lunedì 5 aprile 2021

micro-recensioni 71-75: cinquina per lo più deludente

Questi 5 titoli e i prossimi 10 li ho recuperati da una delle tante liste in rete: 70 Hilarious Dark Comedy (in effetti solo 53, 17 si riferiscono a produzioni televisive). Fra i tanti, che non ho scelto per averli ri-visti negli ultimi anni, c’erano commedie grottesche che apprezzo molto (In Bruges, Fargo, Dr. Strangelove, Pulp Fiction, ...) e quindi pensavo che questi sconosciuti fossero di livello almeno prossimo. Anche i rating dei selezionati hanno media 7,5 su IMDb e sopra l’80% su RT, eppure …

Falling Down (Joel Schumacher, 1993, USA)

L’unico del gruppo che avevo già visto e secondo me nettamente il migliore, conosciuto in Italia come Un giorno di ordinaria follia. Una buona coppia di protagonisti (Michael Douglas e Robert Duvall) regge bene il ritmo degli eventi e del rapido declino di un professionista verso la paranoia e la violenza. Anche i coprotagonisti fanno bene la loro parte e interessanti sono anche i vari personaggi che si trovano ad avere a che fare con il “buon” Michael … piccoli gangster, un filonazista, un commerciante coreano poco socievole. Stranamente, è l’unico del gruppo ad avere rating RT al di sotto dell’80% (73%, per l’esattezza) … misteri dei critici. Per me, ripeto, merita una visione.

E vengo al peggio … sperando che i prossimi 5 siano mediamente migliori.

 

Grosse Pointe Blank (George Armitage, 1997, USA)

Questo almeno è una vera commedia nera, con la giusta violenza e molti inevitabili morti in quanto fra i protagonisti ci sono vari killer professionisti. Il soggetto consentiva uno sviluppo ben diverso dalla sceneggiatura poi portata sullo schermo e il cast lascia molto a desiderare … non stimo John Cusack (che qui dà un’altra prova della sua insipienza) e sono convinto che Dan Aykroyd avrebbe dovuto limitarsi alle commedie demenziali ma buone come The Blues Brothers (1980) e Ghost Busters (1984). La parte romantica è floscia, le sparatorie ridicole, la recitazione scadente. Deludente.

Rushmore (Wes Anderson, 1998, USA)

Regista poco prolifico (9 film in oltre 20 anni) secondo me sopravvalutato; varie delle sue commedie sono discrete, conta solo sull’eccellenza di The Grand Budapest Hotel (4 Oscar e 5 Nomination) che aveva anche il vantaggio di avere un cast d’eccezione. Trovo la sceneggiatura di Rushmore campata in aria e, a dire il vero, neanche divertente, né satirica, né avvincente.

 

Heathers (Michael Lehmann, 1989, USA)

In effetti tende più alla classica commedia studentesca americana con i soliti sportivi bulli, le bellocce stupide, le malvagie, la brava ragazza che si fa coinvolgere, la bullizzata (film quasi tutto al femminile). Ma arriva il (solito) nuovo studente che non va d’accordo con i bulli, si fa rispettare ma ben presto si scopre che è uno psicopatico. Cast scadente, solo alcuni buoni spunti lo rendono appena guardabile.

Happiness (Todd Solondz, 1998, USA)

Questo vanta un incredibile 7,7 su IMDb e 89% su RT e scorrendo le prime righe delle recensioni appare chiaro che “o si ama o si odia” … opto per la seconda scelta. Il titolo è ovviamente ironico visto che i protagonisti (tutti legati in un modo o nell’altro ad una stessa famiglia) sono infelici, frustrati, sessualmente repressi (con stupri, autoerotismo, pedofilia, ecc.) e la scusa avanzata da molti che lo lodano sta proprio nel fatto che sono tutti tipi che effettivamente esistono nella nostra società; ma io penso che ciò non giustifichi la realizzazione di un film con pretese di dark comedy.

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