venerdì 25 settembre 2020

Micro-recensioni 316-320: solo Gabo (Gabriel García Márquez)

Quattro film hanno sceneggiatura originale di Gabo (Nobel per la letteratura nel 1982), l’altro è adattamento del suo ultimo romanzo. I testi di Márquez (romanzi, racconti, sceneggiature) sono stati molto utilizzati in ambiente cinematografico, soprattutto centroamericano, ma con alterne fortune. Eccezione furono Cronaca di una morte annunciata (1987, di Francesco Rosi) e una produzione ciascuno per Giappone, Cina e Russia, assolutamente niente di memorabile.

Oltre ai più noti, vale la pena ricordarne due quasi del tutto sconosciuti in Italia, eppure molto apprezzati oltreoceano, per vari motivi: En este pueblo no hay ladrones. (1965, di Alberto Isaac) e Tiempo de morir (1966, film d’esordio di Ripstein, IMDb 7,4 - RT 100%, esiste anche un remake diretto da Jorge Alí Triana, 1985). In quanto al primo, c’è da dire che vi parteciparono tanti personaggi dell’ambiente colto messicano dell’epoca. Racconto di Márquez adattato dal regista Alberto Isaac e del critico cinematografico Emilio García Riera con cast d’eccezione visto che la maggior parte degli interpreti non erano attori professionisti, ma registi quali Luis Buñuel, Arturo Ripstein e Alfonso Arau, lo stesso Márquez, José Luis Cuevas e Juan Rulfo (scrittori e sceneggiatori), Ernesto García Cabral e Abel Quezada (famosi caricaturisti), Carlos Monsivais e Emilio García Riera (giornalisti e critici).

 

Milagro en Roma (Lisandro Duque Naranjo, Col, 1989)

Los niños invisibles (Lisandro Duque Naranjo, Col/Ven, 2001)

Questi due film del regista colombiano sono un classico esempio di argomenti e stile (realismo magico) preferiti di Márquez. Nel primo c’è anche tanta vis polemica nei confronti del clero e della burocrazia, piena di ironia, al limite del surreale. Inizia in una cittadina rurale della Colombia e si conclude a Roma, Vaticano. Inspiegabilmente, il corpo di una bambina morta e sepolta da 12 anni viene trovato assolutamente integro. Si grida al miracolo e c'è chi la vuole santa. Da questo punto in poi il padre avrà a che fate con parroci, vescovi, diplomatici, ambasciatori, millantatori, polizia ...

Nel secondo si apprezza l’abilità nel collegare sogni, credenze e superstizioni alla vita reale nella quale una serie di opportune coincidenze continua a far credere ai tre ragazzini che aspirano a diventare invisibili che la cosa sia possibile.

In effetti nessuno dei due è un granché dal punto di vista cinematografico ma resta il fascino delle idee, storie e personaggi creati da Gabo.

   

Edipo alcalde (Jorge Alí Triana, Col/Spa/Mex, 1994)

Altro regista colombiano, lo stesso del succitato remake di Tiempo de morir, che mette in scena l’ennesimo adattamento dell’Epipo Re di Sofocle, storia in questo caso trasferita a fine secolo scorso fra le montagne colombiane con i relativi guerriglieri. Originale e parzialmente riuscito il salto di due millenni, tuttavia poco convincenti le performance nonostante la presenza di attori del calibro di Ángela Molina (Giocasta), Francisco Rabal (Tiresia).

Memoria de mis putas tristes (Henning Carlsen, Mex/Spa/Den, 2011)

Messa in scena dell’ultimo romanzo di Gabo, pubblicato nel 2004. Ottima la fotografia e le ricostruzioni d’ambiente (interni, arredamenti e abiti), così come la scelta delle location. Tuttavia, sembra che il regista danese non sia riuscito a gestire in modo adeguato i continui salti temporali, i battibecchi con persone non presenti, sogni e allucinazioni, ma si intuisce che il testo originale deve essere ben altra cosa. Anche in questo film appare Ángela Molina stavolta affiancata dalla figlia Olivia (quasi identica a pari età) ed infatti interpretano lo stesso personaggio a qualche decennio di distanza.  

Cartas del parque (Tomás Gutiérrez Alea, Cub/Spa, 1988)

Tomás Gutiérrez Alea è uno dei più stimati registi cubani che però divenne noto nel mondo solo dopo aver diretto Fragola e cioccolato (1993). Si tratta di una storia trita e ritrita, affrontata nel tempo da vari punti di vista, in epoche e ambienti diversi, con piccole varianti ma identica morale: chi si affida a terzi per questioni di cuore rimane spesso buggerato.

Nella città di Matanzas (Cuba) agli inizi del secolo scorso il giovane sognatore Juan si affida allo scrivano/poeta Pedro per corteggiare Maria. Buona la messa in scena che mostra la Cuba dell’epoca, con classe dirigente e borghesia ricca e prospera, ma la storia ovviamente abbastanza banale e scontata.

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