sabato 12 marzo 2022

Microrec. 71-75 del 2022: messicani, della Epoca de Oro, di fine secolo e di pochi anni fa

Buona cinquina latina con un paio di “prime” (per me) della Epoca de Oro e tre argute comedias negras moderne che ho voluto guardare di nuovo … e non me ne sono pentito!

En el último trago (Jack Zagha Kababie, 2014, Mex) aka “Cinque tequila”

Per apprezzarlo, o quanto meno comprenderne il senso, è importante conoscere un po’ l’ambiente messicano ed in particolare la musica tradizionale del secolo scorso. I protagonisti sono degli ottuagenari (si definiscono un’anomalia in quanto hanno superato l’aspettativa media di vita) che per rispettare l’ultimo desiderio di un amico partono da Ciudad de Mexico alla volta di Dolores Hidalgo, Guanajuato, per consegnare la bozza originale del testo di una canzone scritta di proprio pugno da José Alfredo Jimenez su un tovagliolo, con tanto di autografo e dedica, al museo. Urge spendere qualche parola a proposito di questo cantautore messicano, il migliore di tutti i tempi, senz’altro il più prolifico (con oltre 1.000 canzoni, principalmente rancheras, huapangos e corridos) ed ancora oggi il più interpretato. Nella sua cittadina natale (l’incredibile nome completo e ufficiale è: Dolores Hidalgo, Cuna de la Independencia Nacional) si trova non solo il suo monumento e la sua tomba, ma anche la sua casa-museo e nell’anniversario della sua morte si tiene un importante e seguitissimo festival che comprende concorsi musicali, cinematografici, pittorici, sfilate, mariachi in giro per le cantine e tanta gastronomia. Il punto d’incontro del festival è denominato Sigo siendo el Rey (= sono sempre il Re, da El Rey) e i famosi versi tratti dalla stessa canzone No hay que llegar primero, pero hay que saber llegar (= non importa arrivare primi, ma si deve saper arrivare) è ripetuto più volte nel film in quanto attinente alla loro volontà di giungere alla meta, in un modo o nell’altro, e assolvere al loro compito. Per i gli amici del defunto il tovagliolo sul quale José Alfredo Jimenez (da loro chiamato semplicemente José Alfredo o El Maestro) era quindi una reliquia e il viaggio di poche centinaia di km, che pensavano di poter concludere in una giornata ma che si rivelerà pieno di imprevisti e più complicato e di quanto immaginassero, quasi un pellegrinaggio. Ci sono innumerevoli riferimenti alle canzoni e quasi in ogni discorso sono inserite citazioni di famosi versi (estrapolati da rancheras) che in Messico sono divenuti comuni modi di dire, quasi proverbi. Lo stesso titolo è ripreso dalla famosissima canzone omonima e oltre alle citazioni da El Rey, Camino de Guanajuato (La vida no vale nada, frase ripetuta anche in un’altra canzone che contiene anche 5 tequilas, titolo italiano) e chissà quante mi sono sfuggite. Non a caso in apertura del film è stato aggiunto Omaggio a José Alfredo Jimenez a mo’ di sottotitolo. In conclusione, è una classica comedia negra tendente al road movie, con anziani incontinenti vicini alla fine dei loro giorni, ma svegli e combattivi, che affronteranno con decisione situazioni inaspettate, si troveranno di fronte personaggi bizzarri ma assolutamente plausibili (e che fanno pensare), dalla bruja (strega) alle prostitute di un burdel e al catalan de Cataluña che va in giro a manifestare contro le corride, e metteranno in evidenza situazioni tristemente note quali la distanza fra figli e genitori anziani, traffico, case di riposo, assistenza, ecc. Tanta carne a cuocere, temi seri trattati con tagliente ironia, tante sorprese e buona musica, fanno di En el ulltimo trago un film per tutti e non solo per anziani. Non è certo la migliore commedia di sempre, ma di sicuro di gran lunga migliore e più intelligente di quelle normalmente nelle sale.

 
Por si no te vuelvo a ver (Juan Pablo Villaseñor, 1997, Mex)

Anche qui i protagonisti sono arzilli ed intraprendenti anziani (amanti della musica) che addirittura fuggono da una casa di riposo, questa volta per portare le ceneri di una ospite (ex cantante) a Tijuana, suo paese natale. Riusciranno ad esibirsi in pubblico (il loro sogno) ma si troveranno coinvolti in vari pasticci, addirittura traffico di droga. A tratti un po’ lento, ma sostanzialmente valido per mettere in risalto i problemi degli anziani scaricati dalle famiglie in centri che non sempre hanno buona cura dei propri ospiti.

Dos crímenes (Roberto Sneider, 1994, Mex)

Il protagonista di questo buon film (a metà strada fra thriller e comedia negra) è un architetto che, dopo essere stato accusato ingiustamente di omicidio fugge da Ciudad de Mexico e ripara da parenti che vivono in una enorme casa, in un piccolo paesino. Il problema è che lo zio è ricco e molto malato e i parenti che lo curano “amorevolmente” lo fanno solo per accaparrarsi la cospicua eredità e quindi vedono il cugino appena arrivato (dopo 8 anni di assenza) come un pericoloso concorrente. Alle bugie, velate minacce e perfino tentativi di omicidio si aggiungono i comportamenti delle varie donne che seducono o sono sedotte dal protagonista. La sceneggiatura è buona così come il cast, per lo più ben scelto, che oltre a Damián Alcázar comprende noti caratteristi quali Pedro Armendáriz Jr. (certamente non al livello del padre) e José Carlos Ruiz.

 
Un día de vida (Emilio Indio Fernández, 1950, Mex)

Fra i film diretti da El Indio è fra i meno conosciuti, forse per essere troppo focalizzato su un singolo avvenimento nell’ambito della rivoluzione, ma senza alcuna azione. Per certi versi può essere rapportato a Paths of Glory (Orizzonti di gloria, 1957, Stanley Kubrick, 62° miglior film di sempre su IMDb) in quanto per una pura scelta morale un colonnello viene accusato di tradimento e chi lo fa arrestare, suo malgrado, è il suo miglior amico. La storia si svolge in poche ore, prima della prevista fucilazione. In questo dramma vengono quindi messi in risalto i contrasti fra morale e regole militari, fra onore e amicizia.

Perdida (Fernando A. Rivero, 1950, Mex)

Uno dei film meno conosciuti di Ninón Sevilla, ballerina cubana interprete di tanti successi nel genere cabareteras; infatti seguirono i ben noti e apprezzati Aventurera (1950, Alberto Gout, Mex), Victimas del pecado (1951, Emilio Indio Fernández) e Sensualidad (1951, Alberto Gout). La storia alterna una serie di avvenimenti drammatici a numeri di ballo e vede la protagonista passare da una situazione all’altra, ma anche quelle che sembrano promettere bene finiranno poi abbastanza male. Qui si anticipa, ma molto in breve, una circostanza che poi sarà la chiave di Aventurera (4° miglior film messicano di tutti i tempi nella famosa classifica del 1994 redatta da critici per la rivista Somos) dove però gli sviluppi saranno ben differenti.

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