… ma è giusto ricordare che i miei primi passi (molto amatoriali) furono a Massa Lubrense ed evidentemente mi servirono. Infatti, con i miei compagni di giochi degli anni ’60 spesso organizzavamo gare di corsa, soprattutto lungo i classici percorsi dei cosiddetti giro ‘e Campo e ‘o giro ‘e Sant’Aniello, entrambi lunghi poco più di 800m ma con strappi che facevano "asci' ll'uocchie 'a fora" e brevi discese vertiginose; il giro ‘e Santa Teresa era per lo più riservato alle manifestazioni abbinate alle feste patronali in quanto si svolgeva su strade rotabili ed era necessario chiudere la circolazione. (vedi citazione in calce)
Appena mi fu consentito, insistendo, mi iscrissi appunto ad un Giro di Santa Teresa, esattamente in occasione della festa della Madonna delle Grazie del 1965. Come si può constatare guardando la foto scattata sulla linea di partenza, non sono mai stato uno “a cui piace vincere facile” (come recitava una pubblicità di qualche tempo fa) preferendo sempre perdere dignitosamente sfide anche assolutamente impossibili. Anche chi non mi conosce può facilmente identificarmi nella foto in alto. Purtroppo, non giunsi al traguardo; ma semplicemente perché un vigile, eccessivamente zelante, al volo mi tirò fuori dal gruppo (non ero certo in testa, ma nemmeno ultimo) pensando che fossi un ragazzino intruso … e pensare che avevo appena superato la ripida salita di via Santa Teresa e quindi al traguardo mancavano solo un paio di centinaio di metri in leggera discesa. Nella foto potete anche notare vari tipi di abbigliamento e scarpe non proprio da professionisti ... a destra si vedono mocassini e anche piedi scalzi!
Insieme alla foto sopra, me ne sono capitate altre fra le mani insieme con vari trafiletti di giornale e così mi sono reso conto che esattamente 50 anni fa (inverno ’71) iniziai la mia carriera “ufficiale”, da tesserato F.I.D.A.L., con la Polisportiva Partenope. Già da qualche anno partecipavo regolarmente ai campionati federali giovani di basket, ma il mio prof. delle superiori (allenatore di atletica della Partenope, seppur di altre specialità) mi convinse a tesserarmi e a cominciare a correre le campestri. Così alle partite di basket F.I.P. e a quelle scolastiche di basket e calcio, aggiunsi le gare di atletica, cross d’inverno e pista in primavera.
Qui in alto le foto delle fasi finali del mio esordio (vittorioso) nel Bosco di Capodimonte e del successivo Campionato Regionale (quello in maglia bianca dietro di me era un sostenitore del vincitore, il terzo si intravede dietro la mia spalla destra) che ebbe luogo attorno al campo di aviazione di Pontecagnano (leggi i due relativi aneddoti nel prossimo paragrafo), e qui di seguito ci sono i trafiletti apparsi su Il Mattino.
Aneddoto 1
Voglio aggiungere un singolare aneddoto relativo all’ultima gara citata. L’area era assolutamente piatta e incolta, c’erano solo dei fossi al margine che si dovevano attraversare (brevi ripide discesa e salita) o saltare se ne avesse la forza. Si correva lungo un circuito di circa 2.000m da ripetere più volte a seconda della propria categoria: 2 per gli Allievi, 3 per i juniores e seniores (corto) e 6 per i seniores (lungo). Come detto l’area al margine della pista era incolta ma abbondavano erbe e cespugli e quindi fungevano da pascolo per pecore e capre. Queste venivano inoltre nutrite con le foglie esterne di vari tipi di brassicacee: cavolfiori, verze, incappucciate. A questo punto devo precisare che si correva con scarpe chiodate, con chiodi di 10-12mm il che rendeva la situazione divertente ma non per tutti … i più arguti avranno già intuito che i concorrenti a centro gruppo venivano bersagliati da escrementi e torsoli di cavolo che chi li precedeva prima infilzava con i chiodi delle sue scarpe e quindi li lanciava, seppur involontariamente, all’indietro! Provate a immaginare la scena e l’aspetto di alcuni atleti all’arrivo.
Aneddoto 2
Stesso campo di gara ma in questo caso parlo dei Campionati Interregionali (tutto il meridione). Pur trovandoci quasi al livello del mare, quel giorno nevischiava ... ed il protagonista involontario (e sfortunato) fu il mio compagno di squadra Curcio (senior). Ricordo che ero in macchina con il nostro allenatore prof. Tufano e lo seguivamo con lo sguardo quando improvvisamente sparì! Anche lui, come me, portava gli occhiali ed il nevischio gli si era accumulato sulle lenti ... non vide uno dei summenzionati fossi, ci cadde dentro e perse gli occhiali! Gli ci volle un po' prima di ritrovarli e riprendere la gara.
Andavamo a gareggiare in situazioni precarie, non solo senza docce, ma spesso anche senza bagni né spogliatoi, e forse proprio per questo ci divertivamo ed eravamo una "grande famiglia", a prescindere dalle società di appartenenza (ma ciò è quasi prassi in atletica).
* ‘e ccorse (estratto da Barracca ‘o rutunniello, cavallocavallo mantieneme ‘ntuosto e altri giochi dimenticati (di Giovanni Visetti) e-book scaricabile gratuitamente qui
“Come in ogni altro paese del mondo, anche a Massa i
ragazzi di tanto in tanto si misuravano in gare di corsa, e in particolare erano
quelle di resistenza ad offrire un banco di prova più prestigioso. Al pari di
tutti gli altri giochi che si svolgevano per strada, pure per le corse ci si
doveva accontentare di ciò che si aveva a disposizione, in questo caso una rete
di stradine e viottoli tortuosi, nella maggior dei casi in forte pendenza.
Queste gare solo sporadicamente si organizzavano su tratti brevi da percorrersi più volte, nella maggior parte dei casi si disputavano su percorsi costituiti da una serie di vicoli che nel loro insieme formavano un circuito. I percorsi comprendevano rari tratti pianeggianti ed erano invece ricchi di salite e discese e talvolta includevano perfino delle scalinate. Le numerose viuzze offrivano la possibilità di creare una gran quantità di percorsi diversi, ma ogni rione aveva un proprio giro classico.”
Sempre interessanti i tuoi post, interessamte la tua alternanza a pallacanestro, calcio e corsa.
RispondiEliminaUn saluto Luigi