lunedì 8 febbraio 2016

Ritorno a Lisbona, cronaca del primo week-end

Giorni abbastanza pieni e variati come mio solito e quindi, pur limitandomi alle parti per me più interessanti e probabilmente per gli altri meno note nn riuscirò ad essere breve. La Lisbona non turistica, che tuttora sopravvive ma si sta “restringendo” sempre più, mi ha sempre ricordato la Napoli di 40 anni fa, un po' malmessa, vicoli con palazzi malridotti se non in rovina, tanti piccoli esercizi "originali" con gestori e clienti socievoli e aperti alla chiacchiera, insomma tradizionale vita di quartiere.
Sabato una lunga passeggiata mi ha portato a riprendere contatto con tutta la zona orientale del centro, passando a monte del castello, al limite della Mouraria, rapido sguardo al mercato delle pulci (Feira da Ladra, ormai un fatto commerciale al 100%) e ritorno attraverso Alfama, l’altro famosissimo quartiere di LisbonaAnche questo, come tanti vecchi quartieri in qualunque città turistica in ogni parte del mondo, si sta riciclando, organizzando, ripulendo e ovviamente sta perdendo la sua originalità. 
Ho visto stranieri uscire da casette appena ristrutturate il che mi induce a pensare che ci siano un cumulo di stanze in affitto o addirittura che molti abbiano comprato e se lo hanno fatto qualche anno fa è stato a prezzi bassissimi. Per esempio guardate questo artista "immigrato" giapponese che dipinge con caffè e vino rosso in una vecchia bottega contornata di azulejos e sotto i classici panni stesi.
Si sono moltiplicati i locali che propongo serate di Fado (spesso a prezzi esorbitanti) servendo cibo internazionale e bisogna avere davvero buon fiuto per trovare qualche bettola per soli locali dove si esibiscono fadisti non professionisti, ma in un ambiente molto più piacevole e originale dove si potrà mangiare qualcosa di semplice, casomai solo dei pasteis de bacalhau e bere buon vinho da casa.
Avendo un appuntamento gastronomico da tutt’altra parte, mi sono limitato a cercare nella parte alta di Alfama un posto dove avrei potuto mangiare la domenica, quando la maggior parte dei piccoli locali chiudono. Nel pomeriggio ho inaugurato la mia serie di visite alla Cinemateca Portuguesa, una piccola perla per i cinefili come me. Ogni sabato propone un double bill (doppio spettacolo, come quello delle grindhouse amate da Tarantino), ma non proiettando B-movies bensì due ottimi fim d'epoca con biglietto unico che costa la bellezza di 2,15 euro in una ottima sala con poltrone in pelle!

L’altrieri era la volta di due musical "Gold Diggers of 1935" (Busby Berkeley, USA, 1935, vincitore di Oscar) e "Les Demoiselles de Rochefort" (Jacques Demi, Francia, 1966) con due pezzi da 90 americani, vale a dire Gene Kelly e George Chakiris che si guadagno il suo Oscar nel famoso West Side Story.
I film vengono ovviamente proiettati senza intervallo, ma fra l'uno e l'altro c'è una pausa di mezz'ora durante la quale si può profittare della caffetteria o cercare qualcosa di interessante nella libreria, entrambe al piano superiore.
A tutti i cinefili: se vi capita di passare per Lisbona, non dimenticate di controllare se nel programma della Cinemateca Portuguesa ci fosse qualcosa che vi interessa. Oltre ad alcuni classici che probabilmente avrete già visto, fra i 3 o 4 film al giorno, tranne la domenica (giorno di chiusura) sono certo che qualunque appassionato della settima arte troverà qualcosa di imperdibile.
La domenica mattina, come qualcuno avrà già visto da queste foto sono andato a caccia di soggetti girovagando di nuovo nel dedalo di stradine contorte collegate da escadinhas (scalette) di Alfama e quelle più larghe, disposte a griglia regolare, della BaixaSono partito con la precisa intenzione di fotografare le vecchie insegne dipinte su vetro, ceramica o metallo e disegni più elaborati su pannelli composti da più mattonelle e, come spesso accade, ho trovato meno di quanto sperato - oltre quello che avevo già adocchiato - ma varie altre cose interessanti e diverse dalle solite.
Segnalo in particolare l’ingresso di questo vecchio cinema conosciuto come Animatografo do Rossio. Di notizie precise in merito all’animatografo ne ho trovate poche, ma sembra assodato che si trattasse di un metodo di proiezione di immagini alternativo al cinema, mentre Rossio è il quartiere nel quale si trova. Il locale è sì ancora attivo e con il nome originale, ma funziona come cinema porno!!!

Sono poi andato nel piccolo ristorante che avevo adocchiato il giorno precedente al quale si accede attraverso un piccolissimo bar (riempito da banco e 2 tavolini) e poi percorrendo un corridoio (quasi un cunicolo) si giunge alla sala pranzo con i caratteristici minuscoli tavolini tutti affiancati e coperti da tovaglia di carta (sulla quale poi si scrive il conto, se necessario) dove si mangia gomito a gomito con i vicini.
Ho mangiato un classico bacalhau assado no forno, con patate bollite, qualche oliva e insalata, l’annaffiato con mezzo litro di vinho tinto (il quartino non lo prendono proprio in considerazione), ho conversato amabilmente con una coppia di simpatici giovani portoghesi e ho concluso con un caffè ... o conto? 7,50 euro!
Ero l’unico straniero, ai due ragazzi suddetti la signora che serviva ai tavoli ha portato direttamente la brocca da un litro di vino, di fronte a me c’era invece un signore che ha “allungato” il suo mezzo litro con gassosa (aggiunta a richiesta direttamente da una bottiglia di 2 litri, non si paga) e il resto della clientela era molto variegata e comprendeva anche qualche famiglia con nonna. Ambiente molto piacevole. Ci ritornerò in settimana. 

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