sabato 13 febbraio 2021

micro-recensioni 41-45: film d’animazione italiani e francesi ‘60-‘70

Anche nei decenni in cui la Walt Disney aveva quasi il monopolio dei film d’animazione, esistevano altre realtà con disegni dai tratti ben diversi e spesso non destinati ai bambini o, almeno, non esclusivamente a loro. Solo due derivano da strisce a fumetti e nel complesso sono nettamente inferiori. Tre sono di Bruno Bozzetto, reinterpretazioni italiane di classici USA: un film (Fantasia, 1940, Walt Disney) e un genere, i western. Solo uno è completamente fuori da ogni schema e, seppur firmato da René Laloux, deve la maggior parte dei sui meriti ai disegni di Roland Topor, eclettico artista per lo più surrealista, molto attivo anche in campo cinematografico con i suoi amici Fernando Arrabal e Alejandro Jodorowsky, ma talvolta anche attore in film come Nosferatu di Herzog (1979), nel quale interpreta il folle Renfield.

 

La planète sauvage (René Laloux, Fra, 1973)

Una storia assolutamente fantastica racconta dei contrasti fra due comunità apparentemente simili ma di dimensioni estremamente diverse: gli enormi Draags e i minuscoli Oms. I problemi relazionali si possono facilmente interpretare come quelli padroni/schiavi o ricchi/poveri, con ovvi tentativi di ribellione e conseguenti repressioni; da non sottovalutare il tema dell’accesso al sapere. Interessantissime sono le rappresentazioni degli elementi di contorno, una miscela di parvenze animali che richiamano alla mente i disegni di surrealisti moderni come Salvador Dalì, ma anche quelli di Hieronymus Bosch (1450-1516), e per restare nell’ambito dell’animazione sembrano essere antesignani dei draghi volanti di Dragon Trainer (2010). Penso risulti chiaro che il film offre molti spunti, di genere completamente diversi e certamente non è un prodotto destinato al pubblico infantile. Da guardare senz’altro, e con attenzione.

Allegro non troppo (Bruno Bozzetto, Ita, 1976)

Il richiamo a Fantasia (1940, Walt Disney) è esplicitamente espresso dal protagonista umano interpretato da Maurizio Nichetti. E sì, perché questo è un film con attori e disegni animati, i primi compaiono solo nelle scene in teatro, i disegni sono destinati ad illustrare i vari brani di musica classica di Sibelius, Dvorak, Vivaldi, Debussy, Stravinsky e Ravel. Il famosissimo Bolero di quest’ultimo offre a Bozzetto lo spunto per mostrare una sua interpretazione dell’evoluzione, a partire da una chiara citazione di 2001: Odissea nello spazio (1968, Stanley Kubrick) inserendo anche una bottiglia dell’americanissima Coca Cola. (clip qui in basso)

Molto originali sia i disegni che le sceneggiature dei sei racconti musicali, quasi tutti con un sottile, eppure evidente, black humor. Ciò è ancor più presente nelle parti recitate in teatro, con un manager / direttore d’orchestra despota, aguzzino del disegnatore (Nichetti). Ci sono anche un insulso presentatore (Maurizio Micheli), una orchestra composta da decine di ottuagenarie ed una ragazza addetta alle pulizie. Queste parti che si alternano all’animazione, pur fornendo occasioni per situazioni grottesche e battute argute, risultano talvolta stucchevoli e un po’ più lunghe del necessario. Anche questo da guardare, godendosi soprattutto musica e animazione.

  

West and Soda (Bruno Bozzetto, Ita, 1965)

Trovandosi nello stesso gruppo, è impossibile non fare un paragone fra questo film e quello di Goscinny (creatore, con Uderzo, della saga di Asterix). Come anticipato, Bozzetto riunisce in West and Soda molti degli stereotipi dei western classici hollywoodiani e inserisce alcune scene e battute con specifici riferimenti a film e personaggi, al contrario del francese che presenta un protagonista famoso nei paesi francofoni, per apparire in strisce già da oltre 30 anni. Ci sono tutti i personaggi indispensabili: il cattivo e i suoi scagnozzi, il pistolero infallibile che non vuole uccidere, la giovane e avvenente, da donna del saloon, il pianista, i becchini, gli indiani al perenne inseguimento della diligenza e lo squadrone di cavalleria che giunge in aiuto. Film di passo snello e arguto, di sicuro molto più apprezzabile da chi conosca abbastanza western classici. Consigliato, leggero e divertente.

Vip - Mio fratello Superuomo (Bruno Bozzetto, Ita, 1968)

Se nel suo primo lungometraggio Bozzetto presentò una parodia (molto ben riuscita) del genere western, qui si occupa dei supereroi … ma con molto minor successo. Non riesce ad essere incisivo né ad avvincere, storia molto banale e prevedibile, disegni direi deludenti. Non malvagio, ma certamente evitabile.

Lucky Luke - La ballata dei Dalton (René Goscinny, Henri Gruel, Fra, 1978)

Qualcosa ho già detto nel commento a West and Soda e non c’è molto altro da aggiungere. Come la maggior parte delle trasposizioni da striscia a fumetti a lungometraggio non riesce a rendere. Le strutture delle storie sono necessariamente diverse, i caratteri dei personaggi sono ben conosciuti e sia che si dia ciò per assodato, sia che li si voglia riproporre, buona parte del pubblico resta scontento. Evitabile, specialmente se prima guardate il western di Bozzetto.

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