Dopo aver menzionato il peixe espada che non è il pescespada ma una specie simile al nostro pesce sciabola (lo vedete nella foto a sinistra con entrambe i tipi: il nero è detto preto), ecco altri termini gastronomici i cui
nomi in portoghese possono generare confusione. Per rimanere in tema marino comincio con pescada che induce in equivoco gli italiani.
In entrambe i casi il termine significa anche gallo, quello pennuto, ma questo è ancor più raro in un menù, quindi se lo trovate è molto più probabile che si tratti del pesce.
Digressione
toponomastica: il nome de Li Galli,
gruppo di isolotti al largo della Costiera Amalfitana, appare in documenti
ufficiali del XIII secolo e in passato fu
scritto:
"Galli o Sirenuse, Galli
forse perché vi si fa preda di pesci detti Galli".
Personalmente sono sostenitore di questa teoria.
L'ultimo termine connesso con il settore pesci che vi sottopongo è Braz e si riferisce ad un modo di
cucinare il baccalà, ma assolutamente non ha niente a che vedere con la brace. La ricetta, bacalhau à bras (o braz, con iniziale maiuscola o
minuscola) è famosa in tutto il Portogallo ed ha valicato i confini nazionali
tant’è che la troverete anche in Spagna sotto il nome di revuelto de bacalao a la portuguesa o bacalao dorado.
Si tratta di baccalà sminuzzato, fritto con
patate alla julienne, cipolla
tagliata molto finemente e uovo, infine guarnito prezzemolo e olive
nere. Le giuste proporzioni dei primi quattro ingredienti, tutti principali, sono
fondamentali per la riuscita del piatto.
La ricetta fu creata da tale Brás
(ou Braz, come si scriveva all'epoca, equivalente di Biagio in italiano)
un taberneiro del Bairro Alto,
quartiere di Lisbona e quindi si dovrebbe scrivere con iniziale
maiuscola.
Se vi trovaste a Portimão (Algarve), vi
consiglio di andarlo a provare al rest. Oasis che frequento, in
alternativa a A Nossa Casa, specificamente per bacalhau à bras, arroz
de lingueirão (diciamo risotto con cannolicchi) e isca à portuguesa (fegato). Sono
piatti che non tutti propongono e, se lo fanno, non sono al livello dell'Oasis
(che serve anche porzioni enormi).
Lasciamo il mare e passiamo alla marmelada che, considerato il tema del post, è facile immaginare che non significhi marmellata. Il marmelo è il cotogno e quindi
marmelada sono solo la
cotognata e la confettura di cotogne; le nostre marmellate/confetture si
chiamano doce (pron. “dose”). Parimente
a quanto detto a proposito di pescada, non
chiedete come feci io vari anni fa appena giunto in Portogallo: “di che
marmellata si tratta?”. La abbondantissima prima colazione del B&B nel quale alloggiavo includeva un assortimento di confetture fatte in casa e il sapore di una di
esse non mi era del tutto nuovo, ma non lo riconoscevo con certezza e quindi
domandai cosa fosse e la ragazza rispose: "marmelada". Non soddisfatto, riproposi la domanda citando vari frutti
utilizzati di solito per le confetture e lei, guardandomi come se fossi scemo,
rispose: “marmelada ... de marmelo!” e a questo punto capii che
qualcosa non andava ...
Concludo con il termine minhota, che agli italiani sembra ovviamente equivoco, ma che è invece un semplice attributo che si riferisce alla provincia del Minho (Miño in spagnolo, pronuncia identica
“migno”) patria del vinho verde,
regione più settentrionale del Portogallo, che si affaccia sull’Atlantico e
confina con la Galizia (Spagna).
Se frequenterete ristoranti non "internazionali" o estremamente turistici, vi capiterà senz'altro di trovare nei menu qualche piatto tradizionale della suddetta provincia, quindi a la minhota (pronuncia “mignota”, con una sola “t”) e ormai già sapete che non ha niente a che vedere con le prostitute e quindi neanche con la nostra puttanesca.
Se frequenterete ristoranti non "internazionali" o estremamente turistici, vi capiterà senz'altro di trovare nei menu qualche piatto tradizionale della suddetta provincia, quindi a la minhota (pronuncia “mignota”, con una sola “t”) e ormai già sapete che non ha niente a che vedere con le prostitute e quindi neanche con la nostra puttanesca.
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