Proseguendo nella mia continua ricerca di buoni titoli fra cult semisconosciuti, trascurati dai più e segnalati come sottovalutati da aficionados e cinefili, sono giunto a un paio di western a dir poco atipici, in particolare quello Jim Jarmusch che rientra nella nel sottogenere degli acid western. Di questo ulteriore gruppo, spesso combinato con quelli revisionisti, non avevo mai letto alcunché ma ho scoperto che vi rientrano film, come El topo (1970, Alejandro Jodorowsky) e The Shooting (1969) e Ride in the Whirlwind (1968) entrambi diretti da Monte Hellman nel 1966 e con un giovane Jack Nicholson, tutti a me noti e visti più di una volta. Antesignano del genere viene considerato l’ottimo The Ox-Bow Incident (1942, Wellman, aka Alba fatale, con Henry Fonda). All'altro invece ci sono arrivato seguendo la filmografia dell’ungherese André De Toth, uno dei tanti valenti cineasti mitteleuropei emigrati negli Stati Uniti. I suoi maggiori successi sono noir e western, ma forse quello più conosciuto è un horror, House of Wax (1955, con Vincent Price), storico per essere il primo film in 3D con suono stereofonico.
Dead Man (Jim Jarmusch, USA, 1995)
Una vera sorpresa, relativamente
moderno ma mai sentito nominare … grande flop al botteghino (9 milioni di
budget, circa 1 di incassi). Eppure contava su Johnny Depp come
protagonista e un cameo del quasi 80enne Robert Mitchum, diretto dallo
stimato Jim Jarmusch, con un più che avvincente commento musicale
originale di Neil Young. Anche la fotografia in bianco e nero è ottima
ma, ovviamente, se ne accorsero solo quelli che guardarono il film; candidato
alla Palma d’Oro a Cannes e 6° miglior film dell’anno per Cahiers du Cinéma.
Cos’è quindi che andò storto? Probabilmente, oltre a un cattivo lancio e scadente
distribuzione, influirono i singolarissimi personaggi e la trama quasi
surreale, che include molto humor negro e anche macabro, tante dotte citazioni
(tipiche di Jarmusch, ma non per tutti), lo stravolgimento dei canoni dei
western, sia classici, che spaghetti che revisionisti, allucinazioni,
travestitismo, cannibalismo e cultura dei nativi. Personalmente non apprezzo Depp
e anche in questo caso sembra assolutamente fuori contesto, ma potrei anche
pensare che fu scelto apposta per apparire un ingenuo spaesato cittadino
(almeno nella prima parte) al contrario di tanti altri volti dalle forti
connotazioni, certamente poco rassicuranti.
Per fornire una vaga idea del film,
ecco il trailer originale. Senz’altro lo consiglio a chiunque abbia mente
aperta e sia interessato a guardare buoni film anche se fuori dei canoni.
Day of the Outlaw (André De Toth, USA, 1954)
Senza dubbio il migliore dei 3 film di De Toth inseriti in questo gruppo; guardandolo non si può fare a meno di pensare a The revenant (2015, Iñárritu) e a The Hateful Eight (2015, Tarantino) per avere gli esterni girati in lande inospitali e pesantemente innevate. A questa particolarità si aggiunge l’atipica trama pur avendo personaggi più o meno canonici. In un piccolo agglomerato di case in mezzo alla valle innevata è in corso una violenta diatriba fra due allevatori (divisi anche dall’amore per la stessa donna) che monta rapidamente verso uno scontro a fuoco quando arriva un gruppo di banditi in fuga (con bottino, dopo aver assalto una banca) e si impadroniscono del villaggio. Si passa così da una questione personale fra due uomini (facilmente risolvibile) al confronto fra una mezza dozzina di banditi armati a stento tenuti a freno dal loro capo (un ottimo Burl Ives) e una ventina di abitanti (che sono stati disarmati) compresi donne e bambini.
Anche di questo film propongo il trailer che mi sembra abbastanza significativo.
Ramrod (André De Toth, USA, 1947)
Altro western del regista ungherese e
anche questo si distingue dai canoni classici per avere per protagonista una
donna (un’inadatta Veronica Lake) che in modo a volte ingenuo e a volte
subdolo riesce a mettere gli uni contro glia altri, opponendosi anche al suo
ricco padre e ottenendo quello che vuole … ma forse non tutto. Per il resto è
una tipica guerra fra allevatori senza esclusione di colpi, con un bando che
vorrebbe agire secondo legge e l’altro che non esita a far fuori personaggi
scomodi. Buon western non banale, senz’altro sopra la sufficienza.
Crime Wave (André De Toth, USA, 1953)
Uno dei tanti noir diretti da De
Toth, e anche questo film non è semplice variante di altri già visti. Un ex
galeotto redento viene raggiunto da un suo vecchio compagno di cella ferito nel
corso di una rapina e da quel momento in poi si susseguiranno una serie di
eventi che lo implicheranno sempre di più. Interessanti personaggi, ben
interpretati e ben diretti. Per appassionati dei noir degli anni ’50, vanta un
buon 7,4 su IMDb e 67% su RT.
Railroaded (Anthony Mann, USA, 1947)
Certamente Anthony Mann ha diretto film migliori e non è questo quello per il quale sarà ricordato. Lavoro onesto, ma con sceneggiatura abbastanza banale e anche le interpretazioni non sono di quelle memorabili. Guardabile.
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