martedì 2 aprile 2019

22° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (106-110)

Cinquina anomala per i miei standard, con due sci-fi (certo non il mio genere preferito) niente male, due classici di cassetta di metà secolo scorso (ma sicuramente non grandi film) e una deludente commedia drammatica spagnola moderna.
   

108  Ex Machina (Alex Garland, UK, 2014) * con Alicia Vikander, Domhnall Gleeson, Oscar Isaac  * IMDb  7,7  RT 92%  *  Oscar per gli effetti speciali, Nomination per la sceneggiatura
Film originale (almeno per le mie conoscenze) nel genere sci-fi robotico, arricchito da ottimi effetti speciali ... la protagonista parzialmente trasparente è affascinante. Sono molti i temi sapientemente tirati in ballo, al di là di quelli immediati dell’intelligenza artificiale (AI). Inizia in un modo e poi prende pieghe inaspettate, volgendo a thriller psicologico, al “romantico”, al filosofico, al crime. La sceneggiatura mantiene una buona continuità e termina in modo quasi geniale. Gli attori (fra i quali conoscevo solo Alicia Vikander) mi sono sembrati più che convincenti.
In conclusione, una piacevole sorpresa ... consigliato.

107  Gattaca (Andrew Niccol, USA, 1997) tit. it “La porta dell'universo”  * con Ethan Hawke, Uma Thurman, Jude Law, Alan Arkin * IMDb  7,8  RT 82%  *  Nomination  per la scenografia
Molto di quanto detto a proposito di Ex Machina vale anche per questo film del quale non avevo mai sentito parlare in precedenza: sci-fi originale, ben interpretato, spazia in vari generi. Quindi, anche questo mi ha piacevolmente  sorpreso, in particolar modo per alcune sue analogie (seppur vaghe) al genere noir. Tempi e cadenza delle coincidenze e dei twist sono più che buoni; oltre ad apprezzare per l’ennesima volta il sottovalutato Alan Arkin ed il più stimato Ethan Hawke, devo dire che anche Uma Thurman e Jude Law (per i quali non stravedo) mi sono sembrati all’altezza. Singolare la scenografia, che ha meritato la candidatura, ma la strada per l’Oscar è stata sbarrata da un colossal: Titanic.
Come anticipato, di Gattaca mi sono piaciuti più che altro gli aspetti tendenti al thriller, la parte futuristica l’ho vista più che altro funzionale alle indagini e alla sostituzione di persona.
Merita senz’altro una visione.
      

109  The Mark of Zorro (Rouben Mamoulian, USA, 1940) tit. it “Il segno di Zorro”  * con Tyrone Power, Linda Darnell, Basil Rathbone * IMDb  7,6  RT 100% 
La trama differisce un poco da quella presentata più di frequente, e anche dal personaggio originale creato nel 1917 da Johnston McCulley nel racconto The Curse of Capistrano. Il personaggio di Zorro diventò immediatamente un beniamino del grande pubblico e già nel 1920 fu protagonista del suo primo film, interpretato da Douglas Fairbanks. Questo con Tyrone Power fu il quinto e seguirono molti altri. Chiaramente è un film destinato al grande pubblico, senza grandi pretese artistiche, tuttavia realizzato in modo molto professionale.
L’anno successivo il trio Mamoulian-Power-Darnell si ritrovò per un altro classico dell’epoca: Blood and Sand (Sangue e arena).
Più che altro, oggi è una piacevole curiosità storica (del cinema).
  
110  The King and I (Walter Lang, USA, 1956) tit. it. “Il Re ed io”  * con Yul Brynner, Deborah Kerr, Rita Moreno * IMDb  7,5  RT 96% *  5 Oscar  (Yul Brynner protagonista, scenografia, costumi, sonoro, commento musicale) e 4 Nomination (miglior film, regia, Deborah Kerr non protagonista, fotografia)
Film ben noto che riprende un musical del 1951 di gran successo (3 anni a Broadway), adattamento del romanzo storico di Anna e il re (1944), a sua volta basato sull’autobiografia della vera Anna Leonowens (1870). Considerata la sua origine, furono mantenuti alcuni pezzi musicali che, a mio parere, sono una vera palla al piede per il film. La storia in sé mi è sembrata “un po’ razzista”, ma non saprei a chi dare la colpa visti i tanti passaggi ... probabilmente proprio alla protagonista, inglese nata in India in pieno periodo coloniale.
In sostanza, una buona commedia per famiglie, con ottimi interpreti principali, accattivanti costumi e scenografie esotiche, ma niente di più. 

106  El olivo (Icíar Bollaín, Spa, 2016) tit. it “L'isola di corallo”  * con Anna Castillo, Javier Gutiérrez, Pep Ambròs  * IMDb  6,9  RT 100% 
Questo è il quarto degli 8 lungometraggi diretti da Icíar Bollaín che vedo e, pur avendo affrontato questa visione con una certa aspettativa,  purtroppo sono rimasto deluso. In Flores de otro mundo (1999) e Te doy mis ojos (2003), aveva affrontato dal punto di vista femminile temi più seri e, pur concedendo qualcosa alla commedia, li aveva trattati sapientemente. Con También la lluvia (2011) si avventurò in una storia abbastanza confusa ambientata in Bolivia, che combinava la difficile realizzazione di un film su Cristoforo Colombo con problemi sociali e ambientali. Pur avendo qualche merito, non mi era sembrato all’altezza dei precedenti. Con El olivo mi sembra che ricada nell’errore di voler combinare due argomenti, entrambi singolarmente validi, senza riuscire a dare sostanza all’impresa né a una fisionomia precisa al film. Ciò potrebbe anche essere attribuito a Paul Laverty, sceneggiatore anche di También la lluvia, ma si deve considerare che quasi contemporaneamente a El olivo, firmò anche l’ottimo dramma I, Daniel Blake (2016, Ken Loach).
Quindi, pur proponendo un apprezzabile concetto di fondo, la regista non riesce né a divertire (come commedia), né a dire niente di concreto in merito all'argomento ambientale e alle multinazionali mascherate da "buoni" (come film serio). Resta discretamente sviluppato solo il profondo rapporto affettivo nipote/nonno.
Non malvagio, ma certamente deludente.

IMPORTANTEULTIMO GIORNO di Google+, almeno per i miei account.
Le oltre 1.400 micro-recensioni (riorganizzate in una trentina di pagine linkate fra loro) restano online sul mio sito www.giovis.com e le nuove continueranno ad essere pubblicate, in gruppi di 5, su questo blog. 

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