lunedì 15 aprile 2019

26° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (126-130)

Questa cinquina si include i film guardati durante il viaggio: un capolavoro di Tarkovski, due classici americani e due candidati (secondari) agli Oscar di un paio di mesi fa.
Anticipo che nelle prossime settimane le mie pubblicazioni saranno più frequenti con molti titoli poco noti, prime visioni e classici di qualità che vedrò alla Cineteca Nacional Mexico nell'ambito della 66 Muestra Internacional de Cine, di una ottima retrospettiva della Gaumont (la più longeva casa di produzione, attiva dal 1895, 124 anni di cinema), oltre a numerose prime visioni latine.
Aspettatevi molte novità e, spero, varie buone sorprese. Stay tuned.

   

128  L’infanzia di Ivan (Andrei Tarkovski, URSS, 1962) tit. or. “Ivanovo detstvo”  * con Nikolay Burlyaev, Valentin Zubkov, Evgeniy Zharikov * IMDb  8,1  RT 100%  *  Leone d’Oro a Venezia
Molti conoscitori di Tarkovski giudicano senza esitazione L’infanzia di Ivan il suo miglior film; io non saprei proprio stilare una classifica per avere, nella pur limitata produzione dell'ottimo regista/artista russo (appena 10 film), molti validissimi concorrenti. Inoltre, questi sono di genere, durata, stile troppo diversi per essere veramente comparati.
Tuttavia, alcuni elementi ricorrenti come le ambientazioni nella natura e le riprese di acqua e fuoco, nonché quelle dei riflessi sono ancora una volta di qualità oserei dire sublime, tanto che la pur interessante e ben interpretata trama passa quasi in secondo piano.
Bando alle chiacchiere, guardatelo ... anche nel caso lo abbiate  già fatto in passato.
127  Elmer Gantry (Richard Brooks, USA, 1960) tit. it. “Il figlio di Giuda”  * con Burt Lancaster, Jean Simmons, Arthur Kennedy, Shirley Jones * IMDb  7,8  RT 97% * 3 Oscar (Burt Lancaster protagonista, Shirley Jones non protagonista, sceneggiatura) e 2 Nomination (Miglior film e colonna sonora)
Ennesima piacevole scoperta questa di Elmer gantry con una superba interpretazione di Burt Lancaster.
Premetto che, al di là della qualità di questo film, sono sempre affascinato dai "predicatori", di qualunque genere, persone che sanno sempre scegliere le parole più adatte alla platea che li ascolta, inserire "frasi a pompa" nel momento opportuno, interpretare magnificamente il loro ruolo sia con sapienti variazioni del tono di voce che con la gestualità. Elmer Gantry è un rappresentate di commercio di scarso successo a dispetto delle sue innegabili doti oratorie, un parolaio, un venditore di fumo, uno sempre pronto a intrattenere i possibili acquirenti con storielle e con battute sempre pronte. In un momento particolarmente negativo coglie alvolo l'opportunità di mettere la sua parlantina al servizio di una carovana itinerante di "revivalisti", capeggiata da Sharon (Jean Simmons). Forse troppo apocalittica la conclusione, ma senza dubbio i dialoghi, gli eventi e i personaggi dai caratteri molto contrastanti delle prime due ore sono di gran qualità.
Suggerisco la visione, possibilmente in versione originale in quanto i toni di voce di Burt Lancaster predicatore non sono doppiabili così come la sonorità dell'americano in confronto all'italiano, non migliore o peggiore, semplicemente diversa. 
      

126  Giant (George Stevens, USA, 1956) tit. it. “Gigante”  * con Elizabeth Taylor, Rock Hudson, James Dean * IMDb  7,7  RT 95% * Oscar per la miglio regia e 9 Nomination (miglior film, Rock Hudson e James Dean protagonisti, Mercedes McCambridge non protagonista, sceneggiatura, scenografia, montaggio, costumi, musica)
Qualcuno certamente non sarà d'accordo, ma penso che questo kolossal di 3h20' con grandi nomi nel cast sia nel complesso sopravvalutato .. e non sono neanche d’accordo in quanto alla Nomination di James Dean che, secondo me e seppur con la giustificazione di essere giovane e senza grande esperienza, grande attore non fu. La fama successiva (come avviene in molti campi) è probabilmente attribuibile alla sua morte prematura, a 24 anni, con soli 3 veri film all'attivo (nei primi 4 fu uncredited); questo il suo ultimo dopo La valle dell’Eden e Gioventù bruciata, entrambi del 1955.
Un altro appunto che mi sento di muovere è una pecca comune a molti film che pretendono di raccontare vari momenti della vita dei protagonisti, spaziando in vari decenni, senza cambiare attori ... spesso il trucco non basta.
C’è tanta America in questo film, dal mantenimento delle tradizioni alla corsa al petrolio, dalla guerra al razzismo, dall'appartenenza alla famiglia al sogno americano e mettendo troppa carne a cuocere si sa che si finisce per essere banali.
Senz’altro è di buona qualità ma, ripeto, sopravvalutato.

130  Can You Ever Forgive Me? (Marielle Heller, USA, 2018) tit. it. “Copia originale”  * con Melissa McCarthy, Richard E. Grant, Dolly Wells * IMDb  7,2  RT 98% * 3 Nomination (Melissa McCarthy protagonista,  Richard E. Grant non protagonista, sceneggiatura)
Sembra che questo film sia passato quasi inosservato nonostante le 3 nomination Oscar, ma ciò, a parte le pochissime eccellenze della scadente edizione 2019, è successo anche ad altri come If Beale Street Could Talk e The Ballad of Buster Scruggs (questo per essere reperibile quasi esclusivamente online, come Roma) tanto per citarne un paio.
La trama (basata su una storia vera) è interessante ma un po’ ripetitiva, Copia originale (ennesimo titolo italiano estemporaneo) si regge praticamente solo sulle interpretazioni di Melissa McCarthy e Richard E. Grant, entrambe più che apprezzabili e ripagate con Nomination.
Guardabile, ma niente di particolarmente interessante.

129  At Eternity’s Gate (Julian Schnabel, Irl, 2018) tit. it. “Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità”  * con Willem Dafoe, Rupert Friend, Oscar Isaac * IMDb  6,9  RT 80% * Nomination per Willem Dafoe protagonista
Mi ha molto deluso, pur avendo già ricevuto varie informazioni non proprio incoraggianti. Poca a zione e pochi dialoghi, lunghe scene caratterizzate solo da un ritmato sottofondo musicale seguendo Van Gogh che va in giro a piedi fra i campi della Provenza e Camargue o mostrando la sua mano che dipinge. Per di più, il pur bravo Willem Dafoe (attore che apprezzo molto) è assolutamente inadatto al ruolo essendo chiaramente troppo in là con gli anni (63enne) per interpretare l’artista che morì a 37 anni.on
Avendo guardato da poco Lust for Life (1956, Brama di vivere, Kirk Douglas e Anthony Quinn, Nomination al primo e Oscar al secondo) è stato inevitabile il confronto e questo film Schnabel ne esce perdente sotto tutti gli aspetti. Non mi è piaciuto né il modo in cui è girato (troppa camera a spalla e ripetute evidenti sfocature delle quali non sono riuscito a immaginare un motivo), né la scelta dei momenti della vita dell'artista, né quella delle sue opere, né la superficialità con la quale sono trattati il fratello Theo e Gaugin e, infine, l’ennesima interpretazione del “suicidio” (?).
Della ventina di film che si sono occupati di Van Gogh, questo certamente è fra i meno interessanti.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire da gennaio 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate, in gruppi di 5, su questo blog. 

1 commento:

  1. Can u ever forgive me mi dà la pregiudiziale sensazione di essere un "polpettone" già dalla sinossi. Non riesco a vederlo. Forse quando arriverà su Sky ci proverò.
    Mi stupisco di At Eternity's gate che ho perso e mi è dispiaciuto. Non è quella meraviglia di cui mi hanno parlato, dunque. Posso attendere, pare.

    RispondiElimina