sabato 27 febbraio 2021

micro-recensioni 46-50: mix di generi, paesi ed epoche ...

Ho continuato con un sesto film d’animazione, ma giapponese, che mi ha fatto rimpiangere quelli europei appena guardati e ho proseguito con uno strano mix di film che mi sono stati “consigliati” dai cookies … ormai mi conoscono. Due sono messicani ma di genere, fattura e budget molto diversi, gli altri sono un classico noir americano e un ben quotato coreano dell’inizio del secolo corrente.

 

Kiss of Death (Henry Hathaway, 1947, USA)

Buon noir con Victor Mature protagonista, con al fianco Coleen Gray (da poco vista in Nightmare Alley), ma c’è anche l’esordiente Richard Widmark che con questa interpretazione ottenne la sua unica Nomination Oscar (il film ne ottenne anche un’altra per la sceneggiatura). In effetti la trama differisce un poco dai classici noir e si basa sull’omertà di un gruppo di rapinatori che poi viene rotta per motivi di gelosia. Anche il rapporto fra chi è diventato confidente e il D. A. (procuratore) è ben proposto, con molti colpi di scena e buoni tempi di suspense. Non è certo il miglior noir di sempre, ma senza alcun dubbio merita una visione.

Una familia de tantas (Alejandro Galindo, 1949, Mex)

Questo è un classico della Epoca de Oro del Cine Mexicano (nella famosa classifica di fine secolo scorso era al 5° posto dei migliori film messicani di sempre) e vede un ottimo Fernando Soler nei panni del dispotico – ma con le (sue) migliori intenzioni – capofamiglia. Non è che fosse proprio una famiglia comune e penso che neanche nell’ambito di quelle tradizionali della media borghesia dell’epoca fosse proprio uno standard. La variegata prole è composta dai grandi già fidanzati (e non solo), una che compie 15 anni (equivalente dei nostri 18) e due ancora più piccoli, ognuno con i suoi problemi delle rispettive età. La moglie obbediente e sottomessa asseconda il marito, come del resto tutto il resto della famiglia anche se si notano vari tentativi (qualcun riuscito) di ribellione. Commedia drammatica realista, ben messa in scena e ben interpretata. Si trova in HD, ma ovviamente in versione originale.

  

El escapulario (Servando González, 1968, Mex)

Ancora non mi è chiara la carriera di questo regista/sceneggiatore, con solo una decina di regie all’attivo, la seconda delle quali in USA “The Fool Killer” (1965, con Anthony Perkins). Oltre al suddetto avevo anche visto altri suoi film come Yanco, Viento negro, prodotti con budget molto limitati e senza grandi nomi, ma molto singolari, specialmente per quanto riguarda le riprese; ho appena trovato anche Los mediocres (1966), suo quarto film. Come appena scritto, l’aspetto che più colpisce è il modo di girare, sia per quanto riguarda le semplici inquadrature, sia per il modo di narrare la storia che, in questo caso, è magico-misteriosa e include vari flashback. Interessante.

Failan (Hae-sung Song, 2001, Kor)

Se ne parla molto bene in rete e quindi l’ho guardato. Parte lentamente presentando il protagonista (un piccolo delinquente) e un paio di suoi compari che hanno un preciso ruolo nella storia. Failan (Cecilia Cheung) è una immigrata cinese, orfana e non in perfetta salute, ma molto volenterosa e disponibile. I due si sposano (solo sulla carta) … lui per soldi, lei per ottenere il permesso di soggiorno. Quindi è la seconda parte, molto più umana e descrittiva della vera indole dei due che vivono a distanza, quella più interessante e ben proposta, anche se con troppi tempi morti. Buono anche il finale, in entrambi gli episodi conclusivi. Singolare e certamente fuori dagli schemi, in mancanza d’altro si fa guardare.

La tomba delle lucciole (Isao Takahata, 1988, Jap)

Sentito nominare tante volte, mi è capitata fra le mani una versione di buona qualità e mi sono “immolato”. Proprio così, le premesse non erano le migliori (per il mio punto di vista) e la realtà è stata ancor più deludente. Si tratta di quel genere di animazione giapponese assolutamente poco fluido, con disegni poco creativi, poco colorato e con una sceneggiatura che lo ha fatto definire (titoli di una delle prime recensioni su IMDb) “il film più triste di sempre”; più che altro lo definirei inutilmente deprimente. l giapponesi hanno prodotto vari ottimi film sulle conseguenze della guerra ed in particolare dei bombardamenti a tappeto come p.e. Black Rain (di Imamura, 1989, premiato a Cannes) ambientato a Hiroshima appena colpita dalla bomba atomica. Molti lo elogiano, io non lo consiglio.  

Nessun commento:

Posta un commento