martedì 13 aprile 2021

micro-recensioni 76-80: commedie nettamente migliori delle precedenti 5

Secondo gruppo delle commedie dark i cui titoli li ho recuperati dalla lista: 70 Hilarious Dark Comedy. Questi si sono rivelati mediamente molto migliori dei primi 5, dei quali sono uno mi era piaciuto; qui solo uno non mi è piaciuto … il più noto e quotato.

 

Office Space (Mike Judge, 1999, USA)

Arguta e originale commedia sarcastica, ambientata in un tipico ufficio americano, di quelli enormi e sovraffollati, con i dipendenti chiusi nei classici separé (nel film “cubicoli”) dai quali ogni tanto si vede sporgere una testa. Perfettamente azzeccati i dialoghi (più che altro monologhi) fra il capufficio e la vittima di turno, così come le interviste dei due esperti che devono scegliere quelli di cui l’azienda può fare a meno. Anche le scene al fast food sono indovinate e senza alcuna esagerazione. Film indipendente senza grandi nomi e, a maggior merito, l’unica star (Jennifer Aniston) ricopre ruolo secondario e non da vamp. Senz’altro il migliore e più divertente di questa cinquina, con personaggi ben delineati e molte sorprese non banali. Da vedere, non si può raccontare … consigliato.

American Psycho (Mary Harron, 2000, USA)

Originale thriller che vede nei panni del protagonista il sempre convincente Christian Bale. Un executive newyorkese di successo vive una doppia vita, una di tipo maniacale, l’altra tendente al disturbato. Ben descritto il personaggio e quelli che gli ruotano attorno. Completa il quadro una buona sceneggiatura condita con qualche inaspettato twist. In vari punti rischia di cadere troppo nello splatter, ma in sostanza riesce a non esagerare. Merita una visione da parte degli appassionati del genere.

  

Adaptation (Spike Jonze, 2002, USA)

L’idea di fondo mi è parsa geniale, la combinazione di un libro (saggio/romanzo) reale difficile da sceneggiare, in un film con sceneggiatura altrettanto difficile da mettere insieme visto che fra i protagonisti ci sono l’autrice Susan Orlean (interpretata da Meryl Streep) e il soggetto della sua inchiesta John Laroche (Chris Cooper). Inoltre, il vero protagonista è Charlie Kaufman uno dei due gemelli sceneggiatori (Nicholas Cage) che è anche il vero sceneggiatore di questo film. Come se non bastasse, c’è una scena sul set di Being John Malkovich, film diretto da Spike Jonze tre anni prima. The Orchid Thief (Il ladro di orchidee) fu scritto dalla scrittrice e giornalista americana Susan Orlean che nel 1995 si era interessata di questa strana storia vedeva coinvolti un fanatico ricercatore di orchidee e vari Seminole (nativi americani) trattandone poi ampiamente su The New Yorker. Detto dell’intreccio, mi è sembrata troppo caricato il modo in cui viene presentato il protagonista, mentre ho trovato ottima l’interpretazione di Chris Cooper (Oscar non protagonista); da notare che ci furono anche 3 Nomination per Nicholas Cage protagonista, Meryl Streep non protagonista e Charlie Kaufman (nel film interpretato da Cage) per la sceneggiatura.

Election (Alexander Payne, 1999, USA)

C’è un po’ di tutto in questa commedia, soprattutto manie tipicamente americane che trovano terreno fertile in ambiente scolastico, ma non la solita trama trita e ritrita. L’ambizione e l’arrivismo la fanno da padrone, lasciando in secondo piano l’immancabile riferimento al bullismo e alle diversità. Buone le interpretazioni dei giovani, meno quella degli attori più navigati, a cominciare da Matthew Broderick. Nomination Oscar ad Alexander Payne come co-sceneggiatore, nella stessa categoria ne ha poi vinti 2 (Sideways e The Descendants); da sottolineare che per i suddetti film ottenne anche le Nomination come regista, così come per il successivo ottimo Nebraska (2013). Un regista che produce poco (9 film in quasi 30 anni) ma da tenere d’occhio per la buona qualità media.

Fight Club (David Fincher, 1999, USA)

Troppa voce narrante, inutile violenza, sceneggiatura assolutamente poco plausibile; non capisco proprio come possa essere all’11° posto fra i migliori film di sempre su IMDb, con un incredibile 8,8; i più saggi critici di RT lo fermano solo al 79% di recensioni sufficienti e addirittura nell’ancor più bilanciato Metascore scende a 66 (ancora troppo secondo me). Supponendo che lo conoscano quasi tutti, mi limito ad esporre il mio deciso dissenso con “la critica”. Il più deludente del gruppo, anche per essere tanto lodato (dagli altri).

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