanti western mai realizzati”) con i due coprotagonisti di questo The Shooting, vale a dire Millie Perkins e Jack Nicholson, quest’ultimo anche unico sceneggiatore.

Come Melville, anche Hellman e i suoi cult sono sconosciuti ai più.

  

Sueño en otro idioma (Ernesto Contreras, Mex, 2017)

Soggetto singolare per un film ben concepito e ben realizzato. Un giovane ricercatore universitario linguista cerca di coinvolgere gli ultimi due uomini che parlano zikril, misterioso idioma precolombiano (mai esistito, creato per il film), a collaborare alle sue indagini. Grandi amici in gioventù, i due non si parlano da 40 anni e rimetterli in contatto non sarà impresa semplice e non mancheranno le sorprese. Con vari flashback ben distribuiti vengono svelati i motivi della rottura. Un finale soprannaturale conclude una storia ben narrata, ma forse con qualche twist di troppo. Molto buona la fotografia dell’ambiente naturale.

Merita una visione.

L'enfer (Claude Chabrol, Fra, 1994)

Altro film con storia singolare, in questo caso una lunghissima gestazione. Infatti la prima stesura della sceneggiatura fu opera dell’ottimo Henri-Georges Clouzot il quale, nel 1964, iniziò anche le riprese con Romy Schneider and Serge Reggiani nei panni dei protagonisti. A causa delle cattive condizioni di salute sia di Clouzot che di Reggiani, il film non fu mai completato ma Chabrol ne volle acquisire i diritti e si fece carico dell’adattamento agli anni ’90 sia per le scene che i dialoghi.

Si tratta di un dramma della gelosia che sfocia nella paranoia e si conclude con la singolare frase “SANS FIN” (senza finale), che appare sullo schermo nero.

Los insólitos peces gato (Claudia Sainte-Luce, Mex, 2013)

Commedia drammatica buonista, abbastanza ben messa in scena, ma con un gruppo di personaggi (5 su 6 della stessa famiglia) troppo slegati fra loro, ognuno descritto un po’ troppo sopra le righe. Pur non mancando qualche buona interpretazione, nel complesso risulta poco credibile e resta nella fascia dei “senza infamia e senza lode”.  

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