giovedì 18 aprile 2019

28° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (136-140)

In questa cinquina, oltre a molta qualità, c’è tanta brutalità; considerato che i primi quattro film (2 e mezzo dei quali sono documentari) trattano di guerre e moti rivoluzionari, quale ultimo ho scelto una pellicola classica messicana di Tin Tan nella quale la poca violenza è da ridere.

     

137  Come and See (Elem Klimov, URSS, 1985) tit. or. “Idi i smotri”  tit. it. “Va' e vedi” * con Aleksey Kravchenko, Olga Mironova, Liubomiras Laucevicius * IMDb  8,2  RT 95% * Premio miglior restauro a Venezia 2017 * al 166° posto della classifica IMDb dei migliori film di tutti i tempi
Sembra quasi fare il paio con L’infanzia di Ivan (1962, Tarkovski) ri-visto pochi giorni fa. Siamo di nuovo in Russia nel corso della II Guerra Mondiale ed il protagonista è di nuovo un ragazzo, ma stavolta i fatti sono ben più drammatici in quanto si narra della pulizia etnica messa in atto dai tedeschi in Bielorussia (nei titoli di coda si afferma che furono completamente bruciati 628 villaggi e gli abitanti sterminati, spesso bruciati vivi).
Film di grande impatto, certamente di propaganda, girato in uno stile che ricorda molto quello classico russo, a volte veramente crudo per le azioni inumane e spietate dei nazisti nei confronti dei civili, quindi non poetico/artistico come l’omologo di TarkovskiLa prima parte è più dedicata ai primi passi del protagonista fra i partigiani, nella seconda viene messa in luce tutta la crudeltà dell’esercito regolare tedesco.
Non lo consiglio ai più sensibili, ma non ci sono dubbi in quanto alla qualità artistica.


138  Me llamaban King Tiger (Angel Estrada Soto, Mex, 2017) trad. lett. “Mi chiamavano King Tiger”  * documentario
Questo documentario narra, per quanto possibile, delle attività di un leader chicano (messicano che vive in USA, soprattutto negli stati di confine) che ha dedicato gran parte della sua vita a tentare di recuperare le terre “rubate” ai messicani nonostante quanto stabilito dal trattato Guadalupe Hidalgo (1848).
A molti, ance oltreoceano, il nome Reies López Tijerina (1926-2015) non dice niente, eppure dagli anni 60’ in poi fu una spina nel fianco delle Amministrazioni americane tanto da smuovere perfino J. Edgar Hoover (Direttore dell'FBI), anche perché era vicino a vari gruppi considerati di sinistra e rivoluzionari come Black Panther e ai movimenti per i diritti civili di nativi, afroamericani e islamici.
Iniziò come predicatore evangelista, sempre a difesa dei poveri e vessati, approfondì l’esame dei documenti che dimostravano i diritti sulle concessioni terriere, costituì la Alianza per reclamare tali diritti, occupò terre, assaltò un tribunale per liberare suo adepti arbitrariamente incarcerati, a causa di ciò rischiò la pena di morte, riuscì a farsi assolvere difendendosi da solo, fu riprocessato per gli stessi fatti (caso quasi unico in USA), condannato sulla base di false prove, sfuggì a vari attentati, la sua famiglia fu perseguitata in modo violento, fino alla finè predicò la fratellanza e per sua specifica volontà il suo funerale fu concelebrato da evangelisti e musulmani in quanto si autodefiniva un profeta.
Attraverso riprese originali, ritagli di giornale, interviste ai protagonisti (da un lato e dall'altro) vengono ben ricostruiti vari gli eventi salienti di quegli anni tirando in ballo Bob Kennedy, Malcom X, il già citato Hoover, e altri potenti, anche se meno conosciuti al di fuori degli USA.
La sua morte (nel 2015 a 88 anni,) fu riportata sui giornali di tutto il mondo, dal New York Times a Al Jazeera, ha una sua voce sulla Britannica, oltre all'immancabile pagina su Wikipedia che vi invito a leggere. In rete troverete molto di più, fra immagini, video, audio dei suoi discorsi e perfino il corrido che fu composto subito dopo il suo decesso,
Personaggio veramente straordinario questo Reies Lopez Tijerinas la cui storia merita certamente di essere conosciuta. Sembra che i messicani abbiano proprio la rivoluzione nel sangue, e combattono per i propri ideali anche quando si trovano in evidente inferiorità, come Davide contro Golia, ma purtroppo non sempre c'è il lieto fine.

         

136  Another Day of Life (Raúl de la Fuente, Damian Nenow, Pol, 2018) tit. it. “Ancora un giorno”  * con Miroslaw Haniszewski, Vergil J. Smith, Tomasz Zietek  * IMDb  7,3  RT 91% * Nomination a Cannes
Misto documentario e animazione basato su uno dei 20 libri del famoso fotoreporter di guerra polacco Ryszard Kapuscinski. Questi girava il mondo seguendo soprattutto rivoluzioni, guerre civili e aree di crisi.
Questa produzione a tecnica mista tratta nello specifico del novembre 1975, quando i portoghesi abbandonarono l’Angola (loro colonia per vari secoli) e subito si scatenò una guerra civile per il potere. Considerate le ricchezze del paese e la posizione strategica, le due fazioni principali (FNLA e MPLA) erano sostenute rispettivamente da USA e Russia.
Alcuni dei protagonisti appaiono nel film in interviste moderne e confermano a viva voce quanto mostrato nella parte animata.
Ne risulta una operazione singolare, graficamente accattivante, storicamente interessante.

139  A Place Called Chiapas (Nettie Wild, Can, 2017) trad. lett. “Un luogo chiamato Chiapas” * con Samuel Ruiz García, Rafael Sebastián Guillén Vicente * IMDb  7,6  RT 86%
Altro documentario, genere che non amo particolarmente, nel quale, però, spesso trovo lavori molto ben realizzati su soggetti interessanti e a volte affascinanti. Quest'altro documentario "rivoluzionario" tratta della costituzione nello stato di Chiapas (Messico, al confine con il Guatemala) dell’Ejército Zapatista de Liberación Nacional, del quale si interessò molto anche la stampa internazionale. Fra i tanti rappresentanti di partiti politici di tutto il mondo e addetti stampa invitati nella selva dagli zapatisti per far conoscere le proprie ragioni, c’era anche la troupe canadese che ha realizzato questo documentario.
A differenza dell’appena descritto Me llamaban King Tiger, questo ha struttura molto più convenzionale, tutte le riprese sono relative ai 4 mesi di permanenza di Nettie Wild e il suo gruppo in Chiapas e, cosa che non ho apprezzato molto, troppe volte si sofferma sui volti e le figure degli indigenas, certamente affascinanti e antropologicamente interessanti ma assolutamente non importanti per l’essenza dei fatti (la bellezza o meno e la diversità etnica non ha niente a che vedere con i diritti umani in sé).
A Place Called Chiapas è senz’altro è interessante per comprendere almeno in parte cosa mise in moto il famoso (tuttavia ignoto per apparire sempre con il volto coperto) subcomandante Marcos, certamente non indigena, probabilmente neanche messicano. Per fare un ulteriore parallelo con la storia di Tijerina (anni ’60-‘70), certamente la notorietà ottenuta da Marcos (fine anni ’90) a livello internazionale fu avvantaggiata dai mezzi di comunicazione ... pensate a cosa sarebbe successo se un Tijerina si fosse mosso oggi, negli anni di FB, Twitter e tv satellitari.

140  El Rey del Barrio (Gilberto Martínez Solares, Mex, 1950) trad. lett. “Il re del quartiere”  * con Germán Valdés, Silvia Pinal, Marcelo Chávez, Tongolele * IMDb  8,2  RT 80p%
Uno dei più famosi e amati dal grande pubblico degli oltre 100 film interpretati da Germán Valdés, in arte Tin Tan, l’unico ad insidiare l’egemonia di Cantinflas nel campo delle commedie popolari messicane. Nella nota classifica dei migliori 100 film messicani (del secolo scorso) si trova al 18° posto, vicino a tanti capolavori di Buñuel e di Emilio Indio Fernández tanto per citare un paio di registi, e alla Cineteca Nacional è stata presentata la versione recentemente restaurata. La sala era piena e giovani e meno giovani dimostravano di gradire lo spettacolo, benché girato quasi 70 anni fa. La trama narra della doppia vita del Rey (ferroviere / piccolo malavitoso con una banda di scalcagnati compari) e dà adito a equivoci, giochi di parole, musica e balli, travestimenti e gag di vario genere che si susseguono rapidamente.
Nel cast spicca la presenza di Silvia Pinal (che poi sarebbe stata protagonista di due ottimi film di Buñuel: Viridiana e L’angelo sterminatore) e della danzatrice esotica Tongolele, specializzata in balli caraibici, molto apprezzata all’epoca.
Film ottimo per distrarsi dopo i 4 precedenti, pieni di violenza, prevaricazioni e morti.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire da gennaio 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate, in gruppi di 5, su questo blog. 

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