giovedì 27 febbraio 2020

Nuove avventure lusitane (2): la sughera e il sughero

La prima (quercia da sughero, Quercus suber) è l’albero, il secondo è il “meraviglioso” e versatile materiale che si ricava dalla sua corteccia (non a caso in Portogallo si chiama cortiça). Pur essendo al 100% naturale, racchiude in sé tante pregevoli caratteristiche e per tali motivi è stato utilizzato in vari modi da millenni. Infatti, il sughero è leggerissimo, impermeabile a liquidi e gas, elastico e comprimibile, eccellente isolante termico e acustico, a combustione lentissima e molto resistente all’usura.
 
In Portogallo - e soprattutto in Alentejo - si produce circa il 50% del sughero come materiale ed il 70% dei tappi (per lo più da vino). Nei secoli è stato utilizzato come isolante termico nelle pareti, per coprirsi, per calzature ed è stato perfino utilizzato per la pavimentazione della Sagrada Familia di Barcellona. Con le tecniche moderne, ma sempre grazie alla sua flessibilità, si riescono ormai a produrre una quantità di oggetti molto singolari quali cappelli, borse, scarpe, oggetti vari e addirittura abiti. Sotto, la Nike con tomaia in sughero!
Come tutte le querce, i loro frutti sono ghiande e queste rappresentano l’alimento base del pregiato porco preto alentejano (maiale nero dell’Alentejo), una razza di suini autoctona simile al famoso cerdo ibérico (maiale iberico), che vive in libertà proprio nelle sugherete ... dove abbiamo corso nei giorni scorsi, fra i tanti fossi che hanno creato grufolando (foto in basso).
Un sughereto produttivo è facilmente individuabile per la sua frequente mancanza di corteccia nel primo paio di metri da terra (per le sugherete più giovani) che mette in mostra il legno rossiccio. Le sughere secolari, che hanno rami di diametro sufficiente, vengono "spogliate" fino a vari metri d'altezza; da questa del video in basso si ricavarono ben 780 kg di sughero! 

Se siete nelle vicinanze, noterete dei numeri sui tronchi (tutti uguali nella stessa area); segnalano in quale anno l’albero è stato decorticato (solo l’ultima cifra) in quanto l’operazione si può ripetere ogni 9 anni, anche per una ventina di volte il che significa che le sughere vivono oltre 2 secoli visto che il primo distacco della corteccia si esegue di solito al 25° anno. Sapendo ciò è evidente che l’albero non soffra al seguito del distacco, anzi sembra che addirittura si rafforzi. 
Una curiosità: quello del primo raccolto viene chiamato sughero maschio (di minor qualità, poco elastico), i successivi sughero femmina. Solo a partire dalla terza decorticatura si potranno produrre tappi, il che vuol dire che un buon tappo proviene da un albero di almeno 43 anni (25+9+9).
In quanto alla lavorazione, si può riassumere così: si incide la corteccia verticalmente e poi si eseguono due tagli orizzontali (il tutto a mano, con un’apposita accetta), i pezzi vengono messi a stagionare all’aperto pressati in modo che perdano almeno in parte la naturale curvatura, poi vengono bolliti per farli aumentare di volume (raffreddandosi manterranno lo spessore così aumentato), appiattirli ulteriormente e renderli più elastici. Infine, il sughero viene selezionato in base a spessore e qualità e destinato alla relativa finitura.

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