lunedì 28 ottobre 2019

64° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (316-320)

In questo gruppo ci sono due film (afro)americani portati per il viaggio (di contenuti per alcuni versi comuni pur trattando di periodi e di fatti avvenuti a quasi mezzo secolo di distanza) e tre pellicole direi fuori circuito viste al Movie Museum.

   

316  Selma (Ava DuVernay, USA, 2014) * con David Oyelowo, Carmen Ejogo, Tom Wilkinson, Tim Roth * IMDb  7,5  RT  99%  * Oscar per la musica e Nomination migliore film dell’anno
Ottimo, accurato ed interessante, più che un film, lo definirei un documentario (sceneggiato) incentrato sulle lotte non violente portate avanti da Martin Luther King per i diritti civili, a cominciare da quello per l'iscrizione nelle liste elettorali.
Quasi un black movie (cast quasi tutti attori afroamericani di buona fama) se non fosse per la necessaria presenza dei suoi oppositori bianchi in posizione chiave come il presidente Lyndon Johnson (Tom Wilkinson), J. Edgar Hoover (Dylan Baker) e il governatore dell’Alabama George Wallace (Tim Roth). Cast quindi nel complesso più che valido e ben diretto.
Si ricorderà comunque più per i contenuti storico-sociali che per la cinematografia.

320  Deadwood: The Movie  (Daniel Minahan, USA, 2019) tit. it. “Deadwood - Il film” * con Timothy Olyphant, Ian McShane, Molly Parker, Al Swearengen, Gerald McRaney  * IMDb  7,5  RT  97% * essendo ufficialmente un “Film TV”, è stato preso in considerazone ai Primetime Emmy Awards 2019 ottenendo 8 Nomination
Per chi non lo sapesse (come me fino a poco tempo fa) Deadwood è stata una serie televisiva di successo per tre stagioni, dal 2004 al 2006, per un totale di 36 episodi. L’ultimo di questi, però, non concluse nettamente la storia lasciando una porta aperta ad ulteriori puntate che, tuttavia, non furono mai realizzate, nonostante le proteste degli aficionados. Quest’anno i produttori si sono finalmente decisi a fare un passo avanti realizzando questo film ambientato nella stessa cittadina (Deadwood) con gli stessi personaggi e interpreti, 10 anni dopo gli avvenimenti dell’ultimo episodio.
Sapientemente, con qualche racconto, un paio di ricordi e alcuni rapidi flashback, anche chi non sa assolutamente niente della saga viene messo in condizione di seguire perfettamente gli avvenimenti.
Il film è molto ben girato, fotografato ed interpretato, le scene e i costumi sono convincenti senza cadere in eccessi, le sorprese e gli attimi di tensione non mancano e la trama è degna di un western classico di altri tempi. 
Senz'altro merita una visione.

      

318  Poll (Chris Kraus, Ger/Aut/Est, 2010) tit. int. “The Poll Diaries” * con Paula Beer, Edgar Selge, Tambet Tuisk * IMDb  7,0  RT  74%p 
Ottima fotografia quasi esclusivamente con luce naturale, bella ambientazione in riva al Baltico con una grande casa stranissima, scenografia e costumi più che appropriati, regia decente, sceneggiatura lacunosa.
Film basato su alcuni eventi veri, ma molto romanzati, legati all'adolescenza della allora 14enne scrittrice Oda Schaefer (nel film Oda von Sering), personaggio abbastanza noto in Germania. Già veri decenni fa il regista e sceneggiatore di questo film Chris Kraus aveva scoperto di essere suo parente ed aveva recuperato vari suoi diari e scritti dell’epoca. Tuttavia, ha deciso di cambiare molto la storia familiare presentando il padre come aspirante medico ricercatore (più che altro necrofilo) e bigotto, matrigna estroversa e infedele, assistente infido.
La storia si svolge in Estonia, allora contesa da russi e prussiani austroungarici tedeschi, nei giorni precedenti la grande guerra. Le truppe russe sono accampate attorno alla segheria ora laboratorio del dottore, ma in giro ci sono anche i patrioti definiti “anarchici”. L’artificiosità della trama, per fortuna, non riesce a rovinare del tutto la parte cinematografica.
In mancanza di meglio può valere la pena guardarlo.
Per la cronaca, ottenne 2 premi e una nomination al Rome Film Fest 2010.

317  Straight Outta Compton (F. Gary Gary, USA, 2015) * con O'Shea Jackson Jr., Corey Hawkins, Jason Mitchell * IMDb  7,9  RT  88%  * Oscar per la sceneggiatura
Non capisco la Nomination per la sceneggiatura che mi è sembrata discontinua e ripetitiva, per un film pieno di violenza per lo più gratuita. Il genere “musicale” non è certo il mio preferito e, a prescindere da ciò, l’ambiente in cui si muovono i protagonisti, giovani afroamericani, non è particolarmente attraente e sia le situazioni proposte che i personaggi sono visti e rivisti. I protagonisti, che si trovano a loro agio fra spacciatori e piccoli criminali violenti e rissosi, non sono certamente degli angioletti eppure tutto il film propone l’immagine di una società che li vessa immotivatamente tramite la polizia che a volte riesce effettivamente ad essere ancora peggiore di loro. Come scritto nel cappello, l’idea di fondo “nero perseguitato per reclamare i suoi diritti” in sostanza è simile a quella di Selma, ma la qualità degli ideali e dei comportamenti è assolutamente agli antipodi.

319  The Art of Self-Defense (Riley Stearns, USA, 2019) tit. it. “L'arte della difesa personale”  * con Jesse Eisenberg, Alessandro Nivola, Imogen Poots * IMDb  6,8  RT  83% 
Commedia (?) che pare sia stata ben accolta dalla critica (83% RT), meno dal pubblico (6,8 IMDb), ma a mè è sembrata di un’insulsaggine estrema. Assolutamente vuota, inconsistente, non fa ridere, non c’è tensione, la falsa morale finale è ha dir poco patetica. Non capisco come Jesse Eisenberg continui a passare per attore … dopo il suo colpo di fortuna di raggiungere la notorietà interpretando Mark Zuckerberg in The Social Network non è più riuscito a farsi notare in senso positivo. Riley Stearns, regista e sceneggiatore al suo secondo lungometraggio, non riesce ad incidere sotto alcun aspetto e, per di più, rend una pessima idea del karate.
Da evitare accuratamente.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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