Questo post non vuole essere né pro né
contro gli uni o gli altri, parti di essi o specie particolari. Si basa, per
quanto possibile, su dati oggettivi e osservazioni. L’intento è meramente quello
di proporre interrogativi e non di trovare soluzioni (questo dovrebbe spettare
ad altri). Indubbiamente i rapporti fra uomini e animali e fra le diverse specie
animali, sia in termini numerici che “sociali”, sono stati in continua
evoluzione ab initio e lo saranno
sempre, non essendo plausibile una condizione di equilibrio statico.
In principio l'uomo ha dovuto affrontare
animali e li ha cacciati non solo per difendersi, ma anche per nutrirsi e per
ricavarne indumenti e utensili. Successivamente ha fatto il possibile per
liberarsi di alcune specie pericolose o dannose e spesso ci è riuscito.
Contemporaneamente ha cominciato a domesticare alcune specie per fini vari:
nutrimento (con o senza uccisione dell'animale), compagnia, lavoro, difesa,
materiali (cuoio, lana, pelli, ...). In anni recenti è
cresciuta notevolmente la sensibilità nei confronti degli animali e il
protezionismo alterando vari temporanei equilibri, sui quali hanno avuto il loro peso anche l'aumento di vegetariani e vegani. Come
evidenziato in post precedenti, in alcuni casi l'eccessivo protezionismo ha
causato il proliferare oltre le aspettative (anche se la previsione non era
tanto difficile) di specie pericolose con conseguenti eventi fatali (per gli
umani).
Pur esponendomi a innumerevoli critiche,
ho già avuto modo di esprimere le mie idee in merito e comunque prendo atto
delle idee degli uni e degli altri (animalisti integralisti e cacciatori, per
esempio). Quanti, nei gruppi opposti, hanno valutato in passato e valutano oggi
le conseguenze delle loro teorie? Da un lato si registrano sempre più specie a
rischio di estinzione e dall’altro casi di sovrappopolamento fuori controllo. Come
trovare un punto di equilibrio e quale dovrebbe essere? Come sempre accade,
ognuno propone e ribadisce i concetti etici, storici, antropologici e
filosofici a sostegno delle proprie convinzioni, tutti a loro modo validi.
Oltre ai “fondamentalisti”, che sono in
qualche modo più facili da capire anche se si dissente, ci sono tanti altri
gruppi i cui comportamenti lasciano spesso perplessi in quanto agiscono in modo
almeno apparentemente contraddittorio. Per esempio quelli che sono contro la
caccia eppure vanno a pesca. La differenza consiste nel mirare alla preda o
prendere ciò che abbocca? Ma la caccia è veramente pratica peggiore della pesca
visto che alcune agonie di pesci durano molto più a lungo di quelle di un
uccello? Quali e quante specie sopravvivranno?
Fra le contraddizioni che molti sembrano
non notare, eppure sono sotto gli occhi di tutti, ci sono anche quelle degli amanti
degli animali che agiscono in modo a dir poco singolare facendo l'esatto
contrario di ciò che predicano, non essendo evidentemente sinceri. Mi riferiscono non solo a quelli che li maltrattano o abbandonano, ma anche alla maggior parte di coloro che
"detengono" animali. Il verbo, assolutamente corretto, ha il doppio
significato di possedere e tenere in cattività. Non metto in dubbio la loro
buona fede e "l'amore" che nutrono per i loro beniamini, ma non
capisco come possano non comprendere che un cane su uno stretto balcone
cittadino, un canarino in una piccola
gabbia o un camaleonte in un angusto terrario, non vive una vita
assolutamente felice. Oltre alle considerazioni dal punto di vista degli
animali, si rendono conto delle alterazioni che producono? Molti di loro sono nati in cattività così come i loro genitori e ormai,
anche liberandoli, non sarebbero in grado di sopravvivere
autonomamente. Forse qualcuno di voi ricorderà il caso dell'ippopotamo liberato
nottetempo da un circo e morto poco dopo a causa di un "frontale" con
un'auto. Anche se avesse evitato l'impatto (che ha messo a rischio la vita degli
assolutamente incolpevoli passeggeri dell'auto che certo non si aspettavano di
trovare un ippopotamo sulla loro strada, per giunta "a fari spenti")
non vedo come potesse cavarsela da solo, nelle campagne romagnole.
Questi ultimi paragrafi potrebbero
sembrare di parte, ma l’attento lettore avrò notato che ho per lo più proposto
interrogativi e espresso perplessità in merito ai suddetti comportamenti che, in un verso o nell’altro,
influiscono sull’equilibrio instabile oggetto della discussione. Necessarie calendarizzazioni
e limitazioni relative a caccia e pesca sono in atto da anni, ma un aspetto a
mio parere assolutamente sottovalutato è quello dell’aumento incontrollato di
animali da compagnia e immissioni a dir poco azzardate di specie non autoctone. Per i
primi è evidente che, in quanto al numero, si parli soprattutto dei cani che
sono diventati un business colossale sospinto da una
potente lobby. Infatti, oltre alla ovvia conseguente proliferazione di negozi,
cibi e accessori specifici siamo bombardati tutti i giorni da notizie, foto e
spot nelle quali i cani c’entrano come il cavolo a merenda, ma evidentemente risultano
essere un ottimo messaggio pubblicitario. Ieri a metà pagina di Repubblica
online, colonna di destra, c’era questa sequenza di titoli non tutti specificamente
canini, ma significativi:
- Il cane in posa con il padrone la somiglianza è davvero curiosa
- Il dottor Mike e l'husky Roxy - La coppia che piace a Instagram
- Serenata all'elefantino che dà bacio a Damon Albarn
- Dal mare alla montagna - In vacanza con gli animali
Dato per assodato che si stanno
immettendo sul mercato (bruttissima espressione, ma di questo si tratta) un
numero abnorme di animali la cui popolazione di conseguenza sta aumentando con
un tasso di crescita allarmante, qualcuno si è chiesto come si pensa di
gestirli nel prossimo futuro? Tutti quelli che posseggono cani (in particolare
quelli che li comprano invece di adottarli) sono sicuri di agire nell’interesse
dei loro cuccioli? Visto che fra i tanti cani abbandonati (dagli “affezionatissimi”
padroni) ce ne sono di tutte le razze, ci sarà un giorno una razza meticcia
unica? Già l’anno scorso fu calcolato che in Italia il numero degli animali da compagnia
(censiti) avevano pareggiato quello dei residenti e visto il quasi inesistente incremento
demografico c’è da aspettarsi che fra qualche anno cani e gatti saranno il
doppio degli abitanti.
Ovviamente già qualcuno è uscito allo scoperto
proponendo idee molto varie quali tasse (produrrebbero un notevole gettito), cominciare
a farne cibo, permetterne la caccia e altre più assurde. Di serio e
realizzabile non si è sentito ancora niente, l'unica consolazione è quella di sapere che
qualcuno cominci almeno a percepire e valutare questo tipo di problemi.
Concludo ricordando, giusto per fare
qualche esempio, che in Italia ci sono troppi cinghiali, troppi gabbiani,
troppi cani randagi e tutte le suddette esplosioni demografiche sono state
causate da uomini senza alcun criterio, a volte per interessi economici e senza
la benché minima previsione di come limitare gli ovvi conseguenti rischi.
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