giovedì 28 marzo 2019

21° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (101-105)

Fra i film che ho recuperato nella serie di classici hollywoodiani, mi sono ritrovato a comporre una nuova concatenazione, in questo caso pressoché monografica in quanto al genere: il noir, uno dei miei generi preferiti.
La sequenza inizia con Rita Hayworth in Gilda (dove ritrovo il Joseph Calleia di Algiers) e continua con un’altra sua famosa interpretazione, The Lady from Shanghai, di e con Orson Welles; quest’ultimo è regista e protagonista anche di The Stranger, nel quale il suo opponente è Edward G. Robinson, protagonista di Key Largo (di John Huston) insieme con Humphrey Bogart, che è protagonista assoluto dell’ultimo film della cinquina Deadline - U.S.A..
Fra tutti, i due di e con Orson Welles spiccano comunque sia per realizzazione che interpretazione, nonostante i "problemi" del film con la Hayworth.

   
103  The Stranger (Orson Welles, USA, 1946) tit. it “Lo straniero”  * con Orson Welles, Edward G. Robinson, Loretta Young * IMDb  7,4  RT 96% * Nomination Oscar a Victor Trivas per la sceneggiatura originale
Film di Welles poco proposto, ma tutt'altro che "minore", grazie anche alle ottime interpretazioni dei due contendenti, due attori di primo rango quali erano Orson Welles ed Edward G. Robinson (anche se l’ho già scritto in numerose occasioni, ripeto che artisti di simile livello se ne vedono pochissimi al giorno d'oggi). Non lo definirei un vero e proprio noir, collocandolo fra un film di investigazione (non poliziesca) e un thriller. I particolari, i dettagli, i tempi perfetti, lasciano una scia di indizi e di trasmettono ansia e attesa. Il poliedrico ed ineffabile Mr Potter (Billy House), pur non essendo un vero protagonista e non uscendo quasi mai dal suo emporio/farmacia/bar, è al centro di tutti gli eventi di Harper, la cittadina nella quale si svolge il dramma. I suoi commenti e soprattutto le sue informazioni contribuiranno a risolvere il caso; infatti, fra ciò che ascolta dai clienti del suo esercizio e ciò che vede attraverso la vetrina, tiene praticamente tutto il paese sotto controllo. Indimenticabili sono le sue partite a dama che affronta con espressione bellicosa indossando una visiera, quasi a mo’ di elmo.
Orson Welles gioca con le ombre in maniera egregia, talvolta proponendole al posto dei protagonisti, altre volte riportando lo spettatore ai tempi dei muti espressionisti o anticipando quelle indimenticabili che proporrà in The Third Man (1949; c’è anche una battuta che sembra anticipare quella famosa pronunciata sulla ruota di Vienna). La conclusione sul campanile è certamente memorabile quanto quella di Vertigo (1958, Hitchcock), anche se sostanzialmente differente e dal diverso esito.
Un ottimo film, assolutamente da non perdere. Lo conosco quasi a memoria ma non mi stancherò mai di guardarlo.

102  The Lady from Shangai (Orson Welles, USA, 1947) tit. it “La signora di Shanghai” * con Rita Hayworth, Orson Welles, Everett Sloane * IMDb  7,7  RT 86%
Potrebbe essere stato uno dei migliori (se non il migliore) film di Orson Welles, con il suo stranissimo e mal assortito quartetto di protagonisti, due dei quali trasudano viscidità al solo guardarli, mentre Orson Welles, stregato dall'infida Rita Hayworth, si lascia trascinare nel vortice dell'intricatissima trama quasi senza opporre resistenza.
Perché non è fra i top movies insieme con Citizen Kane, A Touch of Evil e The Third Man? Semplice, nessuno ha mai potuto vedere il film che Welles aveva in mente, di oltre un'ora più lungo e con molte scene che oggi si vedono girate in modo diverso. Infatti, il produttore Harry Cohn (Columbia) mise completamente da parte il primo montaggio effettuato dal regista, eliminò oltre un terzo della sceneggiatura e costrinse Welles (che infine non si attribuì la regia) a girare di nuovo parecchie scene, imponendogli le sue direttive. Pensate che le scene conclusive nel Luna Park (fra le quali quella della Casa degli Specchi), in origine di oltre 20 minuti, furono condensate in appena 3'. Fra sospetti e doppigiochi, l'intricatissima trama continua a riservare sorprese fino agli ultimi minuti, con capovolgimenti di fronte, tradimenti e complicità inaspettate. Conta anche su buoni dialoghi; memorabile l'aneddoto sui pescecani narrato da Welles e riproposto in conclusione.
Se ciò che è giunto nelle sale è comunque un gran bel film (da non perdere), pensate a cosa ci siamo persi per l’inettitudine del produttore Cohn!
Agli anglofoni, suggerisco di leggere questa review su IMDB nella quale sono riportate alcune delle obiezioni elencate da Orson Welles in una lettera di ben 9 pagine.

      
104  Key Largo  (John Huston, USA, 1948) tit. it “L'isola di corallo”  * con Humphrey Bogart, Edward G. Robinson, Lauren Bacall, Claire Trevor  * IMDb  7,9  RT 97%  *  Oscar a Claire Trevor non protagonista 
Classico noir degli anni ’40 con tanti nomi famosi, tra i quali ottimi interpreti. Tuttavia, delude una Lauren Bacall molto poco convincente in un ruolo quasi secondario, nettamente sovrastata dall'interpretazione di Claire Trevor la quale, non a caso, vinse l'Oscar 1949 come non protagonista. Nel reparto maschile, ennesima superba interpretazione di Edward G. Robinson e i due ottimi caratteristi Lionel Barrymore e Thomas Gomez non sono da meno. In mezzo a loro il buon Humphrey quasi sfigura.
Tranne che per pochissimo all'inizio e alcuni minuti finali, tutto si svolge in un piccolo hotel di Cayo Largo, chiuso per la cattiva stagione, mentre passa velocemente un uragano. La tensione monta fra i gangster che hanno “occupato” l’hotel, il proprietario semi-paralitico e la figlia, un visitatore, un’alcolizzata di facili costumi, poliziotti alla ricerca di un paio di evasi ...
Contando su pochi personaggi chiusi in uno stesso ambiente, in gran parte il film è quasi teatrale, ma regge perfettamente grazie alla buona sceneggiatura e alle interpretazioni della maggior parte del cast.
Key largo è certamente all'altezza della sua fama e merita un’attenta visione.

101  Gilda  (Charles Vidor, USA, 1946) * con Rita Hayworth, Glenn Ford, George Macready, Steven Geray, Joseh Calleia  * IMDb  7,7  RT 97%  *  Nomination Grand Prix a Cannes
Gilda (pronuncia originale "Ghilda") è un noir famoso ma non proprio classico nella sua struttura. La femme fatale di turno è Rita Hayworth (più famosa e esuberante che brava) mentre il ruolo del protagonista tocca a Glenn Ford, onesto attore ma non particolarmente incisivo.  La sceneggiatura abbastanza originale porta avanti parallelamente la parte "malavitosa" (traffici internazionali con la copertura di una bisca clandestina, ma ben conosciuta) e quella della storia d'amore “tossico”, i cui precedenti non vengono mai del tutto chiariti, fra i due protagonisti che fanno di tutto per danneggiarsi a vicenda, soprattutto psicologicamente.
I dialoghi taglienti e una serie di personaggi peculiari che frequentano il casinò di alto livello (tuttavia illegale) rendono interessante la trama anche se molte situazioni sono abbastanza scontate. Non giocatori, ma quasi onnipresenti, sono l’anziano tuttofare/addetto ai bagni Uncle Pio (Steven Geray) e il Detective Obregon (Joseh Calleia), due veri filosofi ai quali, oltretutto, nulla sfugge.
A guerra appena terminata, sembra che l’argomento dei nazisti passati oltreoceano risultasse particolarmente interessante e quindi fu trattato in innumerevoli film, anche di ottima qualità. Per esempio, quasi contemporaneamente a Gilda giunsero sugli schermi anche Notorius (di Hitchcock) e The stranger, del quale ho appena scritto.
Certamente consigliato.

105  Deadline - U.S.A. (Richard Brooks, USA, 1952) tit. it “L'ultima minaccia”  * con Humphrey Bogart, Ethel Barrymore, Kim Hunter * IMDb  7,2  RT 88% 
Noir poco conosciuto di ambiente giornalistico, con tanta morale a favore di tutto il settore, dal direttore ai reporter, dai tipografi agli operai. Certo c’è anche qualche “cattivo” nello stesso settore, ma i problemi maggiori verranno dal mafioso di turno, Rienzi, tanto per cambiare nato a Palermo!
Film oserei dire routinario, ma con una solida seppur prevedibile struttura, analoga a tanti altri, egualmente più che guardabili e piacevoli.
Bogart, fresco vincitore del suo unico Oscar da protagonista per il film precedente (The African Queen, di John Huston), già 50enne ha perso un po' di fascino e di verve ed in questo film non appare tanto incisivo come in altri casi, anche per il ruolo affidatogli. Fra i co-protagonisti si distinguono senz’altro Ethel Barrymore (sorella dei più famosi John e Lionel), l’ottimo caratterista Ed Begley e Martin Gabel.
Non imperdibile, ma certamente più che degno ... tuttavia ben distante dalla qualità degli altri 4 di questo gruppo.  

IMPORTANTE: fra pochissimi giorni, il 2 aprile, il mio GOOGLE+ sarà chiuso e le 1.300 micro-recensioni degli anni 2016-2018 non saranno più accessibili in tali pagine. Tuttavia, restano consultabili nelle pagine del mio sito www.giovis.com e facilmente rintracciabili grazie all’indice generale

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